Le tensioni in Ucraina sono iniziate il 24 novembre, dopo che quattro giorni prima il governo non aveva ratificato l’accordo con l’EU. A dicembre è stata occupata piazza Maidan e già a metà gennaio si sono registrati i primi morti. L'acuirsi della crisi ucraina ha riportato alla ribalta internazionale una regione che già in passato era stato l'oggetto di un conflitto bellico. Ci riferiamo ovviamente alla Crimea, repubblica autonoma appartenente a quella ucraina.

1. Storicamente la Crimea è passata di mano innumerevoli volte, ma gioca un ruolo di primo piano sulla scena internazionale già da metà del XIX secolo. In quegli anni l’impero zarista stava conducendo una vera e propria espansione coloniale, simile, per spinte politiche e tattiche militari, a ciò che gli europei praticavano in Africa e in Oriente. La Crimea era fondamentale per la sua collocazione geografica, posizione che permette l’accesso ai mari caldi. In questo quadro, nel 1853 iniziò il conflitto tra la Russia e l’impero Ottomano. La guerra accelererà la crisi che condurrà l'impero ottomano al completo disfacimento alla fine della Prima Guerra Mondiale. Al suo fianco si schierarono fin da subito le due maggiori potenze europee, Francia e Gran Bretagna, con l’obiettivo non tanto di sostenere Costantinopoli, quanto di evitare che l’impero zarista riuscisse nel tentativo di accedere ai porti e quindi poter proiettare la propria flotta e potenza nel Mediterraneo.

Quella guerra fece della Crimea il fulcro della politica europea. Ma quello scontro è rilevante anche per altri due ragioni. Da un lato vi partecipò il Regno di Sardegna con un contingente di Bersaglieri (il loro primo impiego all’estero), che si distinsero soprattutto durante la battaglia della Cernaia. L’intervento piemontese, fortemente voluto da Cavour, va letto nel quadro della volontà del conte di rompere l’isolamento del Regno e cercare di introdurre il tema dell’indipendenza italiana sul grande tavolo della diplomazia europea del tempo.        

Va notato che la guerra svoltasi in Crimea fu la prima che possiamo definire mediatica in senso moderno, con tutti i problemi che ne conseguono. Fu durante quel conflitto che vennero realizzate e diffuse le prime foto di guerra, opera del fotografo inglese Roger Fenton. Queste foto, insieme ai resoconti crudi e realistici del giornalista William Howard Russell, spinsero il pubblico inglese verso posizioni critiche nei confronti del conflitto, soprattutto in seguito della bruciante sconfitta di Balaclava. Queste tematiche ritornarono prepotentemente nel XX secolo, in occasione di conflitti come quello del Vietnam o dell’operazione Restore Hope in Somalia. Tali problemi sono stati definiti CNN effect, e le democrazie occidentali hanno cercato di controbatterli con ciò che Martin Shaw chiama risk transfer: ovvero massima protezione dei propri uomini, che va dall'impiego di armi chirurgiche all'addestramento di truppe locali.

Nel febbraio 1945, con la conferenza di Yalta, città sulla costa meridionale della penisola, la Crimea tornò protagonista della politica mondiale. Infatti, in quell’occasione Churchill, Stalin e Roosevelt posero le basi per il successivo equilibrio europeo dominato dalla cortina di ferro: in quell’occasione (oltre alla non secondaria promessa di incontrarsi nuovamente per istituire un organismo internazionale, l’ONU, e in particolare la creazione del Consiglio di Sicurezza) si decise la spartizione della Germania tra Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia. Questo passo non solo influirà pesantemente sugli equilibri politici europei e mondiali della seconda parte del XX secolo, ma mostra ancora una volta i legami storici e politici tra la penisola e l’Europa, con i suoi rapporti sempre complicati con il vicino russo.

2. Per la Russia la Crimea riveste una duplice valenza. Una storica-culturale e l'altra geo-strategica.  Da un lato fu uno dei teatri più sanguinosi della Rivoluzione russa e della conseguente guerra civile, dall'altro fu la base operativa per la Flotta del Mar Nero durante la Guerra fredda. Era dalla Crimea che la flotta russa pattugliava il mediterraneo.

La situazione in tutta l’Ucraina è in divenire al momento, per cui è estremamente difficile capire  ciò che sta avvenendo. Sicuramente possiamo dire che il rischio di un conflitto di una qualche forma che veda coinvolta la Russia è concreto, così come quello di una spaccatura interna del Paese, con conseguenze, anche per l’Europa, tutte da valutare. Ciò detto è utile riflettere sulle capacità dell’esercito russo, e due sono le riflessioni strategiche che devono essere fatte.    

Per prima cosa, l’Esercito russo ha dimostrato agilità, prontezza e mobilità tattica (oltre che la volontà politica) che devono far riflettere. Non è certamente più l’armata sovietica della Guerra fredda, ma con l’operazione militare in corso ha mostrato di avere i mezzi, gli uomini, le capacità tattiche per essere considerato un temibile strumento di proiezione della forza, almeno per ciò che riguarda le aree che Putin, ma non solo, considera il giardino di casa.

La rapidità e la precisione dell’operazione fanno anche pensare che i piani di intervento fossero pronti da tempo. Venerdì 28 febbraio sono stati inviati 2000 paracadutisti che hanno messo in sicurezza diversi punti strategici della penisola come il porto di Sebastopoli, alcune caserme e alcuni edifici pubblici. Al contempo uomini armati ma senza uniformi (forze speciali? Contractors pagati dai russi?) si erano impossessati della sede del parlamento di Sinferopoli. Con il 3 marzo, per quello che ci è dato sapere, i militari russi hanno preso possesso di diverse basi militari in tutta la penisola senza che si registrasse alcun tipo di resistenza da parte delle locali forze armate, passate quasi totalmente dalla parte dei russi. 

Secondariamente, tale operazione dell’esercito, che ha visto muoversi truppe ai confini con l’Ucraina e inviare truppe aviotrasportate in Crimea, è una sorta di marchio di fabbrica dell’Esercito russo, che già ai tempi dell’Unione sovietica aveva condotto operazioni similari. Infatti, l’idea di impegnare truppe veloci e relativamente leggere per paracadutarle dietro le linee della NATO in Europa era una delle chiavi di volta dei piani sovietici del tempo. Ciò non si realizzò mai, ma queste idee operative permisero in realtà di sviluppare concetti tattici e mezzi che si rivelarono efficaci per le operazioni a Praga nel 1968 e poi a Kabul nel 1979, dove i paracadutisti sovietici e gruppi di Spetnaz (le forze speciali sovietiche) occuparono l’aeroporto e i centri di potere e comunicazione per avere così un controllo totale sui gangli politici e logistici, passo essenziale per poi poter controllare uno spazio di battaglia.

3. In conclusione, stabilire come possa evolvere la situazione in Ucraina, e in Crimea in particolare, non è facile. Di certo quella è un’area da sempre importante per le relazioni tra Europa e Russia, sia da un punto di vista politico che economico (non si dimentichi che attraverso l’Ucraina passano i gasdotti che portano il gas russo nelle case di milioni di europei). Lì l’Europa gioca una parte importante della sua politica estera. D’altra parte il progetto di Putin di creare l’Unione Economica dell’Eurasia non può prescindere dalla Ucraina, sia per il suo peso economico sia per la sua collocazione geografica. I porti ucraini e della Crimea sono troppo importanti per la Russia per poter essere persi, poiché è da lì che la Russia può proiettare la sua potenza in Medio Oriente e in particolare verso il suo alleato siriano Assad.