I fondi sovrani sono istituzioni finanziarie di proprietà statale preposte all’attività di investimento dei proventi derivanti principalmente dall’estrazione di materie prime e/o dal surplus in valuta della bilancia commerciale. Uno di questi, il più grande del mondo con circa 900 miliardi di dollari in gestione, è il fondo pensione sovrano della Norvegia gestito dalla banca centrale norvegese attraverso la società Norges Bank Investment Management (NBIM). La storia del fondo sovrano norvegese comincia nel 1968 ed è anche abbastanza singolare (*). Obiettivo del fondo è generare rendimenti derivanti dagli investimenti in azioni, obbligazioni e altre asset class tali da fornire allo Stato norvegese le risorse per finanziare il sistema pensionistico e, più in generale, lo Stato sociale.

Un investitore con queste caratteristiche, sia dimensionali che di scopo, rappresenta una particolarità nel panorama degli investitori e dei gestori di portafoglio e merita di essere brevemente approfondita. Essendo lo scopo del fondo generare rendimenti per finanziare la spesa pensionistica, con il vincolo di non intaccare il patrimonio, diventa fondamentale per l’investitore individuare le classi di attività che possono generare il livello di rendimento annuo in grado di centrare così ambiziosi obiettivi.

Un approfondito studio (**) sembra aver fornito la risposta che NBIM cercava. Il nocciolo della questione è il famosissimo e dibattutissimo ERP ovvero il cosiddetto Equity Risk Premium. Nell’analisi svolta si ricava il valore del sovra rendimento delle azioni rispetto alle obbligazioni (appunto ERP) in chiave prospettica basandosi sull’evidenza statistica di oltre cento anni considerando praticamente tutti i mercati finanziari del mondo. Un lavoro decisamente rilevante e che, non dimentichiamolo, è alla base delle scelte di asset allocation di una realtà, come già notato, molto significativa per dimensione e per obiettivi.

Per calcolare l’ERP l’analisi del NBIM usa due criteri complementari.

Il primo (ERP Implicito) si basa sui dividendi distribuiti dalle società quotate, come valore assoluto e come crescita nel tempo, a cui viene sottratto il rendimento delle obbligazioni senza rischio. Questo criterio è particolarmente importante perché è il flusso dei dividendi azionari, oltre alle cedole obbligazionarie, a permettere il pagamento degli oneri pensionistici evitando, se sufficienti, di intaccare il patrimonio del fondo.

Il secondo criterio (ERP Effettivo) considera anche la rivalutazione delle azioni a cui viene sempre sottratto il rendimento delle obbligazioni prive di rischio. In questo caso la necessità di onorare gli obblighi pensionistici considera anche la possibilità di utilizzare le plusvalenze azionarie e non solo i flussi dei dividendi e delle cedole.

Entrambi i criteri sono applicati ad un periodo storico veramente ampio, dal 1900 al 2014. Il risultato indica un premio storico derivante dall’investimento azionario globale rispetto all’investimento obbligazionario privo di rischio tra il 3% ed il 4%.

(*) https://alephas.org/2017/02/09/il-fondo-sovrano-norvegese/

(**) https://www.nbim.no/en/transparency/discussion-notes/2016/the-equity-risk-premium/

Sullo stesso argomento:

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/3271-cento-anni-di-investimenti.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/4429-cento,-trenta,-venti.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/4657-cent-anni-di-finanza.html

 

fondo norvegese
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