Agenda Liberale intervista l'economista Giuseppe Russo

Una settimana fa Standards & Poor's ha rivisto al ribasso il sovereign credit rate di lungo periodo dell'Italia portandolo da BBB+ a BBB, ossia a un passo dal jumk rate. È un giudizio equanime, o si tratta di un arbitrio, se non addirittura di una manovra ai nostri danni, come sostengono in molti?

Il debito pubblico è sostenibile se il tasso di crescita nominale del Pil supera il saggio di interesse sul debito. Essendo il secondo del 4% ed essendo la crescita nominale pari all'inflazione (+1,2%) più la crescita reale (-1,8%) ossia pari a -0,6%, vale che -0,6%<4%: l'ipotesi è confutata, il debito pubblico continuerà a salire, il downgrade ci sta. Certo, il Tesoro sta cambiando il mix di emissioni, ossia emette più titoli a breve scadenza (che costano il 2% o meno) che non buoni a lunga scadenza (che costano il 4% o più). Accorciare la vita del debito ossia prendere freneticamente a prestito a brevissima scadenza è l'ultima mossa che il debitore fa un prima di chinare il capo davanti al creditore e gettare la spugna.

Quindi il downgrade non è un “il riflesso meccanico di un paradigma culturale inadeguato,” come ha dichiarato l'On. Fassina.

Il downgrade è corretto. Ma il modello delle agenzie di rating dovrebbe ugualmente essere ribaltato. Solo facendosi pagare dagli investitori anziché dagli emittenti tornerebbero credibili. Altrimenti, come in questo caso, c'è già chi dice che si tratta di una manovra. Peraltro, in passato ho avuto anche io questo dubbio.

Quali saranno nel breve periodo le conseguenze di questo downgrade, se ve ne saranno. I mercati paiono aver reagito senza particolari scossoni.

Mi auguro che il mercato abbia ancora un po' di pazienza, mentre che il governo invece si dia da fare. Se non riparte la crescita il debito non è sostenibile. Se l'Italia vuole onorarlo deve cambiare molto in fretta. Gli investitori spesso sono persone irrazionali ma gli speculatori no, sono razionali e non amano il rischio. Se la prendono sempre con l'ultimo della fila, come fa il leone con la gazzella. Bisogna semplicemente togliersi da quel posto. E' pericoloso starci a lungo.

Che cosa deve fare ora l'Italia per togliersi da quella posizione e risalire la china dei ratings?

Molte cose, ecco le prime che mi vengono in mente:

1 Tetto costituzionale al debito e alla spesa pubblica con tagli automatici al bilancio.

2 Privatizzazione del rapporto di pubblico impiego.

3 Vendita di beni pubblici e aziende pubbliche obbligatoria per abbattere il debito.

4 Abolizione albi e ordini professionali.

5 Riduzione delle regioni.

6 Accorpamento obbligatorio comuni.

6 Federalismo fiscale vero ossia senza sussidi di riequilibrio.

7 Liberalizzazione dei salari nel pubblico impiego.

8 Credito di imposta per chi investe in aziende anche non high tech.

9 Opt out dal sistema pensionistico e sanitario pubblico per gli under 40 con contributi di pura solidarietà.

10 Settimana lavorativa di 42 ore senza aumento di salario.

11 Tassazione regressiva delle aziende. Più sono grandi e meno imposte pagano.

13 Tassazione delle famiglie con quoziente famigliare.

13 Collegare l agenda digitale con una diminuzione permanente degli organici pubblici.

14 Riorganizzazione delle funzioni pubbliche in modo da premiare l'eccellenza.

E potrei continuare.

Il governo del Paese sta andando in quella direzione?

Purtroppo no. Del resto un governo così “largo” può fare solo il minimo. Quanto meno in economia.