Si dice solitamente che la moneta perfetta non esista. Questo vale anche per Bitcoin e per le monete crittografiche: pur non essendo perfette, sono comunque monete, con specifici punti di forza, vulnerabilità e trade-off.

Attraverso la tecnologia informatica e la crittografia in particolare, Bitcoin e i suoi numerosi cloni hanno aperto l'era della distribuzione del potere di emissione di moneta. Interamente digitali, le monete crittografiche sono fondate su infrastrutture aperte e collaborative, anziché su organismi centrali di emissione e controllo. Ma Bitcoin è soltanto un surrogato monetario o si può considerare come una “moneta vera”?

Vi sono almeno due modi per rispondere a questa domanda. Uno è strettamente giuridico e considera la definizione specifica di moneta e valuta fornito dall'ordinamento di un paese di riferimento. L'altro utilizza invece un approccio più ampio e si fonda sul concetto di fiducia, di valore percepito e di effettivo utilizzo della moneta in un determinato contesto sociale. A seconda della prospettiva che adottiamo, la risposta alla nostra domanda varia notevolmente.

Bitcoin come moneta e valuta nei differenti ordinamenti giuridici.

Attualmente le monete crittografiche non sono riconosciute come valuta a corso legale in nessun paese del mondo. Infatti, è consuetudine attribuire la definizione di valuta soltanto a monete centralizzate, emesse dalle banche centrali e funzionali al pagamento dei tributi. In assenza di un riconoscimento giuridico specifico, Bitcoin è spesso considerata come quasimoney e in molti paesi occidentali vi si applica per analogia o estensione il corpo legislativo già esistente, non senza difficoltà e punti controversi, e comunque con significative differenze tra una nazione e l'altra. Ogni paese segue infatti una propria definizione di moneta e di valuta, e lo status delle monete crittografiche cambia di conseguenza, producendo effetti diversi soprattutto sul piano fiscale.

In Italia, Bitcoin rientra nella fattispecie giuridica delle monete complementari, ovvero mezzi di scambio accettati su base volontaria e attraverso un accordo privato, che coesistono con la valuta in corso legale. Negli Stati Uniti, Bitcoin è considerata come proprietà o asset patrimoniale, mentre in Australia non è accettata né come moneta né come valuta, perché le transazioni sono equiparate al baratto. La Germania accetta Bitcoin come moneta privata e unità di conto, mentre il Regno Unito la considera una valuta straniera. Del tutto diverso, infine, il caso della Russia, in cui “l'emissione malevole di surrogati monetari” rende punibile con severe pene amministrative qualsiasi attività legata alle monete crittografiche.

Bitcoin come mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore.

Al di là delle definizioni giuridiche, se adottiamo una definizione più ampia di moneta derivata dalla scienze economiche e sociali, Bitcoin è certamente sia una valuta che una moneta. Infatti può definirsi valuta qualsiasi moneta in circolazione in un paese e moneta qualsiasi cosa sia accettata con fiducia da una comunità come mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore.

Generalmente queste tre funzioni della moneta sono collegate e si rinforzano a vicenda: esse però presentano sempre dei trade-off, che mutano a seconda della moneta considerata (ad esempio, efficienza contro stabilità, facilità di utilizzo contro falsificabilità, etc.). Nessuna moneta è mai ottimale in tutt'e tre le funzioni: ogni tipologia presenta caratteristiche differenti che ne rendono l'utilizzo più o meno vantaggioso, perciò si può affermare che la moneta perfetta non esista. Tutto ciò vale anche per Bitcoin e per le monete crittografiche: non sono perfette, ma sono comunque monete, con particolari trade-off, proprietà e vulnerabilità. Analizziamole in sintesi.

Bitcoin come mezzo di scambio.

Bitcoin è accettata come sistema di trasferimento di valore finanziario nell'ambito di una limitata ma crescente comunità globale. Come tutte le monete crittografiche, presenta proprietà apprezzabili quali ad esempio:

Altre proprietà di Bitcoin sono però controverse, ad esempio:

Teoricamente ogni unità e sub-unità monetaria di Bitcoin è uguale all'altra. Nella pratica però bisogna tenere conto degli effetti della tracciabilità. Le bitcoin non possono essere identificate con numeri di serie individuali, è possibile però tracciare le specifiche transazioni e i relativi wallet, essendo il sistema solo parzialmente anonimo. Le istituzioni finanziarie, di conseguenza, possono rifiutare bitcoin provenienti da operazioni sospette, controverse o criminose, per evitare complicazioni sul piano legale.

Esistono aziende il cui compito è di controllare l'origine delle bitcoin e accettare per i propri clienti soltanto quelle con una buona reputazione. Sono soprattutto gli ingenti trasferimenti di capitale a rendere necessaria un'analisi preventiva particolarmente accurata delle transazioni, per evitare di incorrere inconsapevolmente in difficili controversie legali e in perdite finanziarie.

Con le monete crittografiche, dunque, il principio della fungibilità può risultare compromesso dalla visibilità delle transazioni, che permette di discriminare tra monete buone, ambigue o decisamente pessime. Il destino di queste ultime è di avere una circolazione monetaria molto più lenta, o addirittura essere bloccate in modo permanente dai circuiti di scambio.

Per ovviare a questi problemi, monete alternative derivate da Bitcoin come Dash o Zerocoin utilizzano un registro delle transazioni interamente criptato: solo eliminando la tracciabilità si possono assicurare privacy, anonimato e fungibilità assolute.

Bitcoin come unità di conto.

La seconda caratteristica della moneta è quella di essere unità di conto, cioè sistema attraverso cui misurare il valore dei beni e dei servizi scambiati, delle risorse, delle passività e in generale di tutte attività economiche. La stabilità è il maggiore pregio delle unità di conto: le monete soggette a forte inflazione rendono infatti il valore di beni e servizi non comparabile nel corso tempo.

L'utilizzo di Bitcoin come unità di conto è ancora un elemento di grande criticità. Le continue e significative fluttuazioni di prezzo rendono praticamente impossibile un confronto nel tempo dei prezzi denominati in Bitcoin. Le monete fiat generalmente sono stabilizzate dalle banche centrali, che controllano l'offerta di moneta. Ciò però non è possibile con le monete crittografiche, poiché non dipendono da alcuna autorità centrale. Secondo alcuni, tuttavia, una maggiore regolamentazione giuridica delle crittomonete potrebbe favorire la loro diffusione, portando a una maggiore liquidità negli scambi tra Bitcoin e monete fiat, e quindi a una relativa stabilizzazione del prezzo, con un miglioramento anche delle prestazioni come unità di conto.

Bitcoin come riserva di valore

La moneta è infine riserva di valore: rappresenta cioè un mezzo di trasmissione del potere d'acquisto nel tempo, con almeno un certo grado di prevedibilità del suo valore futuro. In questo senso, come ha sottolineato Keynes, la moneta assolve il compito di riduzione dell'incertezza, divenendo il simbolo tangibile delle nostre possibilità future.

Qualsiasi bene può costituire una buona riserva di valore a seconda delle informazioni e delle aspettative che noi abbiamo circa la sua futura domanda e offerta. A questo proposito, i detrattori sostengono che Bitcoin non costituisca un buon investimento a lungo termine, perché è intrinsecamente volatile e non si fonda su alcun valore reale. Gli entusiasti vedono invece in Bitcoin un'eccellente alternativa alle monete fiat, irreversibilmente esposte alla crisi finanziaria e dunque vulnerabili e ad alto rischio nel medio-lungo periodo. Ovviamente sarà solo il tempo a confermare o smentire le opinioni degli scettici e degli investitori.

Conclusioni

Generalmente Bitcoin non gode di riconoscimento legale come valuta e talvolta nemmeno come moneta, soprattutto perché le leggi sono state scritte prima della diffusione e dello sviluppo delle nuove tecnologie informatiche. Espressioni come monete crittografiche, matematiche, computazionali o decentralizzate non trovano ancora un riconoscimento giuridico formale nei nostri ordinamenti. Non si può ignorare tuttavia come Bitcoin e le crittomonete da essa derivate siano monete e valute di fatto, con caratteristiche peculiari in qualità di mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore.

La progressiva smaterializzazione del denaro, la pervasività delle tecnologie informatiche e la diffusione di piattaforme distribuite rendono sempre più frequente l'utilizzo di strumenti alternativi digitali di rappresentazione monetaria, svincolati dalla supervisione istituzionale. Sarà quindi necessario discutere ed estendere opportunamente l'interpretazione delle leggi esistenti, colmando eventuali vuoti legislativi, se si vorrà accompagnare con successo e coerenza giuridica l'espansione di questo nuovi fenomeni.