La parola volatilità fa parte di quei termini tecnici finanziari che improvvisamente diventano parte del linguaggio comune, come spread o rating, superando la barriera fisiologica che esiste tra tutte le terminologie appartenenti a campi specialistici, ad uso e consumo degli addetti ai lavori, e la quotidianità della comunicazione. Probabilmente ciò avviene perché un particolare fenomeno si espande fino ad investire gli interessi anche dei non addetti ai lavori.

Dato che la volatilità sembra essere sempre più citata può servire l’osservazione di alcune caratteristiche. Applicata alla finanza, e forse presa in prestito dalla chimica e dalla fisica, la volatilità indica quanto le aspettative su un indice, ad esempio come lo S&P 500 americano, tendano a discostarsi dal valore dell’indice stesso. Queste aspettative possono avere durata molto diversa e vengono misurate dalle opzioni a comprare o a vendere l’indice sulla base di una definita scadenza. Più i valori prospettici tendono a scostarsi dal valore reale dell’indice, maggiore è la volatilità, segnalando il grado di diffidenza degli investitori rispetto al livello corrente delle quotazioni.

Come effetto collaterale si verifica il fenomeno per cui a livelli elevati di volatilità corrisponde una caduta delle quotazioni, situazione che tende ad amplificarsi al crescere del nervosismo e della diffidenza degli investitori. Nella fasi positive degli indici la volatilità tende ad essere bassa, segnalando un grado elevato di affidabilità che gli investitori attribuiscono al livello delle quotazioni. Per questi e altri motivi la misura della volatilità è diventata importante nel segnalare il livello di nervosismo dei mercati azionari e anche di altri mercati.

Infatti, anche le obbligazioni emesse dalle società e dai governi sono soggette a fenomeni di volatilità. In particolare, si può notare come la differenza tra i rendimenti delle obbligazioni societarie e governative (*) abbia un comportamento analogo se non identico al comportamento della volatilità delle azioni. Questo fenomeno si è particolarmente affermato a partire dal settembre 2001 grazie all’espandersi del mercato dei CDS (Credit Default Swaps) ovvero quegli strumenti che misurano la probabilità di fallimento di un emittente di obbligazioni.

Difficile stabilire chi è causa e chi è effetto nella relazioni tra le variabili. La stretta interdipendenza tra affidabilità dei corsi azionari e differenza tra rendimenti offerti dalle obbligazioni societarie rispetto alle obbligazioni governative sembra comunque un elemento di analisi rappresentante una novità in grado, forse, di fornire ulteriori e utili informazioni sulle dinamiche della correlazione tra mercati obbligazionarie ed azionari.

(*) Moody’s Seasoned BAA Corporate Bond Yield decennale , ricavato dal sito della Federal reserve of St. Louis (https://fred.stlouisfed.org/series/BAA10Y#0), a cui viene sottratto il rendimento del Bond decennale USA. Fonte: Nomura Quantitative Investment Strategy: “How Interest Rates Affect Factor Investing and Active Management”, 4 aprile 2017.

 

Cattura
Cattura