La Cina resta l’area economica che segnala le maggiori potenzialità di crisi. Il resto dell’Asia (escluso il Giappone) e le altre economie emergenti mostrano anch’essi segnali di tensione ma non paragonabili a quanto sperimentato durante la crisi dei mercati emergenti della fine degli anni ’90. Le economie cosiddette sviluppate sembrano essere completamente rientrate dalla grave crisi finanziaria partita circa un decennio fa.

L’analisi di Nomura (*) utilizza quelli che definisce Early Warning Indicators (EWY) che incrociano le informazioni su alcuni importanti variabili: il peso del credito bancario sul Prodotto Interno Lordo, il costo del debito, il tasso di cambio, i prezzi del mercato immobiliare e l’andamento del mercato azionario. Nel caso della Cina i segnali di una possibile crisi finanziaria nei prossimi 12 mesi sono decisamente numerosi, 43 su un numero massimo di 60. Una conclusione simile è contenuta nelle valutazioni del Fondo Monetario Internazionale.

Questa informazione non rappresenta una particolare novità ma una rielaborazione di una situazione di relativa tensione ormai ben nota alle istituzioni e che richiede interventi per ridurne il potenziale impatto negativo. Sempre nell’analisi di Nomura si evidenzia lo sforzo delle autorità cinesi per mantenere livelli di crescita dell’economia sopra il 6,5% annuo.

La crescita degli investimenti immobiliari interna è il canale, finanziato dalle banche, che è stato maggiormente sponsorizzato nel 2016 per aiutare la crescita del Prodotto Interno Lordo ma che tende ad aumentare la possibilità di una crisi futura. L’altro canale è rappresentato dalla svalutazione del renbimbi, fenomeno che tende ad accentuarsi a causa dei deflussi di capitali nonostante i tentativi della People Bank of China (PBoC) di difendere la valuta cinese e contrastare i disinvestimenti nelle attività cinesi.

Volendo ingarbugliare ulteriormente la matassa la posizione assunta dal nuovo governo statunitense sul tema del cambio del renbimbi è stata abbastanza netta con accuse dirette di manipolazioni da parte della PBoC e conseguenti minacce di contromisure adeguate. In attesa di comprendere meglio l’evoluzione delle macro variabili dei paesi asiatici (ex Giappone) ed emergenti, peraltro caratterizzati da livelli di debiti pubblici bassi, sembra comunque rilevante notare il rientro entro parametri di normalità degli indicatori di potenziale crisi dei paesi maggiormente sviluppati.

(*) Nomura, Global Annual Economicv Outlook - Paradigm Shift, dicembre 2016

 

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