Stati Uniti. Il meccanismo della crescita era negli ultimi anni fluidificato dalla continua ascesa dei pezzi dei beni immobiliari. Questi hanno prima frenato, poi hanno incominciato a flettere. Il meccanismo si quindi è inceppato e dopo qualche tempo sono emerse le insolvenze che hanno trascinato verso il basso i prezzi delle obbligazioni, che erano costruite intorno ai mutui ipotecari di diversa qualità. La banca centrale dichiara allora che agisce.

Prima in un modo che possiamo chiamare tradizionale, poi in un modo del tutto nuovo e poi in tutti e due i modi. Taglio del tasso di sconto e del tasso di interesse. Scambio dei titoli di stato contro titoli di minor qualità per gli operatori bancari e non. Ad ogni giro la politica monetaria diventa più forte e ad ogni giro ottiene dei risultati meno convincenti: i differenziali di interesse fra i titoli di stato e i titoli privati sono saliti. La borsa è scesa. Il dollaro anche. I tassi a breve sono negativi (un 2% di tasso contro un 4% di inflazione), quelli a lunga sono pari a zero (un 4% di tasso contro un 4% di inflazione).
 
I tassi della banca centrale ed i rendimenti dei titoli di stato ormai possono fare molto poco. Una versione aggiornata della trappola della liquidità di Keynes: 1. i rendimenti delle obbligazioni private sono alti, e possono scendere solo se torna la fiducia, non se scendono ancora i tassi della banca centrale ed i rendimenti del debito pubblico; 2. quando la politica monetaria ha esaurito le munizioni resta la politica fiscale. Le munizioni sono i tassi, ormai negativi, ed i titoli di stato, che possono essere prestati. Ad oggi sui circa 800 miliardi di dollari di titoli di stato che la banca centrale possiede, 400 sono sulla via di essere impegnati. Ne restano quindi 400. 3. La politica fiscale è lenta da mettere in movimento. A parte ogni considerazione sulla difficoltà di fare delle manovre straordinarie proprio prima di una elezione.
 
Possiamo dire che il debito pubblico statunitense va evitato, perché la prossima direzione dei rendimenti è in salita (i prezzi in discesa). Che salgano perché la crisi finisce, o perché sale l’inflazione, il risultato è lo stesso. Le azioni hanno dei prezzi che si spiegano solo a partire dalla previsione di un forte rimbalzo degli utili nella seconda parte del 2008. Cosa che è però difficile da immaginare. L’economia degli Stati Uniti nel 2008 crescerà poco. Vanno evitate le obbligazioni e le azioni, ma queste ultime hanno un rischio maggiore, perché possono flettere ancora. Il dollaro difficilmente potrà salire con dei tassi schiacciati, mentre tutti vogliono diversificare le riserve.
 
Europa. Uno potrebbe investire nelle azioni europee, contando sui migliori utili. Questi hanno da molti anni una dinamica simile a quella statunitense, ma con un ritardo temporale. Dunque gli utili europei nel tempo dovrebbero peggiorare. Uno potrebbe investire in obbligazioni. Attenzione, se tutti comprano le obbligazioni europee lunghe, i rendimenti si schiacciano, ossia i prezzi salgono. Ed il movimento successivo diventa quello della loro salita, ossia con i prezzi che scendono. Resta il debito pubblico a breve, per di più in euro. Non si ha il rischio tasso. Le obbligazioni lunghe non sono attraenti, ma lo sono ancor meno le azioni.
 
Altri paesi. Le azioni di questi paesi sono salite fino a gennaio o perché si pensava che questi paesi erano favoriti dalle loro esportazioni di materie prime in ascesa perenne, o perché si pensava che le loro economie potessero crescere, nonostante gli accadimenti negli Stati Uniti. Da qualche tempo invece le loro borse sono cedenti, a riprova che questi paesi invece di divorziare (decoupling), sono tornati zitti a casa dalla moglie (recoupling). Materie prime. Il loro prezzo sale quando i rendimenti reali sono negativi e la domanda non è cedente. I rendimenti reali sono negativi, ma la domanda di petrolio oppure di rame dovrebbe scendere se le economie rallentano. Non si vede che cosa possa, dal livello che hanno ormai raggiunto, alimentare in maniera stabile il moto ascendente delle materie prime.
 
In conclusione, secondo noi, la cosa migliore è, ancora una volta, avere il “BOT in Euro”. I mercati finanziari si sono sempre ripresi nella storia. Alla fine una soluzione di politica economica la si trova, oppure, se non la trova, i prezzi cadono fino a scontare il peggio del peggio e quindi tornano attraenti. Quando saremo intorno al momento del dunque, potremmo investire i BOT in Euro in opzioni Call, ovviamente sulle azioni. Quando saranno usciti moltissimi libri sull’Impero ormai defunto. Quando tutti diranno che avevano sempre detto che era molto meglio mettere nel materasso le monete auree. Appunto, in quei momenti lì, quelli in cui il cielo sembra essere caduto sulla nostra testa.

 
Dicembre
Stati Uniti
Europa Euro
Azioni Obbligazioni
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Gennaio
Stati Uniti
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Febbraio
Stati Uniti
Europa Euro
Azioni Obbligazioni
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Marzo
Stati Uniti
Europa Euro
Azioni Obbligazioni
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Obbligazioni Liquidità
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Quando la previsione è quella di un’attività finanziaria che va molto peggio di un’altra si ha un giudizio di “---“. Due meno o un meno solo sono giudizi meno negativi. Lo stesso vale con “+++”, e a discendere con due e con un “+”.



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