La trattativa in corso tra Grecia e Eurogruppo sta ovviamente catturando l’attenzione degli osservatori globali. Anche la singolarità del comportamento della Borsa cinese sta evidentemente interessando il mondo imprenditoriale e politico. E’ comprensibile, visto che la perdita di capitalizzazione delle società quotate cinesi nell’arco di un mesetto è pari a dieci volte il debito della Grecia, senza considerare che l’effetto è attenuato dalla tendenza e dalla possibilità delle stesse società a bloccare le contrattazioni quando la direzione non è quella desiderata.

 

Diciamo che per ovvii e meno ovvii motivi siamo maggiormente coinvolti dalle vicende dell’eurozona anche se non è detto che questo tema sia destinato ad essere quello di maggiore rilievo, come auspichiamo, almeno dal punto di vista degli investitori finanziari. Ma lo è senz’altro per gli investitori reali. Un terreno così incerto e scivoloso come quello attuale non è pensabile che induca le imprese a progettare serenamente l’acquisto di macchinari di nuova generazione o l’assunzione di nuova manodopera in previsione di volumi di vendita crescenti.

Se diamo un’occhiata al comportamento del ciclo degli investimenti dall’inizio della crisi ad oggi possiamo toccare con mano di cosa stiamo parlando. Dal picco del 2007-2008 gli investimenti privati nell’eurozona sono scesi del 16%. Come noto il settore più colpito è quello delle abitazioni e delle infrastrutture ma anche i trasporti e i macchinari hanno subito cali importanti. La Germania e l’Austria sono i due paesi dell’eurozona dove gli investimenti sono cresciuti, trainati dal settore immobiliare. La Francia ha sofferto marginalmente mentre tutti gli altri paesi hanno ridotto drasticamente la spesa in capitale fisso.

E’ l’effetto della crisi, ovviamente. Una così pesante e squilibrata perdita di capacità produttiva necessita di tempi lunghi per il riassorbimento e la lunga e ancora incerta mediazione tra i paesi dell’eurozona non è a impatto zero. Lo si può notare guardando il legame tra utili e investimenti (esclusa l’edilizia residenziale) delle imprese europee quotate. Una eventuale caduta degli investimenti delle imprese avrebbe ripercussioni immediate sulle prospettive di utili delle imprese. La reazione delle Borse europee all’incertezza sullo sbocco delle trattative è pienamente e ragionevolmente spiegata da questi timori.

 

EZInve1
EZInve1

 

EZInve2
EZInve2