Corso al Collegio di Milano
 

Sintesi del corso di finanza globale che è stato tenuto al Collegio di Milano nell'ultimo trimestre del 2007.

 

*        La crescita economica asiatica (centrata sulla Cina) è trainata dalle esportazioni. Le importazioni, soprattutto degli Stati Uniti, ne accelerano la crescita. Gli Stati Uniti hanno dei deficit commerciali cospicui con i paesi asiatici. Questi deficit cospicui farebbero cadere il cambio del dollaro verso le monete asiatiche, frenando il passo della crescita delle esportazioni.


*        I paesi asiatici finanziano la propria crescita, comprando, attraverso le loro banche centrali, le attività finanziarie statunitensi. In questo modo pareggiano i disavanzi commerciali americani, ed il dollaro resta stabile verso le loro monete. Gli asiatici finiranno così con l’avere una quota significativa della ricchezza statunitense, comperata col controvalore delle merci esportate. Una quota cospicua della ricchezza asiatica è depositata presso la banca centrale degli Stati Uniti, come garanzia per gli investimenti esteri fatti in Cina e in altri paesi emergenti.

*      La crescita asiatica ha fatto crescere i prezzi delle materie prime, energetiche e non. Anche i paesi petroliferi, grazie a questi notevoli introiti, cominciano ad avere una quota consistente della ricchezza finanziaria mondiale.

*     Mentre nel campo dell’economia reale la novità è la crescita industriale asiatica, quella nel campo della finanza è la crescita della ricchezza finanziaria dei paesi emergenti industriali asiatici e petroliferi. La ricchezza finanziaria mondiale sta passando dalle mani private a quelle pubbliche, ossia alle banche centrali dei paesi emergenti industriali e non, che investono in obbligazioni, ed ai loro fondi statali, che investono in azioni. La quota di attività finanziarie estere detenute dai maggiori paesi emergenti non solo eccede le necessità del puro commercio ma è anche sufficiente per gestire le eventuali crisi di fiducia. In termini di consistenza, queste attività finanziarie dei paesi emergenti sono una quota molto elevata del debito pubblico, ma una quota ancora modesta, sebbene crescente, della ricchezza finanziaria complessiva degli Stati Uniti.

*       La crescita asiatica ha scosso i prezzi delle materie prime energetiche e delle materie prime industriali. Questo per un evidente impatto della domanda di origine industriale. In passato la crescita economica latino americana terminava dopo poco tempo per effetto dei disavanzi commerciali. Ora, grazie agli alti prezzi delle materie prime, i latino americani hanno un avanzo commerciale abbastanza solido e possono continuare a crescere. In passato l’Iran esportava le proprie materie prime energetiche verso l’occidente e quindi alla fine ne dipendeva. Ora, invece, esporta quote crescenti della propria produzione verso l’Asia ed ha acquisito dei gradi di libertà che usa per alimentare la propria influenza in campo internazionale.

*       Che cosa faranno i cinesi della loro enorme e crescente quota di debito pubblico statunitense? Immaginiamoli che, per ritorsione all’evidenza che gli statunitensi non andranno mai in avanzo commerciale per anni ed anni allo scopo di favorire la trasmutazione dei titoli del tesoro in mano ai cinesi in beni e servizi prodotti negli Stati Uniti ed altrove, minaccino di nazionalizzare le industrie estere che si trovano in Cina. Gli Stati Uniti potrebbero per contro ritorsione congelare il loro debito depositato presso la banca centrale statunitense, mentre i cinesi di colpo diverrebbero molto poco credibili nel mondo. L’unica scelta che i cinesi possono per ridurre il danno di avere troppi titoli del tesoro è quella di smettere un giorno di accumulare il debito degli Stati Uniti. Col rialzo dei rendimenti delle obbligazioni che scaturisce da questa scelta, gli statunitensi dovranno un giorno ridurre i propri consumi.

 *       Vi sono gli eccezionalisti, quelli che pensano che il successo dell’occidente non sia frutto del caso, ma il portato di caratteristiche culturali. Vi sono quelli che, al contrario, pensano che l’occidente sia stato fortunato, e che quindi non si può parlare di alcuna superiorità intrinseca del suo modello culturale.

*      L’Europa ha sviluppato nel secolo scorso lo stato sociale. Nei paesi anglosassoni sta emergendo il liberismo. La riduzione della crescita della produttività, le dinamiche demografiche, e il venir meno della famiglia classica limitano il funzionamento dello stato sociale. A queste dinamiche economiche vanno aggiunte quelle culturali e politiche, ossia l’idea che molte delle funzioni svolte dalla mano pubblica potrebbero essere svolte meglio dalla mano privata. Questa idea che la mano privata possa fare meglio di quella pubblica si scontra sia con la cultura egualitaria sia con la corrente di pensiero che afferma che il mercato non è in grado di generare in maniera automatica la piena occupazione.

*      Come possiamo descrivere in poche parole l’onda d’urto del liberismo? La maggior stabilità del reddito, la discesa del costo del denaro, la crescita del debito, la distribuzione più diseguale del reddito. Queste sono le novità, per ora manifeste nel mondo anglosassone, del liberismo. A queste quattro novità si aggiunge l’euro, che trae origine dal  desiderio dell’Europa di avere un proprio immenso mercato dei capitali. Esso ha tutte le caratteristiche per essere una moneta di riserva, tranne la potenza militare dei paesi emettenti.

*        Lo stato sociale, in discussione in occidente, potrebbe aiutare la Cina ad uscire dagli squilibri in cui si trova, aiutando la crescita dei consumi.

*        Infine i mercati azionari. Gli indici sono come i grandi alberghi, sempre pieni di clienti che difficilmente nel tempo sono gli stessi. Vi è chi guarda i numeri ed i processi dei mercati e chi guarda soprattutto le gesta dei grandi uomini. I sistemi pensionistici ad accumulazione devono avere una propensione al rischio contenuta. Quando si basano sui risultati eccezionali degli Stati Uniti nel XX secolo essi sono, forse, “irrazionalmente ottimisti”.