Domina la previsione che al secondo turno delle Presidenziali possa vincere il candidato di centro sinistra Macron (che è pro Euro, e pro Atlantismo) sulla candidata di destra Le Pen (che è anti Euro, e anti Atlantismo). Questa previsione non è però condivisa da tutti, e il dissenso si manifesta nei modesti differenziali di interesse fra i titoli di stato francesi e tedeschi (1).

 

L'analisi che vede Macron vincente su Le Pen anche se con qualche dubbio (2), prevaleva fino a poco tempo fa, prima che il candidato di estrema sinistra Mélenchon (che è Euro scettico, anti Atlantismo, e pro imposte) emergesse con forza (3). Adesso si ha il rischio (basso ma non nullo) di avere al secondo turno il ballottaggio fra Le Pen e Mélanchon (4).

Le Pen vuole convertire in Franchi il debito pubblico che è in Euro, vuole alzare le barriere protezionistiche. Mélanchon vuole una imposta del cento per cento sopra un imponibile di 360 mila euro annui, oltre alla riduzione delle ore di lavoro, e a un'età pensionabile che parta a 60 anni. Infine, Le Pen vuole controllare l'emigrazione, mentre Mélanchon pensa che la Republique debba essere “universalista”.

Tutte queste proposte (che siano di Destra o di Sinistra) vanno contro l'Europa dell'Euro (la conversione del debito in Franchi), la globalizzazione (le barriere commerciali), la politica economica dell'offerta (meno tasse ed elasticità degli orari), nonché dei conti pubblici sotto controllo (il sistema delle pensioni in un mondo a demografia negativa va messo sotto controllo). Breviter, queste proposte vanno contro quanto è prevalso negli ultimi decenni. Resta, infine, aperta la questione dell'accoglienza degli emigrati attuali e potenziali. Qui si ha lo scontro fra “nativisti” e “cosmopoliti”, ma, quando si conosceranno i risultati delle elezioni, la questione peserà poco sulle decisioni finanziarie da prendere nell'immediato.

Il ballottaggio fra Macron e Le Pen non dovrebbe portare ad una crisi finanziaria, perché dovrebbe prevalere l'idea che il primo vincerà. Il ballottaggio fra Mélanchon e Le Pen, invece, dovrebbe portare ad una crisi finanziaria ben prima del ballottaggio, perché si avrebbero fin da subito due candidati contrari a quanto portato avanti negli ultimi decenni. In questo ultimo caso (poco probabile, ma non da escludere) la situazione potrebbe diventare dopo qualche settimana meno drammatica, se si ragiona sulle elezioni legislative che si terranno a giugno, appena un mese dopo quelle presidenziali.

Elezioni che potrebbero registrare una prevalenza dei moderati, grazie al meccanismo elettorale dei collegi uninominali a doppio turno, descritto qui (5). La prevalenza dei moderati al Parlamento dovrebbe bilanciare l'estremismo, come sta avvenendo negli Stati Uniti con Trump.

1 - https://www.ft.com/content/a0b0da22-1f90-11e7-b7d3-163f5a7f229c

2 - http://m.slate.fr/story/142733/la-sociologie-seme-le-doute-sur-une-victoire-finale-de-macron

3 - http://www.economist.com/blogs/buttonwood/2017/04/nightmare-option

4 – Mèlanchon assomiglia ai leader anglosassoni di sinistra ormai settantenni, come Sanders negli Stati Uniti, e Corbyn nel Regno Unito: http://www.lettera43.it/it/articoli/politica/2017/04/13/lavvenire-a-sinistra-sta-negli-indomabili-vecchietti/209967/

5 – Francesco Maselli, La newsletter sulle presidenziali francesi, ogni domenica. Ecco degli stralci: un mese dopo le elezioni presidenziali è rinnovata l’Assemblea Nazionale, che dà la fiducia al Governo, ma non al Presidente che è eletto direttamente dal popolo. Se Assemblea e Presidente sono di un partito diverso, si ha la cohabitation. Questa situazione si è presentata più volte nella storia della V Repubblica, perché Assemblea e Presidente erano eletti in momenti diversi, la prima ogni cinque anni, il secondo ogni sette. Dal 2002 sono stati uniformati a cinque anni i due mandati, con il risultato che le elezioni legislative sono diventate elezioni di “conferma”: chi vince le presidenziali solitamente vince anche le legislative. Ma ...

Il territorio è diviso in 577 collegi uninominali a doppio turno assegnati con il meccanismo seguente: se nessun candidato arriva al 50 per cento al primo turno si qualificano al secondo tutti i candidati che hanno ottenuto almeno il 12,5 per cento degli iscritti alle liste elettorali, il che vuol dire, con l’astensione, più o meno il 20 per cento dei voti validi. In uno scenario in tre blocchi è possibile che si creino molti scontri “triangolari” tra un candidato di sinistra (legato a Macron), uno di destra moderata (legato a Fillon) e uno del Front National (legato a Le Pen). Dove alberga mai il problema? L’elezione legislativa non è la presidenziale, il carisma e la capacità di parlare a una parte ampia di elettorato del candidato presidente non basta a vincere nei collegi, dove i meccanismi di scelta degli elettori possono essere diversi. Storicamente le elezioni legislative privilegiano i partiti molto organizzati sul territorio con candidati che spesso sono eletti per decenni nella loro circoscrizione. Il Front National, che alle ultime presidenziali ha raggiunto il 17,9 per cento dei voti, ha raccolto il 13,6 per cento alle successive legislative, ed ha avuto solo due deputati eletti. L’unico, al momento, in grado di garantire una maggioranza parlamentare solida è François Fillon, a capo di un partito strutturato e con candidature storiche e competitive in moltissimi collegi; gli altri due candidati in testa nei sondaggi non possono affermare lo stesso anche se le aspettative nei loro confronti sono diverse.