Censure e limitazioni delle libertà fondamentali spingono i giovani russi a scendere in piazza a fianco di Navalny. E a poco servono la reintroduzione di "giochi militar-patriottici" e lezioni di "basi della cultura".

Il liceale della scuola numero 1 del vilaggio Pogar, regione di Bryansk, non ha un nome, né una faccia, il video pubblicato su YouTube è stato filmato di nascosto sottobanco dai suoi compagni di classe. Ha solo una voce, ferma e decisa, mentre dichiara alla professoressa: "Io voglio vivere in un Paese libero". Che ne sai, incalza la docente, hai mai vissuto sotto un governo diverso? "No", ridacchia il ragazzo, "noi al governo abbiamo sempre la stessa persona".

Lo studente del Conservatorio di Mosca Daniil Pilchen invece ha un nome e una faccia, ormai diventati famosi grazie a un filmato che ha fatto centinaia di migliaia di visualizzazioni, nel quale prende in giro la professoressa Farida Kulmukhametova che lo obbliga a leggere ad alta voce la lista dei "traditori della quinta colonna", attori, scrittori, politici in opposizione a Vladimir Putin. Il giorno dopo l'episodio Daniil si è fatto arrestare a Mosca, durante il corteo contro la corruzione organizzato il 26 marzo scorso da Alexey Navalny. Una manifestazione senza precedenti per partecipazione e diffusione - oltre alla capitale, migliaia di persone sono scese in piazza in almeno 80 città della Federazione Russa - e soprattutto per l'età dei partecipanti, con centinaia di ragazzi, studenti e liceali, convinti a mobilitarsi dal film-indagine del blogger d'opposizione sulla corruzione del primo ministro Dmitry Medvedev. I Millenials russi, una generazione finora silenziosa, nata e cresciuta sotto il presidente Putin, sono usciti dal mondo virtuale in quello reale, rivelandosi una sorpresa sia per i sostenitori che per i critici del governo.

La reazione è stata immediata. Il liceale Maxim Losev è stato prelevato dalla polizia direttamente durante una lezione, solo per aver annunciato sui social la sua intenzione di unirsi al corteo di Navalny, ed è stato difeso dai suoi compagni nello scontro con i professori. Pilchen è stato minacciato di espulsione dal conservatorio (anche se dopo la polemica a licenziarsi è stata la professoressa). Gli studenti dell'università di Orenburg che volantinavano per la manifestazione sono stati convocati dal rettore. A Krasnoyarsk il professore Mikhail Konstantinov è stato cacciato dall'università dopo aver proiettato ai suoi studenti il film sulle ville e i vigneti toscani del premier russo. In compenso, molti docenti si sono sentiti obbligati (o sono stati obbligati) a reagire. All'Istituto superiore di elettrotecnica di Pietroburgo, l'assistente della cattedra di sicurezza informatica Renat Halliulin invece di fare lezione ha fatto agli studenti un discorso su Navalny, "agente dell'ambasciata Usa", spiegando ai ragazzi che non devono lamentarsi se in Europa si vive meglio: "Sono più grande di voi, ne so qualcosa. Rispetto alla Corea del Nord, per esempio, la Russia vive molto meglio, è una democrazia". Le professoresse di Bryansk hanno cercato di terrorizzare i liceali con l'"accerchiamento ostile" dell'Occidente, "viviamo peggio per colpa delle sanzioni europee". Il professore di fisica dell'università di Tomsk Nikolay Pichkurov è arrivato a difendere la corruzione: "Se in una nazione non si ruba vuol dire che non vale nulla, si ruba ovunque", e molti ragazzi hanno abbandonato l'aula in segno di protesta.

Una controffensiva che non si può ascrivere soltanto alle iniziative di singoli docenti: gli episodi di "lezioni anti-Navalny" sono decine, e le argomentazioni straordinariamente simili: le manifestazioni in piazza "una provocazione", il leader dell'opposizione un "agente straniero" che ha come unico obiettivo "farsi pubblicità", i ragazzi sono troppo giovani per capire la differenza tra il governo di Putin e gli "orribili anni '90". La stessa retorica l'ha usata anche il Presidente russo, sostenendo più volte che le denunce di corruzione "non servono a consolidare lo Stato, ma solo a far fare carriera ad alcuni politici, e poi producono la primavera araba e il Maidan ucraino", due fenomeni che nella classificazione del Cremlino hanno una connotazione negativa. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha poi esplicitamente accusato i ragazzi di essere andati in piazza "attratti da un premio monetario". E in alcune regioni la contropropaganda nelle scuole è stata ordinata dai governatori, come a Samara, dove il capo della regione Nikolay Merkushkin ha commissionato il film "No all'estremismo" proiettato in tutte le scuole. Il liceale della scuola 114 Egor B., che si è permesso di contestare l'idea del filmato che equiparava le proteste in piazza all'estremismo, ha ricevuto un calcio dalla vicepreside Irina Gorbatenko, che gli ha intimato di "chiudere la bocca".

Gli studenti espulsi e sospesi per aver partecipato alle manifestazioni sono decine, e decine sono i casi documentati di scontri nelle aule tra i ragazzi e i professori, che hanno trasformato all'improvviso le scuole russe in un terreno potenzialmente esplosivo. Alla Duma sono già stati preparate le bozze delle leggi che proibiranno ai minorenni di andare alle manifestazioni, e addirittura di utilizzare i social network (anche se il Ministero dell'Interno l'ha già bollata come "irrealizzabile"). Ma le misure repressive potrebbero soltanto accentuare il conflitto generazionale. La propaganda conservatrice e nostalgica ha funzionato per le generazioni meno giovani, ma ai ragazzi offre modelli poco accattivanti, come le uniformi della Seconda guerra mondiale per bambini apparse nei supermercati russi alla vigilia della festa della Vittoria sui nazisti, la presa dei Reichstag inscenata nei parchi giochi o il gioco di ruolo "Trova il terrorista" promosso dalla polizia nelle scuole di Murmansk. La pesante militarizzazione e clericalizzazione della scuola, che negli ultimi anni pesca dall'arsenale sovietico con la reintroduzione di "giochi militar-patriottici" e lezioni di "basi della cultura" che predicano la famiglia patriarcale e i "valori nazionali" da opporre alla "cultura aliena" dell'Europa (la professoressa del Conservatorio che denunciava la quinta colonna insegnava proprio questa disciplina), è andata di pari passo con la chiusura di università e licei liberali. La campagna mediatica contro le "chat della morte", che indurrebbero i ragazzini al suicidio, mette in guardia i genitori contro Internet, mentre la chiesa ortodossa si schiera contro la penalizzazione delle percosse ai figli, "ragionevole e amorevole misura educativa". Dopo il manuale unico di storia voluto da Putin è in preparazione quello sulla letteratura e altre materie. E mentre in TV la senatrice Elena Mizulina - autrice della "legge anti-gay" e delle proposte di limitare o vietare divorzi e aborti - sostiene che "la lotta alla corruzione è pericolosa", in Rete Navalny spiega, con un linguaggio chiaro e prove che nessuno ha per ora osato contestare, come i figli nemmeno trentenni di ministri e deputati diventino top manager di banche e corporazioni, proprietari di alberghi e yacht.

Un contesto culturale in cui alla naturale ribellione contro il mondo degli adulti potrebbero sommarsi vicepresidi che distribuiscono calci, poliziotti che trascinano a peso le studentesse nei cellulari e governatori che spiegano loro che ogni scontento è "estremista". A Serov, nella regione di Sverdlovsk, la preside Elena Shevalova ha istituito nel collegio medico un sistema di spionaggio totale, con i ragazzi che devono riferire gli "umori estremisti" dei compagni espressi sui social e nelle mail. La definizione di "estremismo" è molto vaga: "Abbiamo rilevato studenti che seguono subculture giovanili, e che hanno amici di nazionalità diversa", spiega la preside, che sul territorio dell'istituto ha ordinato l'oscuramento del wi-fi. Può apparire un caso limite, ma il Ministero dell'Interno vuole introdurre su scala nazionale un sondaggio del "potenziale estremista" già svolto in segreto in 40 istituti moscoviti. Tra i fattori di rischio, il tenore di vita del potenziale "estremista" e il suo grado di fiducia verso le autorità, "in particolare il leader", spiega la responsabile della sociologia dei giovani dell'Accademia delle scienze Yulia Zubok. Una generazione che invece di diventare "Erasmus" si vede offrire una prospettiva da Grande fratello, e la discesa in piazza a fianco di Navalny è il primo sintomo di un disagio: "La fonte politica principale del ringiovanimento della protesta è il contesto in cui i ragazzi che devono vivere il futuro vengono trascinati intenzionalmente nel passato", scrive su Gazeta.ru il saggista Alexandr Arkhanghelsky.

 

Nota
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