Qualche volta mercati finanziari assomigliano alla pesca con la dinamite. All’inizio emergono solo i pesci piccoli (i mutui ipotecari di bassa qualità, i cosiddetti sub prime) e tutti sono contenti, perché si vedono dei danni che possono essere contenuti. Poi però possono emergere i pesci grossi (banche e fondi pensioni che avevano comperato i mutui sub prime impacchettati sotto forma di obbligazioni). Poi, forse, emergono quelli grossissimi (il modello di crescita trainato dai consumi delle famiglie, a sua volta alimentato dalla crescita dei prezzi degli immobili).


Questa può essere una buona immagine di quello che sta succedendo in questi giorni. Conviene partire da lontano per capire la trama.


Siamo nel 2001 e l’economia sta rallentando negli Stati Uniti. L’11 settembre non è ancora arrivato, ma dopo, anche sull’onda dell’emergenza, le decisioni saranno prese con maggior tempestività. Il bilancio pubblico statunitense viene portato in disavanzo, da che era in avanzo. I tassi di interesse vengono man mano schiacciati fin a dei livelli minimi. Si ha quindi una grossa spinta di carattere fiscale e monetario. L’economia degli Stati Uniti man mano si riprende.


Il cuore della ripresa dal 2001 è nel settore immobiliare che spinge i consumi privati. La discesa dei tassi di interesse riduce il costo dei mutui ipotecari. Molti mutui sono rinegoziati a tassi inferiori. Si libera una quota di reddito che prima andava a pagare gli interessi. Questa in parte viene spesa. Gli immobili, che sono un’attività finanziaria lunga, proprio come le obbligazioni, salgono di prezzo, quando i tassi scendono. Salendo di prezzo, possono garantire l’accensione di altro debito. Il debito sale con i tassi che scendono e quindi gli oneri finanziari complessivi restano stabili.


(Si noti che: 1. i mutui ipotecari che potevano venir rinegoziati sono stati rinegoziati, e quindi oggi una discesa dei tassi praticati dalla banca centrale non avrebbe lo stesso effetto di stimolo che aveva avuto del 2001; 2. i tassi praticati dal sistema bancario alle famiglie non scenderebbero come in passato, perché le famiglie sono molto più indebitate e quindi i loro debiti sono più rischiosi; 3. il prezzo degli immobili invece di salire oggi scende o, al meglio, resta fermo, e quindi mal si presta a garantire una nuova crescita del debito).


Oggi un rilancio attraverso la spesa pubblica, già in deficit, avrebbe un effetto inferiore a quello del 2001. Anche un rilancio attraverso un taglio dei tassi avrebbe un effetto inferiore a quello del 2001. Insomma, oggi è proprio difficile rilanciare. La probabile flessione dei consumi delle famiglie negli Stati Uniti frena soprattutto la crescita delle esportazioni asiatiche.


Vero quanto fin qui detto, le affermazioni tipo “la crisi in corso, circoscritta al settore immobiliare, non è grave, oppure anche, se grave, è alla fine gestibile, perché l’economia sta ancora crescendo” è sbagliata. Il motore della crescita era il settore immobiliare. Se questo si ferma, si ferma, almeno in parte, la crescita. Strumenti semplici di rilancio non se ne vedono. Per questa ragione la crisi in corso non rientrerà facilmente. Non è ancora il momento di comprare. La cosa migliore oggi è avere il debito pubblico a breve termine in euro.