La politica economica espansiva degli Stati Uniti (un maggior disavanzo del bilancio federale, i tassi praticati dalla banca centrale prossimi allo zero, gli acquisti di obbligazioni con in pancia i mutui ipotecari, i salvataggi dal settore dell’auto alle assicurazioni) ha stimolato la crescita della domanda, che però si è trasformata anche in domanda di importazioni e perciò la disoccupazione non si è ridotta. Da qui nasce la discussione sull’opportunità di un secondo giro di politiche monetarie espansive. Questa volta le politiche monetarie dovrebbero essere attuate con l’acquisto massiccio dei titoli del Tesoro (il secondo Quantitative Easing = QE2). Nel giro precedente (QE1) furono comprate le obbligazioni con in pancia i mutui ipotecari. Se però il QE2, alimentando la domanda statunitense, alimentasse anche le importazioni e quindi non la crescita dell’occupazione, allora gli Stati Uniti sarebbero al punto di partenza. Dov’è allora la novità del QE2 e come si può arrivare alla maggior occupazione? Indebolendo il dollaro per negoziare con i cinesi.

Gli Stati Uniti importano dalla Cina (e dai paesi petroliferi) più di quanto esportino, perciò i dollari offerti sono più dei dollari domandati. Le banche centrali dei paesi emergenti evitano che il loro cambio si rafforzi, comprando i dollari in eccesso degli operatori privati. Poi usano questi dollari degli esportatori per comprare attività in dollari. Una volta compravano le obbligazioni a lungo termine del Tesoro e quelle con in pancia i mutui ipotecari, oggi comprano soprattutto le obbligazioni a breve termine. La bilancia commerciale degli Stati Uniti con i paesi emergenti che hanno il cambio fissato con il dollaro non può perciò migliorare per effetto di una moneta più debole. Dunque ogni impulso di domanda negli Stati Uniti diventa anche – e, ultimamente, soprattutto (1) – un impulso per la domanda dei paesi emergenti esportatori con il cambio fisso. E negli Stati Uniti la disoccupazione, che misurata includendo i sotto-occupati tende al 20%, alla fine non si riduce.

Il QE2 è un modo per mettere in difficoltà i paesi esportatori emergenti con il cambio fisso, attraverso l’indebolimento del dollaro. Questi dovrebbero essere i passaggi.


Il QE2 sembra essere il modo statunitense per negoziare la disponibilità cinese a rivedere la strategia della crescita trascinata dalle esportazioni tenendo il cambio fisso. I cinesi però temono che anche un modesto apprezzamento della loro moneta, riducendo le esportazioni, possa mettere in crisi le loro imprese, che lavorano con margini molto bassi. Temono, alla fin fine, che cresca la disoccupazione (4).


Naturalmente: a) non è detto che la decisione di dar corso al QE2 sarà presa; b) se anche fosse presa, non è detto che il QE2 funzioni (5).


(1) http://economistsview.typepad.com/timduy/2010/10/the-final-end-of-bretton-woods-2.html

(2) http://www.ft.com/cms/s/0/fe45eeb2-d644-11df-81f0-00144feabdc0.html

(3) http://www.ft.com/cms/s/0/7fb95280-dc8b-11df-a0b9-00144feabdc0.html 

(4) http://ftalphaville.ft.com/blog/2010/10/20/376441/the-end-game-approaches/http://ftalphaville.ft.com/blog/2010/10/20/376441/the-end-game-approaches/

(5) http://www.econbrowser.com/archives/2010/10/arguments_again.html

L'articolo è uscito il 22 ottobre 2010 su Limes, rivista italiana di geopolitica:

http://temi.repubblica.it/limes/gli-stati-uniti-alla-guerra-delle-monete/15920