Come ben noto le statistiche sulle attività finanziarie statunitensi sembrano in grado di fornire informazioni su qualunque recondito angolo della vita economica degli americani a partire perlomeno dall’inizio del secolo scorso. La mole sterminata di dati si accompagna ad una particolare predisposizione all’approfondimento statistico - da parte dei think tank, delle organizzazioni governative, delle banche di investimento e altri soggetti - con effetti a volte stravaganti ma pur sempre con l’intento di tentare di cogliere nuovi spunti di approfondimento della realtà.

Prendiamo, ad esempio, l’evoluzione della composizione dei detentori delle azioni quotate alla Borsa di New York dal 1951 ad oggi. L’analisi (*) scompone il dato per sei categorie di investitori: le Famiglie, i Fondi Comuni, gli ETF (Exchange Traded Funds), i Fondi Pensione, gli Investitori Internazionali ed Altri Investitori. L’obiettivo consiste nell’individuare il peso degli investitori passivi (quelli che replicano gli indici) rispetto agli investitori attivi (quelli che comprano le singole componenti degli indici) e come questo rapporto si sia modificato nel tempo.

Oggi gli ETF, la parte esplicita degli investimenti passivi, rappresentano il 5% della Borsa americana, valore basso ma costruito in meno di un ventennio ovvero a partire dal 1993, anno di comparsa del primo ETF specializzato sulla Borsa americana. Ma il vero fenomeno è un altro, ovvero la drastica riduzione di peso delle Famiglie che superavano il 90% degli investitori in azioni all’inizio degli anni ’50 e oggi detengono meno della metà, il 40%, della Borsa.

Non che le Famiglie abbiano smesso di investire in azioni ma hanno scelto di farlo, almeno in parte, attraverso i Fondi Comuni, la parte esplicita degli investimenti attivi, che infatti oggi detengono un quarto della capitalizzazione di Borsa. Sono cresciuti nel frattempo i Fondi Pensione e gli Investitori Internazionali che insieme rappresentano un altro quarto della Borsa. Questo spaccato, per certi versi sorprendente, dice che subito dopo la guerra la Borsa americana era oggetto di interesse solamente per i residenti negli USA e che nell’arco di quasi settant’anni ha cambiato completamente faccia oltre che dimensione.

Emerge chiaramente come le Famiglie residenti abbiano spostato gran parte dei loro risparmi verso forme professionali (Fondi Comuni) ed istituzionali (Fondi Pensione) di gestione della componente azionaria , pur mantenendo direttamente ancora una quota molto significativa della Borsa americana. Inoltre, questi aspetti sembrano mettere in secondo piano la diatriba tra gestione attiva e passiva, sia perché la parte cosiddetta attiva (Fondi Comuni) può nascondere comportamenti passivi, sia perché la quota passiva esplicita (ETF) rappresenta comunque una parte ancora modesta dell’investimento azionario.

(*) Barclays: “Who owns what - Funds deepen industrial exposure”, ottobre 2017

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