Rispetto al 2011 la situazione dell’esposizione delle banche europee verso la Grecia è radicalmente cambiata. Non è sicuramente questo un elemento che oggi può influenzare in misura significativa l’evolversi della situazione, la quale è finalmente approdata alla fase più prettamente politica del problema. Non era così quattro anni fa, quando l’esposizione delle banche europee nei confronti della Grecia fu l’elemento forse determinante nella scelta delle modalità e nei tempi di esecuzione della risoluzione della crisi debitoria.

Oggi restano due importanti creditori bancari nei confronti della Grecia, Regno Unito e Germania, mentre la Francia, a suo tempo fortemente esposta, ha drasticamente abbattuto i finanziamenti e la presenza locale. Complessivamente rispetto al 2011 l’esposizione lorda delle banche europee è scesa da 160 miliardi di dollari a meno di un terzo, senza considerare che sul picco del 2008 l’ammontare aveva toccato i 300 miliardi di dollari. Solo la Francia è scesa da oltre 65 miliardi a meno di un ventesimo, circa 3 miliardi. Ancora più marginali sono le esposizioni delle banche italiane e spagnole, peraltro già modeste nel 2011.

Come si vede, in termini assoluti la situazione è decisamente diversa e sembra avere valore quasi simbolico. In realtà, nell’attuale situazione di illiquidità del sistema bancario greco rimane importante la componente di finanziamento interbancario (colore rosa scuro del grafico; rappresenta la parte di risorse finanziarie che le banche greche ricevono da altre banche, escluse le banche centrali) ovvero quella parte di finanziamenti che soprattutto le banche inglesi e tedesche hanno continuato ad elargire, almeno fino alla fine dell’anno scorso, e che ha rappresentato un polmone non indifferente per garantire la prosecuzione dell’operatività quotidiana delle banche greche.

I dati si riferiscono a fine 2014 e, ovviamente, le cose possono essere cambiate significativamente nel corso del primo semestre di quest’anno. L’acuirsi della crisi ha obbligato la Banca Centrale Europea a sostenere le banche greche per fronteggiare la costante emorragia di depositi. Ma questa fotografia aggiunge un tassello alla già complessa situazione da cui trapela una relazione tra sistemi bancari che forse è inaspettata. Alla fine del 2014, quando la crisi politica greca era già evidente, le banche inglesi e tedesche segnalavano un grado di fiducia sulla possibilità della Grecia di continuare a restare nell’euro superiore a quanto ci si sarebbe potuti aspettare.

 

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