Chi pensa che «il peggio sia alle spalle» pensa anche che abbia senso comprare azioni, perché queste ultime «anticipano la ripresa». Il ragionamento, stilizzato nel primo grafico, si presenta così: 1) abbiamo la prima fase, dove cadono sia i prezzi sia gli utili, quello che è accaduto dal 2007 fino a qualche tempo fa; 2) abbiamo la seconda fase, la zona d’ombra (twilight zone), dove secondo alcuni saremmo da qualche tempo, nella quale gli utili continuano a cadere, ma i prezzi risalgono; 3) abbiamo, infine, la terza fase, che non si è ancora materializzata, dove salgono sia i prezzi sia gli utili.


Nel 1990-1991 e nel 2000-2002 le cose – almeno per lo Standard & Poor’s 500 – andarono come nel ragionamento esposto: il secondo blocco di grafici. Concludiamo l’esposizione del ragionamento che non condividiamo mostrando il terzo grafico. Qui è stilizzata la situazione odierna. (Si noti che la direzione delle cose è data dal 12 Months Forward P/E, ossia dai prezzi correnti divisi per gli utili attesi per il 2009).
 
I grafici provengono da Citigroup, che espone brillantemente il ragionamento, ma alla fine consiglia «prudenza» (1). Dissentiamo dal ragionamento. Questa è una crisi diversa da quelle del 1990-1991 e del 2000-2002, quando si è avuta una caduta dell’attività economica e una successiva veloce ripresa. Una crisi a «V». La crisi in corso avrà, secondo noi, un periodo di «decantazione» lungo, una crisi a «U», se le politiche economiche funzioneranno, e, se non funzioneranno, una crisi a «L», ossia una recessione seguita da una crescita mediocre. Quella in corso è una crisi finanziaria globale, e le crisi economiche che hanno origine finanziaria e per di più globale sono quelle che, nell’esperienza storica, durano più a lungo. In altre parole, a nostro avviso, oggi non siamo ancora nella zona d’ombra che dovrebbe essere seguita dopo poco tempo da una forte ripresa. La zona d’ombra, che in linea logica esiste, secondo noi non è ancora tale in linea pratica. Essa arriverà, ma più in là nel tempo.
 
Una nota finale. Il terzo grafico di Citigroup mostra un Forward P/E intorno a 15 volte. Gli utili attesi sono quelli «pro forma» (operating) e non quelli «rettificati» (GAAP). I primi sono gli utili senza poste straordinarie forniti dalle aziende – di solito con molta enfasi e ripresi dai giornali, con titoli quasi sempre enfatici, e senza certificazione. I secondi sono quelli rettificati secondo le regole contabili comunemente accettate, sono forniti sempre dalle aziende e sono certificati.
 
La tabella (2) divide gli utili per trimestre (QTRLY = quarterly) e li somma su base annuale, man mano che il tempo passa, perciò gli utili del primo trimestre del 2009 sono quelli dal 1° aprile del 2008 fino al 31 marzo del 2009 (TMT = Twelve Months Trailing).  Si vede la differenza a fine 2009 fra gli utili operating (58 dollari) e quelli GAAP (28,1 dollari). Quest’anno il rapporto prezzo/utili, ossia il rapporto fra il livello corrente dell’indice dello Standard & Poor’s e l’indice degli utili del 2009, secondo gli utili «pro forma» è di 15 volte, proprio come nei conti di Citigroup, altrimenti è di 30,8.
 
La differenza è abissale. Nel primo caso il mercato azionario non è caro, nel secondo lo è. In passato la differnza contabile non era abissale, ma lo è diventata dalla fine degli anni Novanta (3). Al di là della differenza contabile abissale, resta aperta la questione se gli utili si riprenderanno in fretta come nel passato.



(1) http://ftalphaville.ft.com/blog/2009/05/01/55395/you-are-now-entering-the-twilight-zone-citi-says

(2) http://www.decisionpoint.com/TAC/SWENLIN.html

(3) http://www.centroeinaudi.it/notizie/poche-parole-e-tre-grafici.html


le_tre_fasi_du_una_recessione
le_tre_fasi_du_una_recessione
le_tre_fasi_du_una_recessione


recessioni_90_e_00
recessioni_90_e_00
recessioni_90_e_00

la_recessione_in_corso
la_recessione_in_corso
la_recessione_in_corso


utili_2009
utili_2009
utili_2009