Lo scorso 9 marzo si sono tenute, in Spagna, le elezioni legislative, vinte da quello stesso Zapatero che, alla fine del 2007, aveva commentato un'analisi Eurostat annunciando il sorpasso della Spagna sull'Italia. Non si vuole qui fornire un'analisi della recente campagna elettorale spagnola (che pure fornirebbe interessanti spunti di riflessione e opportunità di confronto con la campagna elettorale italiana). Si vuole invece proporre una breve analisi del perché la Spagna, che fino a qualche anno fa presentava un reddito pro-capite inferiore alla media UE, sembra in corsa per raggiungere i paesi più ricchi mentre l'Italia, rimanendo ancorata ad un tasso di crescita persistentemente più basso della media degli altri paesi membri, rischia di essere distaccata e confinata alle posizioni "più basse" della classifica..

 

 

Sotto molti punti di vista può essere sensato mettere a paragone due nazioni quali Italia e Spagna, e può fornire utili spunti confrontare le performanceeconomiche dei due paesi. Ha senso per ragioni legate alla storia del secolo scorso (entrambi i paesi hanno vissuto un periodo di intensa crescita nei decenni posteriori all'uscita dalle rispettive dittature, sia pure in epoche diverse), per ragioni geografiche (entrambi sono paesi peninsulari, caratterizzati da un certo grado di divario economico tra le regioni maggiormente vicine al continente e le rimanenti zone) e culturali (entrambi paesi "latini" e mediterranei). Possiamo quindi fare alcuni interessanti paragoni tra il pattern di sviluppo seguito dai due paesi e sulle performancedi questi ultimi anni. Le differenze però esistono (a livello di struttura economica, di dimensioni, di legami commerciali con i paesi esteri) e bisognerà tenerne debitamente conto nel corso dell'analisi.
Vi sono diverse cause che possono spiegare perché l'Italia stia andando "con il freno a mano tirato" mentre la Spagna ha imboccato la corsia di sorpasso. 
In primo luogo, a differenza di quanto avvenuto nel caso italiano, la crescita spagnola non è stata accompagnata da un innalzamento eccessivo dei livelli di spesa pubblica. Confrontando l'andamento osservato negli ultimi anni osserviamo come la Spagna evidenzi un livello di spesa pubblica rispetto al PIL di diversi punti percentuali più basso rispetto alla media europea, mentre l'Italia spende sempre leggermente di più degli altri paesi membri. Considerando il più elevato PIL procapite che l'Italia aveva negli anni passati significa, ad esempio, che lo stato spendeva, nel 2006, 12541 € per abitante (contro gli 8585 del governo spagnolo). Le entrate, come si può osservare dal grafico, seguono un trend simile. 

La Spagna non deve sobbarcarsi il fardello di una spesa pubblica superiore al 40% del PIL e questo si rispecchia anche in una struttura della tassazione che evidenzia un netto divario tra i due paesi, soprattutto per quanto riguarda la tassazione del lavoro dipendente (proprio su quei salari di cui si lamenta una crescita eccessivamente limitata). 
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Italia
Spagna
Tassazione implicita sul consumo
16,9%
16,3%
Tassazione implicita sul lavoro dipendente
43,1%
30,1%
Tassazione implicita sul capitale
29%
36%
Fonte: Eurostat
Non è solo l'aspetto quantitativo, però, ad essere determinante. 
In Italia sono più elevati i consumi pubblici, in Spagna la formazione di capitale lordo.E così la Spagna ha intrapreso ingenti piani di investimento, che la hanno portata a dotarsi di un'efficiente rete di infrastrutture. Abbiamo già analizzato, in questo sito, il caso dell'Alta Velocità Spagnola. Anche dal punto di vista dell'infrastruttura autostradale la Spagna dispone di una rete che supera come lunghezza la rete autostradale italiana (nonostante nel 1985, primo anno per il quale sono disponibili dati Eurostat, la rete spagnola fosse appena poco più di un terzo rispetto a quella italiana). 
Così, se entrambi i Paesi evidenziano un calo complessivo della produttività (non in valore assoluto ma in rapporto alla media europea), il calo è più vistoso nel caso italiano, ed evidenzia una minor dinamicità del nostro paese. 
La classe politica spagnola è stata più efficiente nel portare avanti alcune riforme che hanno reso il sistema economico più flessibile e dinamico. Per far fronte all'elevata disoccupazione che si stava creando negli ultimi anni sono state introdotte misure che hanno reso complessivamente più flessibile il mercato del lavoro (confrontare, a questo proposito, i risultati nell'apposito indicatore ottenuti nel Economic Freedom of the World Report sviluppato dal Fraser Insitute e disponibili sul sito
Analizzando gli indicatori relativi alle riforme economiche forniti dall'Eurostat (cfr.tabella sotto riportata) emergono poi alcuni fatti rilevanti:
  • In due dei settori tradizionalmente più protetti e rilevanti per lo sviluppo economico di un paese (quello energetico e delle comunicazioni) la Spagna ha saputo adottare politiche che hanno determinato un maggior grado di competizione tra gli operatori. I prezzi sono infatti, salvo poche eccezioni, sensibilmente inferiori a quelli italiani;
  • Con l'eccezione del mercato dei beni, dove continua a registrarsi un limitato vantaggio dell'Italia, la Spagna sembra essere più integrata con l'estero sotto il profilo dello scambio di servizi e sotto il profilo degli investimenti diretti esteri. Proprio su quest'ultimo punto (in grado di rappresentare la capacità di un paese di attrarre investimenti o di proporli all'estero) il distacco è proporzionalmente elevato. Occorrerebbe tenerne conto nel momento in cui si discute circa l'opportunità dell'intervento di investitori stranieri, sollevando barricate e mettendo paletti inutili a fini protezionisti;
  • Gli investimenti in capitale da parte dei privati sono sensibilmente più elevati in Spagna, e sono presumibilmente tra le cause di un tasso di crescita costantemente più elevato.
Per concludere, non si è voluto né fornire un'analisi esaustiva dei fattori del successo spagnolo né fornire indicazioni immediatamente applicabili all'Italia. Sarebbe però interessante tenere conto di alcuni spunti che ci fornisce la storia della crescita spagnola degli ultimi anni, soprattutto in considerazione del fatto che la Spagna, non considerata tra i "grandi" dell'economia europea, sta compiendo passi in avanti formidabili mentre l'Italia sembra sempre più ancorata alla crescita zero e necessita di interventi innovativi per riprendere un proprio sentiero di sviluppo.