L’attività di stock picking consiste nella ricerca delle società quotate che offrono le maggiori opportunità potenziali di rivalutazione. Si tratta di una attività che si basa sulla determinazione del valore teorico delle aziende secondo i parametri ritenuti più validi dai cosiddetti stock pickers. Una volta individuato il valore ipotetico, avviene il confronto con la valutazione corrente di Borsa, segnalando così le realtà maggiormente sottovalutate quali candìdate a diventare parti del portafoglio azionario.

Questa attività ha subito un drastico ridimensionamento nell’ultimo decennio a causa della crescita degli investimenti passivi, antagonisti naturali della selezione delle singole società, e della lunghissima cavalcata, forse terminata, delle obbligazioni trainate dalla eccezionale compressione dei rendimenti. Che questo interessante metodo di investimento possa ritornare ad interessare gli investitori è difficile dirlo. Forse non ha più ragion d’essere e basta, essendo il dominio degli algoritmi ormai irreversibile.

Sicuramente il contributo dei modelli quantitativi è irrinunciabile e permette di aggiungere metodo e rigore all’attività di investimento e di gestione dei portafogli, azionari e non. Lo stock picking potrebbe essere anch’esso indispensabile in quanto le gestioni passive e quantitative necessitano di materia prima che rimane, relativamente al mondo azionario, la singola azienda quotata. L’unica eccezione è forse rappresentata dalle cripto valute le quali cercano di esorcizzare la complessità ineliminabile dei mercati negoziando il nulla.

Ma lo stock picker merita forse una maggiore considerazione probabilmente per il ruolo artigianale che recita nel teatro dei mercati finanziari. Se un ben noto leit motiv- il diavolo è nel dettaglio - può essere ancora un valido punto di riferimento per gli asset manager, e non solo, allora le singole realtà sono forse esattamente il dettaglio dove andare a cercare la diavoleria che permette di cogliere non solo le caratteristiche della specifica società ma, e qui esageriamo, anche le dinamiche più complesse.

Prosaicamente si potrebbe paragonare l’attività di stock picking ad un giro al mercato sotto casa. A volte si trovano cose che vale la pena comprare perché sono buone e a buon prezzo. A volte si trovano cose scadenti e prezzi inaccettabili. Difficile cogliere le differenze di qualità e prezzo se non ci si aggira per le bancarelle e magari si assaggia un frutto o si ricerca il migliore pollivendolo. Al di là della dimensione e della diversa complessità non è un eresia pensare che i mercati in fondo si somiglino tutti e che le cose buone bisogna andare a cercarle.