Alzandosi eventualmente le imposte sui bonus, i finanzieri lavoreranno di più o di meno? Di più, si potrebbe dire, perché, guadagnando al lordo di più, e considerando le maggiori imposte, il reddito netto resta eguale. Di meno, si potrebbe dire, perché, guadagnando probabilmente un reddito netto inferiore, ci si impegna meno e ci si iscrive a un corso di yoga.

Insomma non è chiaro se prevale il primo effetto oppure il secondo. I tassisti di New York, per esempio, quando guadagnano di più, lavorano di meno; e viceversa (1). Se i finanzieri ragionassero come i tassisti, dovrebbero lavorare di meno, se il loro reddito salisse, e di più, se scendesse per effetto delle maggiori imposte. Ma non è detto che i finanzieri ragionino come i tassisti (2).

• Intanto i finanzieri in qualche modo amano il denaro, altrimenti, invece di agitarsi facendo i trader, insegnerebbero fisica alle medie superiori. I titoli di studio di chi lavora in finanza sono, infatti, simili in media a quelli degli insegnanti non universitari. E dunque, se si alzano le imposte, dovrebbero, amando essi il denaro, lavorare di più.
 
• Ma i finanzieri sono in genere ricchi, e quindi potrebbero, vedendo che guadagnano meno per effetto delle maggiori imposte, spendere il patrimonio che hanno accumulato, lavorando meno e iscrivendosi a un corso di yoga. 

• Meglio, lavorerebbero di più i giovani finanzieri che non sono ancora diventati ricchi, con quelli anziani diventati ricchi che «si godono la vita». Sempre che il movente di chi è già ricco non sia la gloria invece del denaro, come è lecito sospettare.

E dunque i finanzieri – quelli giovani e poveri così come quelli anziani e ricchi – continuerebbero a lavorare come prima, anche se tassati di più. Viene il sospetto che il punto per cui si ha tanta agitazione quando si parla di redditi dei finanzieri non sia l’imposta sui bonus, ma altro. Secondo uno studio di JP Morgan (3), se passassero i progetti di riforma del settore finanziario potrebbero addirittura ridursi i redditi assoluti in finanza, e non solo quelli marginali – ossia i bonus eventualmente tassati. Se infatti fossero applicate tutte le riforme, il ritorno sui mezzi propri si dimezzerebbe – passando dal 13% circa al 5% circa. Per avere la stessa redditività ante riforma le grandi banche potrebbero alzare il prezzo dei propri servizi – il conto di JP Morgan è del 33%. Oppure, per non alzarlo troppo, esse dovrebbero ridurre il costo del lavoro, che passerebbe da quasi il 50% del «fatturato» al 35%.

(1)  http://www.nber.org/papers/w15746

 

(2)  http://stumblingandmumbling.typepad.com/stumbling_and_mumbling/2010/02/taxis-and-taxes.html

 

(3)  http://www.centroeinaudi.it/notizie/il-costo-della-riforma.html