Dopo aver commentato l'elezione di Macron, passiamo a quanto accaduto in Gran Bretagna. I Conservatori hanno sì vinto le elezioni, ma non hanno più la maggioranza dei deputati, e perciò debbono coalizzarsi. A questo punto possiamo pensare ad una “soft-Brexit”, oppure – ma par troppo - a nessuna Brexit?

1 – L'economia a un anno dal referendum

I Conservatori – dopo aver indetto con Cameron l'anno scorso il referendum - hanno poi - con May - anticipato le elezioni per avere una maggiore legittimità nel negoziato per uscire dall'Unione Europea - la Brexit.

Oggi, a un anno dalla celebrazione referendaria abbiamo avuto: una crescita economica relativamente più modesta di quella calcolata ante-Brexit; una crescita dei consumi dovuta ai tassi di interesse bassi e a scapito del risparmio; una moneta più debole sul fronte estero – la sterlina si è deprezzata del 15% verso il dollaro e l'Euro, e sul fronte interno – abbiamo avuto un tasso di inflazione (2,9%) maggiore della crescita dei salari (1,7%); la moneta debole non ha aiutato - come ci si sarebbe potuto aspettare - la bilancia commerciale, il cui saldo è oggi eguale a quello ante referendum (7); la moneta debole ha aiutato – assumendo delle maggiori esportazioni e/o dei maggiori redditi ottenuti all'estero se trasformati in sterline - la crescita dei prezzi delle azioni, che sono salite del 15% (8). Ossia, a causa della svalutazione della sterlina (-15%), l'estero non ha guadagnato sui propri investimenti azionari britannici (+15%), mentre i figli di Albione hanno guadagnato sulle attività già detenute all'estero -“già” detenute perché i nuovi acquisti costano di più se pagati in sterline.

2 – Country versus Court

La maggioranza dei “meno in salute” e di chi vive in provincia ha votato prima per Brexit e poi Conservatore – un fenomeno che si è manifestato anche negli Stati Uniti, con il voto per Trump, e in Francia, con il voto per Le Pen. Nel mondo della globalizzazione abbiamo sia costruttori di ponti (come il Papa, che non può fare diversamente, perché ha ereditato il titolo imperiale di “pontifex maximus”), sia i costruttori di muri (come sembrava voler fare Trump con il Messico). I primi sono di solito a favore della globalizzazione e vivono nelle grandi città, i secondi vogliono difendersi dalla globalizzazione e vivono di solito fuori dalle grandi città. In Turchia il referendum costituzionale che avrebbe dato più poteri a Erdogan non è passato a Istanbul e a Smirne, ma nel paese profondo. In Russia i liberali i voti li prendono a Mosca e a San Pietroburgo.

Ciò ci porta indietro nel tempo – fin nel XVII secolo. All’epoca, le Corti erano sempre più soddisfatte ed estraevano i tributi dalle campagne popolate (secondo il giudizio delle Corti) dai bigotti e dai bifolchi. Inoltre, i membri delle diverse Corti europee si conoscevano meglio fra loro di quanto non conoscessero i loro rozzi compaesani. In Gran Bretagna i Cavalieri controllavano le città ed erano convinti (a ragione?) della propria superiore civiltà, mentre le Teste Rotonde controllavano la campagna e giudicavano (a ragione?) i Cavalieri dei parassiti. Alla fine arrivò la guerra civile inglese che fu la rivolta dei secondi contro i primi. Brexit è quindi una sorta di guerra civile combattuta secoli dopo ma senza armi.

Si noti che il referendum dello scorso anno è chiamato da Cameron - quindi da un membro della Corte, perché una parte della Corte era pro-UE, una parte anti-UE, ed una terza oscillante. Vincendo il referendum, la parte oscillante si sarebbe schierata con quella pro-EU, e la partita politica dell'uscita dalla UE si sarebbe chiusa. Ma non è andata così: Country ha votato in maggioranza per la Brexit, mentre Court ha votato in maggioranza per il Remain.

3 – Britannici e Continentali

Possiamo dire che i Britannici alla UE non hanno mai davvero creduto? Sì, possiamo dirlo, se proviamo a ragionare come se fossimo dei sudditi di Sua Maestà.

Gli Europei continentali hanno dovuto rinunciare alla sovranità per colpa della Seconda Guerra Mondiale, perché era stata persa in modo diverso da tutti; mentre i Britannici – grazie anche agli Stati Uniti ed all'Unione Sovietica - l'avevano - sebbene bombardati, ma mai occupati - vinta. La Germania aveva occupato la Francia (1940-1944) e poi l'Italia (1943-1945), laddove si erano avuti degli strascichi di guerra civile contenuta (Francia), e di guerra civile sanguinosa (Italia). Possiamo elencare delle cose non troppo diverse sull'Olanda.

Perciò i succitati tre grandi Paesi – usciti distrutti in misura diversa dalla guerra – insieme ai tre piccoli (Benelux) giunsero alla conclusione – si noti che gli altri Paesi europei usciti distrutti dalla guerra erano stati intanto conquistati dall'Armata Rossa, e quindi non potevano avere voce in capitolo nella formazione dell'Unità europea - che si dovesse rinunciare in tutto o in parte alla Sovranità. “Non ci sarà pace in Europa, se gli Stati si ricostruiscono sulla base della sovranità nazionale” affermava Jean Monnet, per poi proseguire: “gli stati dell'Europa debbono perciò formare una federazione o una entità”.

I Britannici – estranei ai drammi dei Nazisti e dei loro collaboratori (1), ed estranei anche al genocidio (2) - entrano nella Comunità con i Conservatori di Heath nei primi anni Settanta, giudicando l'associazione europea proficua solo in senso economico (“the effect upon the standard of living of the individual citizen”). La tradizione dell'adesione solo economica è proseguita dalla Thatcher che parlava di “dare e avere” con il bilancio di Bruxelles (“what we are asking for is a very large amount of our own money back”).

4 – Britannici e Anglosassoni

Possiamo allargare l'analisi dell'estraneità britannica alla costruzione europea – quella legata al diverso impatto della Seconda Guerra Mondiale, con altre considerazioni, che però portano di nuovo nella direzione dell'estraneità britannica non all'Europa come tale, ma alla costruzione europea. La Gran Bretagna aveva e sogna di avere ancora (per chi crede nella Brexit) un ruolo imperiale, sogno che trae origine dalla sua natura “marina”. La figura è quella della balena, che si contrappone all'orso, che è la figura del potere “tellurico”, ossia delle potenze continentali, come la Germania e la Russia (3). La ormai piccola Gran Bretagna – perso da tempo l'impero - si trasfigura nel Paese dominante, anch'esso di ceppo (nota bene il termine “ceppo”) anglosassone, e in qualche modo lo forgia. Come la Grecia, conquistata militarmente da Roma, alla fine la dominò culturalmente - Graecia capta ferum victorem cepit, così sarà per la piccola Gran Bretagna verso il gigante statunitense (4).

5 - Conclusioni

L'uscita dall'UE dovrebbe essere un cattivo affare economico. Questo cattivo affare potrebbe però essere compensato (solo psicologicamente?) da un rinnovato grande ruolo britannico nel mondo di ceppo anglosassone. Un'opzione alternativa alla Brexit che però pare di dubbia efficacia anche perché gli Stati Uniti – con una popolazione ispanica ed asiatica in costante aumento - sono sempre meno anglosassoni (5).

 

Note

(1) Y. Durand, Il nuovo ordine europeo, Il Mulino

(2) B. Bruneteau, Il secolo dei genocidi, Il Mulino

(3) C. Schmitt, Stato, grande spazio, nomos, Adelphi

(4) Limes, Brexit e il patto delle anglospie, giugno 2016

(5) Limes, USA-Germania guerra per l'Europa, maggio 2017