Riprendiamo e rielaboriamo i lavori fatti in passato per produrre dei modelli estremamente semplici che affrontano dei prolemi complessi. Il terzo è sul petrolio.

L’ultimo secolo e mezzo ha avuto come coprotagonista il petrolio: basta immaginare che cosa sarebbe il mondo d’oggi senza i trasporti, i fertilizzanti, la plastica. Ci muoveremmo meno, saremmo meno numerosi, e non potremmo avere molte comodità.

Il petrolio si è formato in “tempi geologici”, ed è consumato in “tempi storici”. Non è possibile produrre nuovo petrolio in “tempi storici”, perciò si consuma quello esistente. Si è consumato velocemente quello che ad oggi costa meno estrarre – che è pari a circa un terzo delle riserve. Quello che costerebbe molto estrarre non si è ancora consumato – ed è pari a circa due terzi delle riserve. Dunque il petrolio disponibile per via economica fino ad oggi è stato inferiore al petrolio disponibile per via fisica.

Le alternative al petrolio – le energie dette alternative – sono meno efficienti: un barile produce più energia dei molti giri di pale dei moderni mulini. Quando il petrolio era l’energia alternativa, esso era più efficiente del carbone, l’energia allora dominante. Quando il carbone era l’energia alternativa, esso era più efficiente delle energie allora dominanti: il legname e la forza degli animali e degli umani. Insomma, per la prima volta, l’energia “nuova” è meno efficiente dell’energia “vecchia”. La prima conclusione è che il petrolio è la miglior energia di cui disponiamo.

Il consumo di petrolio aumenta se gli umani diventano più numerosi, e se diventano più ricchi. Il consumo di petrolio, invece, diminuisce con il progresso tecnico. Nel prossimo futuro, dovremmo diventare più numerosi ed i paesi in via di sviluppo dovrebbero diventare più ricchi. Resta dunque - per frenare gli effetti sui prezzi della crescita della domanda di petrolio – solo lo sviluppo della tecnologia. La tecnologia assume la forma delle migliori tecniche d’estrazione e del risparmio energetico. La seconda conclusione è che il prezzo del petrolio ha un movimento “lungo” al rialzo, ma ha delle forti escursioni intermedie al ribasso, come nell'ultima parte del 2014.

Il punto di partenza delle escursioni sono gli impulsi: la crescita dell'offerta e della domanda in un certo arco temporale. Si ha la crescita della domanda, e quella dell'offerta con quest'ultima che proviene ultimamente sia dall'estrazione di petrolio che si ha frantumando le rocce – il famigerato shale-oil, sia dall'offerta “normale” di petrolio. Nel 2013 e nel 2014 la crescita della domanda mondiale è stata eguale alla crescita dell'offerta di shale-oil. Abbiamo assistito – a causa di questa nuova fonte di offerta a fronte di una domanda invariata - ad una notevole caduta del prezzo del petrolio.

Come mai il prezzo del petrolio ha delle escursioni così marcate? Quando l'offerta supera la domanda ed i prezzi cadono, ecco che questi ultimi possono arrivare fino ad eguagliare i soli costi variabili di estrazione del produttore meno caro. (Quando si prevede un prezzo di 10-20 dollari al barile si ha in mente questo meccanismo). Quando la domanda supera l'offerta ed i prezzi salgono, ecco che questi ultimi possono arrivare ben sopra i costi variabili e fissi del produttore più caro (quando si prevede un prezzo di 150-200 dollari al barile si ha in mente questo meccanismo). Non solo, l'imprevedibilità delle nuove scoperte rende ancor più incerte le aspettative e quindi accresce la volatilità dei prezzi. Si noti, infine, che le nuove scoperte, che chiedono molti mezzi tecnologici e finanziari e quindi sono molto costose, abbisognano di un prezzo elevato.

Tutto questo per dire che quando il prezzo corrente è elevato si può immaginare che in futuro ci sarà maggior offerta (e quindi prezzi più bassi), viceversa, quando il prezzo corrente è basso di può immaginare che in futuro ci sarà una minor offerta (e quindi prezzi più alti).