Di seguito esponiamo un ragionamento basato su nove grafici, che mostrano come sia difficile per gli Stati Uniti uscire dalla situazione in cui si trovano. La borsa è salita, mentre i rendimenti scendono, la raccolta dei fondi comuni è negativa e la fiducia dei consumatori è stabile. Un andamento divaricato, non in linea con l’esperienza. È la prima volta che la borsa sale in un mondo sfiduciato. La politica monetaria non ortodossa, volta a comprare titoli di stato fino a portare i rendimenti verso lo zero, dovrebbe, se intrapresa, spingere verso l’investimento azionario, che ci sia o meno fiducia. Con i rendimenti delle obbligazioni intorno allo zero le azioni sono giocoforza più redditizie. Peccato però...


Da qualche tempo l’andamento delle azioni e delle obbligazioni è divaricato. In passato quando le prime salivano, salivano anche i rendimenti. Le prime salivano perché l’economia andava bene, i secondi salivano per la stessa ragione. Adesso sembra che le prime salgano perché l'economia va bene, mentre sembra che i secondi scendano perché l’economia va male.


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Da qualche tempo l’andamento delle azioni e della raccolta dei fondi comuni è divaricato. In passato quando le prime salivano, saliva anche la raccolta. Le prime salivano perché l’economia andava bene, la seconda saliva per la stessa ragione, perché si aveva fiducia nella crescita. Adesso sembra che le azioni salgano perché l’economia va bene, mentre la raccolta scende perché sembra che i risparmiatori non ci credano.


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Da qualche tempo l’andamento delle azioni e la fiducia dei consumatori (misurata con l’indice che esclude le aspettative, ossia con l’indice che misura i consumi effettivi) è divaricato. In passato quando le azioni salivano, saliva anche la fiducia dei consumatori. Le prime salivano perché l’economia andava bene, la seconda saliva per la stessa ragione, perché si aveva fiducia nella crescita. Adesso sembra che le azioni salgano perché l’economia va bene, mentre la raccolta non sale perché sembra che i consumatori non ci credano.


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Ma se nessuno crede alla borsa che sale, come fa questa a salire? Si calcola l’indice delle azioni con l’esclusione dei giorni nei quali la banca centrale fornisce di liquidità il sistema. Se quei giorni sono esclusi, l’indice è a 800 punti. Il livello corrente è a 1.200 punti. Dunque la domanda di azioni trae origine dall’offerta di moneta della banca centrale, non dal risparmio delle famiglie.


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Eppure l’ascesa della borsa è giustificata dagli utili, che sono tornati ai massimi storici in rapporto al Pil. Lo scetticismo forse dipende dalla circostanza che gli utili sono tornati ai massimi non per la crescita dei fatturati, ma per il taglio dei costi. Oppure, dipende dalla sfiducia che si è creata dopo le due flessioni del 50 per cento che si sono manifestate dopo il 2000 e dopo il 2007.


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La banca centrale vuole comprare il debito pubblico (il Quantitative Easing Two o QE2) per spingere i rendimenti dei titoli pubblici verso lo zero. I rendimenti nulli dovrebbero spingere le famiglie verso l’acquisto di azioni e obbligazioni private. I rendimenti nulli dovrebbero spingere le banche a ridurre l’attivo investito in titoli di stato e accrescere la parte dell’attivo impiegato in crediti alle imprese e alle famiglie. La parte del debito pubblico nelle mani della banca centrale è l’area rossastra, e dovrebbe crescere.


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La banca centrale non comprerà solo il debito pubblico emesso, ma comprerà un debito pubblico che in parte è stato emesso e in parte sarà emesso. La quantità delle nuove emissioni dipende da quanto sarà ampio il deficit, stimato senza che sia toccato nulla (la linea verde), stimato con il rientro delle minori imposte decise da Bush II (la linea rossa), stimato secondo una forte crescita a legislazione invariata (la linea blu).


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Insomma, le famiglie potrebbero comprare le azioni spinte dalla politica monetaria. Abbiamo visto che gli utili sono ai massimi. I prezzi in rapporto agli utili come sono? I prezzi correnti divisi per la media degli utili degli ultimi dieci anni (un metodo per ridurre la volatilità degli utili) non sono bassi, sono appena maggiori della media storica.


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Il debito pubblico è molto caro, man mano che i rendimenti si avvicinano allo zero. Il movimento successivo dei rendimenti è necessariamente al rialzo e dunque i prezzi delle obbligazioni non potranno che scendere. Ma le azioni non sono a buon mercato, come si arguisce dal succitato rapporto prezzi/utili. Si potrebbe però affermare che le azioni potrebbero andare bene in caso di ripresa, perché gli utili potranno salire ancora, rendendo le azioni meno care. Questo è vero a condizione che i prezzi non salgano troppo. Si potrebbe persino affermare che le azioni non a buon mercato sono comunque meglio di un debito pubblico troppo caro. Sono ragionamenti sensati, peccato però che la dinamica demografica non militi a favore delle azioni. Le azioni sono acquistate soprattutto quando prevalgono le fasce centrali di età, cosa che difficilmente sarà vera nei prossimi anni.


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Insomma il QE2 potrebbe (forse) funzionare senza generare una «bolla» nelle azioni, se i prezzi delle azioni fossero molto bassi rispetto agli utili e se ci fossero ancora i baby boomers pronti a comprarle. Abbiamo, invece, dei prezzi delle azioni non bassi e una moltitudine di vecchietti pronti a venderle.