Negli ultimi tempi è risorto il dibattito sulla diseguaglianza, e la ragione è la sua crescita dopo decenni di riduzione. La discussione è quasi sempre condotta in termini generali. Ma si ha anche una discussione più vicina al “fare”, ossia a trovare una soluzione per le “sacche di povertà”. In Italia si hanno le proposte del presidente dell'INPS volte a favorire la nascita del “reddito minimo”. In Spagna si è già introdotto un reddito minimo grazie all'azione delle Regioni, senza l'intervento dell'autorità centrale.

1 – L'eguaglianza cresce sia con la miseria sia con la ricchezza (sic)

Quando una società è al livello di sussistenza, è difficile che sorgano delle forti diseguaglianze, perché una parte della popolazione morirebbe letteralmente di fame. Morendo di fame una parte della popolazione, si avrebbero meno guerrieri, e quindi il paese sarebbe facilmente conquistabile. In questo caso si dice (elegantemente) che, quando il reddito medio è eguale a quello di sussistenza, l'indice di Gini non può che essere vicino a zero (1). La sopravvivenza “politica” si ha dividendo in misura eguale il poco reddito a disposizione. La diseguaglianza sorge perciò quando si va oltre il reddito di sussistenza. In questo caso, una parte della popolazione sopravvive, mentre una parte vive molto meglio. Questo ragionamento sembra strambo, ma si osservi la distribuzione del reddito nel passato (2).

Ai tempi dell'Impero Romano, il reddito - misurato sempre con l'indice di Gini - era intorno a 50 alla fondazione dell'Impero, mentre era arrivato a 10 intorno al settimo secolo dopo Cristo. La ragione di questa crescita dell'eguaglianza è la miseria in cui era caduto l'Occidente dopo il crollo dell'Impero.

Questo però avveniva nelle società pre industriali. Con l'arrivo dell'economia industriale le cose cambiano. Qui si ha il modello di Kuznetz.  Si ha una prima fase in cui le diseguaglianze crescono. Si ha lo spostamento dall'agricoltura (i.e. bassa produttività) alle fabbriche (i.e. alta produttività). Si alza la forbice fra i redditi dei settori tradizionali e di quelli moderni. Nella fase successiva, la produttività in agricoltura sale e quindi anche i redditi, e salgono i salari. La diseguaglianza si riduce. Quindi abbiamo una riduzione della diseguaglianza nella ricchezza crescente, a differenza di quanto accaduto all'Impero Romano. Se misuriamo – sempre con l'indice di Gini - sull'asse verticale la diseguaglianza, e su quello orizzontale il reddito - pro capite e in moneta costante – nel corso del tempo, si ha una curva ad “U rovesciata”: alla crescita iniziale della diseguaglianza si ha una decrescita nella fase successiva. Le cose sono andate in questo modo nei Paesi ricchi fino a circa gli anni Ottanta. Da allora la diseguaglianza è cresciuta.

2 – Perché l'eguaglianza si riduce da qualche decennio

Come mai la diseguaglianza - dal che si riduceva dalla Prima guerra mondiale fino agli anni Ottanta - ora, invece, cresce? Si hanno due scuole di pensiero.

3 -  Come incoraggiare o frenare la diseguaglianza

La crescita della diseguaglianza può essere frenata in due modi. Promuovendo in un primo tempo la diseguaglianza, oppure non promuovendola.

4 – Il reddito minimo

Torniamo al “reddito minimo” da cui eravamo partiti. Chi ha un reddito inferiore alla sopravvivenza, oltre a ricevere i servizi dello “Stato Sociale”, come l'istruzione e la salute, può essere aiutato per avere un reddito sufficiente o con un sistema “di mercato” – attraverso l'imposta negativa sul reddito - o con uno “statalista” – attraverso un reddito che arriva dall'INPS. E qui si apre il dibattito, che riprenderemo su Agenda Liberale. Intanto, perché promuovere il reddito minimo? Si hanno tre moventi.

 

Note

(1) Se il valore dell’indice si avvicina a 0 le unità osservate tendono a concentrarsi - ovvero la somiglianza tra i soggetti è alta, mentre se l’indice si avvicina all’estremo superiore – quindi a 1 – si ha la tendenza delle unità osservate a distribuirsi, quindi la dissomiglianza è maggiore.

(2) Si veda la ricostruzione storica di Branko Milanovic “Global Inequality” (Cambridge, 2016).

(3) Si vedano anche gli articoli di Agenda Liberale “Citizens United: la decisione più osteggiata della corte supremaCitizens United: la decisione più osteggiata della corte suprema”, “Il populismo in America ieri e oggi”, “L’insidia populista”.

(4) Branko Milanovic “Global Inequality” (Cambridge, 2016).