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Senza Costituzione l'Europa non esiste?

No Constitution No Europe?

Categoria/Category
Anno XL, n. 180, luglio-settembre 2005
Editore/Publisher
Guerini e Associati

Abstract

A livello europeo, la continua evoluzione del set istituzionale ha determinato, negli ultimi cinquant’anni, la creazione di una serie di organizzazioni comunitarie la cui interdipendenza con omologhe organizzazioni nazionali e regionali, private e pubbliche, costituisce ormai la colonna vertebrale di un sistema giuridico economico diverso da quelli frutto di intese tra stati e fortemente caratterizzato dalla presenza di un operatore politico invisibile. Non necessariamente questo è un male. L’evidenza è data dai molti casi in cui il modello europeo è preferito a quello americano, che, al contrario, ha una forte caratterizzazione politico-nazionale. Cristallizzare tale fenomeno in una Carta costituzionale potrebbe farci correre il rischio di ripetere gli errori del passato, consegnando al solo legislatore comunitario e alle logiche politiche che lo ispirano la conduzione del processo di creazione del set istituzionale europeo. Questo non farebbe che imbrigliare negli stretti vincoli politici un fenomeno istituzionale che, prima ancora che giuridico, è sociale, economico, antropologico, e che fino a oggi ha dato buona prova di sé, beneficiando del gioco di interessi e di pressioni che i soggetti pubblici, privati, locali, nazionali e internazionali, esercitano sulle istituzioni comunitarie. L’Europa non esiste, ma proprio per questo attrae sempre più risorse, cittadini, stati. L’Europa non esiste, ma proprio per questo convince della bontà delle sue regole, e del suo modello di governo dell’economia e della società, un numero via via crescente di cittadini. L’Europa non esiste, e proprio per questo funziona!

In the past fifty years, the continuous competition and development of the institutional arrangement determined the creation of a network of Community organisations in Europe. Their interdependence with similar public and private organisations, at national and regional level, now constitutes the backbone of a legal and economic system, which, unlike the ones established through interstates agreements, is characterised by the overwhelming presence of an invisible political agent. This is not necessarily dreadful. Evidence is provided by the many cases in which the European model is preferred to the American one, which, on the contrary, enjoys a strong national and political depiction. To crystallize such phenomena in a constitutional Charter might lead to the risk of repeating past mistakes, transferring to the single Community regulator and to the logic which inspires him the guidance of the development process of the European institutional arrangement. In other words, this would simply constrain within tight political boundaries an institutional phenomenon that is not only legal, but also social, economic and anthropological, capable of benefiting from the interplays of interest of public, private, local, national and international actors and the pressures which they exercise on the European institutions. Europe does not exist and, for this reason, it attracts ever increasing resources, citizens and states. Europe does not exist and, for this reason, its rules and its model of governance appeal to an increasing number of people. Europe does not exist and, precisely for this reason, it works!