Un recente aggiornamento di un’immagine rappresentante l’evoluzione del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale dalla nascita di Cristo ai giorni nostri ha giustamente attirato l’attenzione di molti osservatori ed analisti. La complessità di una analisi così ampia come numero di soggetti e profonda come arco temporale ci ha inizialmente insospettito, arrivando a dubitare delle credibilità dell’informazione.

I nostri dubbi si sono rivelati infondati. L’informazione è stata pubblicata sul WSJ, avendo come iniziale divulgatore il capo economista di JP Morgan, il quale ha utilizzato a sua volta il ciclopico lavoro di un noto storico dell’economia, Angus Maddison. I dati statistici, fermi al lavoro iniziale di Maddison del 2008, sono stati aggiornati all’ultimo decennio.

Senza andare troppo nel dettaglio si può notare che il preponderante peso di India, Cina e altre civiltà asiatiche (escluso il Giappone) all’inizio del periodo e fino alla Rivoluzione Industriale era dovuto al peso preponderante della popolazione rispetto al resto del mondo. Al 75% della popolazione mondiale corrispondeva una quota di PIL analoga.

L’Italia di allora contava circa 8 milioni di abitanti, circa il 3% della popolazione mondiale, generava un valore di PIL più che doppio rispetto alla quota di popolazione ed aveva un reddito pro-capite doppio rispetto al resto del mondo (sic transit...). Poi il motore a scoppio, i telai meccanici e le altre dirompenti innovazioni tecnologiche hanno spostato il baricentro del PIL mondiale, ciò che ha comportato una decisa compressione della quota indiana e cinese a favore delle economie occidentali.

Comprendendo la Russia, nel 1950 il mondo ad occidente di Cina e India rappresentava i ¾ del PIL mondiale, ma con una popolazione complessiva pari a 1/8 dei 2,5 miliardi di abitanti di allora (decuplicati rispetto all’anno zero). A cavallo tra secondo e terzo millennio il fenomeno tende nuovamente ad invertirsi, con Cina e India che cominciano a recuperare velocemente quote di PIL a scapito delle economie occidentali ed, in particolare, della Russia.

 

Il mondo che cambia
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