Uno studio di Mediobanca (Italian Banking Foundations, Mediobanca Securities, 28 maggio 2012) sulle Fondazioni bancarie aiuta a capire come si muove il loro universo. Anche uno studio pubblicato dalla Stanford University su Mediaset aiuta a capire come si muove il suo universo. Sarebbe utile in futuro avere altri studi sui luoghi che compongono l'intero universo dei cosiddetti "poteri forti" italiani, per poter finalmente discutere di questi argomenti con il supporto dei numeri e dunque con dei ragionamenti più "freddi".

1. Ridotto all'essenziale lo studio su Mediaset sostiene quanto segue: se si analizza la domanda di inserzioni pubblicitarie nei confronti delle televisioni – quelle di Mediaset e quelle della RAI – si scopre che nei periodi in cui Berlusconi è Presidente del Consiglio essa aumenta a favore di Mediaset (e a danno della RAI), mentre il contrario accade quando non lo è. Se poi si va a guardare a quali settori produttivi appartengono le imprese che aumentano la domanda di inserzioni pubblicitarie nei periodi che vedono Berlusconi Presidente, si scopre che si tratta di settori intensamente regolati (per la definizione di settore regolato si veda la pagina 23 dello studio: in breve, le telecomunicazioni sono regolate, le saponette no). La correlazione fra introiti pubblicitari e ruolo istituzionale di Silvio Berlusconi si osserva anche per i giornali che compongono l'universo di Berlusconi.

2. Fine della relazione statistica. Seguono le mie considerazioni a partire dalla relazione statistica.

• Prima considerazione: come mai i settori regolati corrono verso il vincitore di turno – Mediaset con Berlusconi Presidente del Consiglio, oppure la Rai quando i presidenti sono altri? Contano di strappare qualche attenzione? Possibile.
• Seconda considerazione: gli azionisti di Mediaset guadagnano di più con Berlusconi Presidente, e guadagnano di meno quando sono altri i Presidenti. Il che mostra perché possa accadere che il titolo Mediaset risenta degli andamenti della politica italiana in una misura sensibile e per ragioni "fondamentali", non per le "isterie" dei mercati finanziari. Ossia, per dirla in altro modo, se Berlusconi rischia di perdere il proprio potere politico e l'azione Mediaset cade, come accaduto giusto pochi giorni fa, non c'è alcun intento "punitivo" o addirittura un "complotto", ma una mera considerazione sui bilanci futuri della società.

È mai possibile raddrizzare "il legno storto" per avere una classe dirigente di "arcangeli e semi-dei"? In Italia a molti sembra che sia possibile, perché il Bel Paese è disperatamente "marcio", ma l'esperienza altrui dovrebbe indurre qualche dubbio al riguardo. Uno scenario in cui cose simili a quelle italiane non accadono sarebbe infatti quello di un'economia priva di settori regolati. In questo caso non si avrebbe la ricerca di "protezione". Si può contro argomentare che alcuni settori cercherebbero lo stesso la regolazione per acquisire posizioni di vantaggio. E dunque che, alla fine, non è un caso che non esistano economie prive di settori non regolati.

3. Uno scenario alternativo e più realistico è quello in cui esistono i settori regolati, ma dove i componenti del governo in carica non hanno interessi personali che si traducono direttamente in un loro maggior reddito, bensì solo interessi partitici, ossia interessi personali "diluiti", come avviene negli Stati Uniti con le grandi imprese che finanziano le campagne elettorali.

Non si avrebbe però lo stesso un mondo privo di interessi personali, o almeno lo si avrebbe solo per la durata delle cariche. L'esperienza di alcuni leader (per esempio Gerhard Schroeder, il cancelliere tedesco che poche settimane dopo la fine del mandato accettò la nomina di Gazprom a capo del consorzio Nord Stream AG, per la costruzione di un gasdotto dalla costa russa a quella tedesca; o anche Tony Blair, divenuto senior advisor di JPMorgan Chase a pochi mesi dalle dimissioni da premier) dimostra, infatti, che esistono sempre cariche a disposizione quando si smette di essere Primo Ministro o Cancelliere. È abbastanza facile osservare che energia e banca/finanza sono entrambi settori intensamente regolati: ad aleggiare in questi casi è perciò lo spiacevole dubbio che le decisioni di oggi possano essere prese anche pensando al "dopo".