Il grafico mostra l’andamento degli utili, misurati con un numero indice, dello Standard & Poor’s dal 2000 ad oggi, e le previsioni di un rispettato analista al 2010. Esso è molto utile per fare delle considerazioni pratiche. 


La crescita degli utili dal minimo, indice a 30, del 2001 al massimo del 2007, indice a 90, è stata dal 300%. I prezzi nello stesso periodo sono raddoppiati. L’ascesa dei corsi dal 2001 al 2007 aveva dietro la spinta degli utili. Dal 2007 ad oggi gli utili si sono dimezzati, da 90 a 45. I prezzi hanno seguito la caduta degli utili, dimezzandosi. Quando i prezzi salgono oppure scendono c’è sempre la spinta degli utili. La previsione porta ad una discesa degli utili a 35 nel 2009. La previsione porta gli utili a 50 nel 2010.

Gli utili erano pari a 50 nel 2000 e saranno, secondo la stima, pari a 50 nel 2010. Attenzione, gli utili nominali. Tolta l’inflazione, che possiamo stimare in dieci anni intorno al 30%, avremmo un numero pari a 35. In dieci anni, gli utili nominali sono rimasti invariati, quelli reali sono inferiori. Insomma, le imprese quotate non sono state in grado di generare profitti, oltre il picco del 2000. Gli ultimi anni sono quelli degli enormi utili delle finanziarie, poi improvvisamente evaporati, e di quelli, altrettanto enormi, delle imprese energetiche, poi ridottisi. Alla fine, gli utili tornano dove erano, in termini nominali. Uno che investe compra gli utili, che s’aspetta di ricevere in forma di dividendo. Ebbene, gli utili non solo non hanno catturato la crescita economica, che in questi dieci anni c’è stata, ma nemmeno hanno “retto” l’inflazione.  


Sulla previsione potremmo dire che pare strano che gli utili possano restare sopra il livello della fine del 2001 inizi del 2002, quando la variazione negativa del PIL nel 2009 sarà intorno al 3%, contro una variazione negativa pressoché impercettibile ai tempi delle “due torri”. Si potrebbe argomentare che un livello di 35 nel 2009, se togliamo l’inflazione, stimabile nel periodo intorno al 20%, è pari a 25 nel 2001. Ma la sostanza non cambia. La previsione resta probabilmente ottimista. In ogni modo, l’analista prevede un rimbalzo nel 2010. Ed anche qui, il rimbalzo sembra forte per una ripresa dell’economia, che anche gli ottimisti prevedono anemica.


La conclusione del ragionamento è che non si vedono ragioni per essere “ottimisti”. E’ facile che la principale borsa del mondo nel prossimo futuro salga e scenda, senza però riprendersi in maniera definitiva. Ricordiamo che la principale borsa del mondo era, agli inizi degli anni novanta, quella giapponese. Non si è mai ripresa dalla crisi nata dalle banche esposte nell’immobiliare.



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