A poco a poco, negli anni, in America si è fatto strada un grande idiota, il grande idiota americano. Ogni cosa nasce oggi da un focus group, ogni opinione da un sondaggio, ogni desiderio da uno studio di marketing. A poco a poco, tutto ha preso lo stesso blando sapore, tutto pare uguale. In politica, l'avanzata del grande idiota americano ha coinciso con l'emergere di politici tutti uguali, a destra come a sinistra. Quando parlano, se non sei un idiota, ti senti a disagio. E magari decidi di non votare. George H.W. Bush, Bill Clinton, Al Gore, John Kerry e George W. Bush non erano identici. Ma quando si rivolgevano a te dal televisore ti sentivi preso per un idiota. Lo stesso idiota che vedevi riflesso dappertutto. Il grande idiota americano.

Ora la cosa incredibile, davvero straordinaria, è che Barack Obama per vincere le elezioni appena concluse non si è mai rivolto al pubblico come se questo fosse integralmente composto da persone incapaci di intendere e di volere, e questo a prescindere dal merito. Ogni cosa detta da Obama è stata detta in un modo che risultasse chiara a tutti. Perché non occorre dire cretinate per parlare al popolo, a meno di non ritenerlo semplicemente composto da una massa di idioti. 

Spiace dirlo, ma John McCain - per molti versi un grand'uomo - ha fatto il contrario di quanto ha fatto Obama: ha dato per scontato che il suo elettorato fosse composto integralmente da analfabeti di ritorno come Joe the Plumber, a cui l'unica cosa che interessa sono le tasse. Non che non fosse l'impianto usato da McCain a suo modo sofisticato. Ad esempio, nei suoi discorsi ha fatto ampio uso di due fra le strategie retoriche più usate nella storia americana, la geremiade e il radicalismo rivoluzionario. La geremiade è quel tipo di sermone puritano che dice: siamo venuti qui perché Dio ci ha indicato il cammino, ma strada facendo ce ne siamo dimenticati; occorre redimersi e riprendere il cammino. La versione di McCain è suonata: 'siamo andati a Washington per cambiare Washington e Washington ha cambiato noi; ora dobbiamo ritrovare noi stessi e cambiare Washington'. Il radicalismo repubblicano è quello stranissimo vocabolario politico per cui gli americani si ribellarono agli inglesi in nome delle libertà inglesi. La versione di McCain è suonata: 'Ci opponiamo alla presidenza Bush in nome dei valori del partito repubblicano, in primis l'abbassamento delle tasse per chi ne paga di più'. Ma a prescindere dalla natura sofisticata delle strutture profonde usate per giustificare ciò che non è possibile giustificare razionalmente, McCain si è rivolto a suoi elettori come se fossero ignari del fatto che il maggior responsabile della situazione in cui versano gli Stati Uniti è George W. Bush, e che George W. Bush non ha fatto altro che abbassare le tasse a chi ne pagava di più. Solo chi ha passato gli ultimi otto anni sul lato oscuro della luna può convincersi del contrario. 

Sulla vaghezza del programma di Obama c'è una sola cosa da dire: è un altro aspetto del rispetto che nutre per l'intelligenza dell'elettorato. È ormai evidente a tutti che i programmi elettorali esistono solo per essere disattesi. Qualcuno si ricorda che cosa dicesse il programma siglato dall'Unione per dare vita al governo Prodi? Eppure era un tomo che pesava una decina di chili, la cui produzione ha impegnato una intera fabbrica. 

Il tratto migliore di Obama è il suo pragmatismo, che è un qualcosa che emerge nel fare più che nel dire. 

E le cose urgenti da fare non mancano. Presto sapremo di che pasta è fatto l'uomo, ma grazie al cielo il grande idiota americano per una volta è rimasto al palo.