Vi sono delle credenze non surrogate dal controllo dei fatti che si formano nel tempo e che finiscono per influenzare le decisioni. Un caso affrontato è quello dei migranti, che sono molti meno di quanto non si percepisca (1). Anche il terrorismo di matrice islamica, che ad alcuni sembra poter affossare la società europea, ha una potenza sopravvalutata, come abbiamo provato a mostrare (2). Vi sono altre credenze che non abbiamo ancora affrontato e che trovate qui. Una è quella che sostiene che le rivolte nel mondo siano in numero crescente (3).

Da notare due cose. La prima, queste credenze sono nel campo delle “cattive notizie”. La seconda, queste credenze non scuotono i mercati finanziari. I mercati finanziari non credono negli eventi estremi – gli eventi a bassa probabilità che hanno impatti devastanti, i famigerati “cigni neri”, per cui per quante migrazioni, per quanto terrorismo, per quante rivolte ci siano, essi si comportano “come se nulla fosse”.

 Le “cattive notizie” sono commentate nei comitati e nelle sale operative proprio come avviene in una trasmissione televisiva, ma raramente portano a delle decisioni di una qualche sostanza, ossia esse sono, alla fine, ignorate. Poiché negli ultimi anni nulla di grave è accaduto, ecco che è sorto un approccio di “autocompiacimento”. Queste vicende sono perciò commentate, ma, nella pratica degli investimenti, alla fine, ignorate.

Qual è la razionalità di questo comportamento? Perché l'impatto sull'economia (reale e finanziaria) del terrorismo è modesto. Tre le ragioni: 1) il terrorismo miete meno vittime di quanto si percepisca, 2) alla fine prevalgono le abitudini, 3) se il capitale umano è preservato, tutto riprende.

 1 - La paura effettiva può essere misurata, a differenza di quella percepita. Morire per mano dei terroristi è evento molto poco frequente, e meno frequente della morte dovuta agli incidenti con l'auto. La paura percepita dipende da come il sistema mediatico cattura il terrorismo.

 2 - Si hanno degli studi sull'impatto degli attentati sull'uso dell'autobus. In Israele, chi abitualmente usa l'autobus continua a usarlo anche dopo un attentato, mentre cade il numero dei passeggeri che lo usa saltuariamente. Qui è interessante osservare le probabilità che sono date agli eventi. Alcuni pensano che un attentato successivo abbia una probabilità bassa a sufficienza per continuare a prenderlo. Altri pensano che la probabilità sia la stessa o, addirittura, maggiore. Oppure anche, chi “deve” prendere l'autobus è indotto a pensare che la probabilità di un nuovo attentato è bassa, mentre chi “non deve” pensa che è meglio non rischiare.

3 - La ricchezza dipende dal capitale umano. Un palazzo, un aereo distrutto da un attentato può essere ricostruito, perché il capitale umano sa fare le cose, mentre il contrario non è vero: il capitale umano, se distrutto, non produce niente. Perciò, finché il capitale umano è preservato, l'impatto economico del terrorismo non può essere che modesto. Cadono le Due Torri, ed ecco che sorge una nuova domanda per edifici, per computer, e via dicendo. Così come sorge una nuova domanda per sistemi di sicurezza. Questa nuova domanda può compensare la minor domanda che si ha per effetto dei minori consumi di servizi di ristorazione, di trasporto, eccetera.

Si osserva una grande crescita delle sommosse violente (riots) nel mondo. Nell'ultimo decennio esse si sono moltiplicate per ben sei volte rispetto alla media dell'ultimo secolo. L'apice delle sommosse che si era registrato in passato è stato pari solo alla metà di quello registrato negli ultimi tempi. Allora la popolazione mondiale era – rispetto ad oggi – la metà. Facendo meglio i conti, emerge che le sommosse pro capite sono rimaste costanti. Insomma, il mondo non è così “eversivo”. E qui arriva il colpo di scena. In passato – dal 1919 al 1968 - nel mondo le manifestazioni pacifiche (demonstrations) erano ogni anno la metà delle sommosse violente (riots). Dal 1969 le manifestazioni pacifiche sono più numerose delle rivolte violente. Ossia, il mondo in passato era più “eversivo” che “dialogico”.

Conclusione, non saranno i migranti (meno numerosi del percepito), e neppure i terroristi (meno potenti del percepito), tanto meno le sommosse (meno numerose delle manifestazioni) ad affossare i mercati finanziari. Questi ultimi crescono o implodono per i soliti meccanismi interni (tassi e rendimenti, domanda, eccetera).

 

1 – Migranti

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/3624-vu-cumpr%C3%A0-metria.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4588-i-muri-di-trump.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4734-ondate-migratorie.html;

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4759-ondate-migratorie-ii.html

2 – Terrorismo

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4258-eurabia-e-societ%C3%A0-aperta-2.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4374-finanza-islamica-versus-francescani.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4030-terrorismo.html

3 – Sommosse

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4111-fame-e-rivoluzione.html

https://www.foreignaffairs.com/articles/world/2017-09-13/quiet-riots?cid=int-lea&pgtype=hpg