Intanto che ci si interroga sul mistero del comportamento di Tsipras, la Banca Centrale Europea ha fatto sapere che non estenderà ulteriormente l'aiuto alle banche greche – ossia il fornire loro la liquidità che le banche stanno perdendo per il ritiro dei depositi. Perciò il governo greco in carica si trova stretto fra un referendum di cui non si capisce il senso, ed una grave crisi di liquidità.

 

 

Una soluzione della crisi sembrava ormai concordata con la Trojka: i greci avrebbero “strizzato” molto meno il bilancio dello stato, incrementato l'IVA su alcuni beni, e, in cambio, avrebbero ottenuto che il debito in scadenza sarebbe stato rinnovato. Insomma, tutto sembrava procedere, come anche si evince da queste due note (1), (2). All'improvviso – e senza avvertire i negoziatori della Trojka - il primo ministro greco ha chiesto un referendum, che il Parlamento ha approvato con 180 voti a favore e con 120 contrari.

A questo punto la trattativa fra la Grecia e la Trojka è saltata. Il Referendum ha come oggetto la volontà dei greci di accettare ulteriori sacrifici. Se questi domenica prossima dicessero “no”, allora la trattativa con la Trojka sarebbe sepolta. Se, invece, dicessero “si”, allora Tsipras tornerebbe a negoziare, oppure si dimetterebbe, visto che aveva chiesto l'approvazione del contrario.

Questo cambiamento improvviso – la trattativa che salta con la chiamata referendaria – non ha delle spiegazioni evidenti – e se le ha, sono davvero difficili da comprendere – o, perlomeno, chi scrive non le afferra.

Se Alexis Tsipras avesse chiuso – come pareva - la trattativa e se, portando la proposta di compromesso in Parlamento, avesse perso l'appoggio dell'ala “dura e pura” del suo partito – Syriza – egli avrebbe comunque trovato l'appoggio del secondo partito greco – quello di centro destra filo europeo Nea Democrazia, così come l'appoggio del partito di centro sinistra To Potamos. Ossia, in Grecia c'era una maggioranza pro-austerità (ammorbidita) e pro-euro formata dai moderati di Syriza, da Neo Democrazia e da To Potamos, su cui il governo in carica non ha puntato. Detto crudemente, in Grecia era possibile una maggioranza simile a quella italiana che ha sostenuto il governo Monti. Sostieni con una “grossa coalizione” il governo di emergenza, e poi si vede.

Intanto che ci si interroga sul mistero del comportamento di Tsipras, la Banca Centrale Europea ha fatto sapere che non estenderà ulteriormente l'aiuto alle banche greche – ossia il fornire loro la liquidità che le banche stanno perdendo per il ritiro dei depositi. Perciò il governo greco in carica si trova stretto fra un referendum di cui non si capisce il senso, ed una grave crisi di liquidità.

L'effetto sui mercati. Si tenga conto che i bilanci pubblici dei Paesi dell'eurozona sono molto meglio messi di quanto non fossero nel 2010-2011, e si tenga anche conto che la Banca Centrale Europea può intervenire in acquisto dei titoli di stato, in maniera anche molto pesante.

(1 http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4158-grecia-europa-ragioni-e-torti.html

(2 http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4160-grecia-europa-la-sovranit%C3%A0.html