CAPE è l’acronimo di Cyclical Adjusted Price Earnings. Elaborato dal premio Nobel Robert J. Shiller, il CAPE permette di valutare le Borse sulla base del multiplo più diffuso, ovvero il rapporto tra Prezzo e Utili, rettificando gli utili in media mobile degli ultimi dieci anni per l’inflazione. In questo modo, il ciclo degli utili reali è attenuato. Se troppo alti per alcuni anni sono “limati”, se sono troppo bassi sono “assorbiti” dalla media.

 

(Si possono scaricare i dati della Borsa americana dal sito http://www.econ.yale.edu/~shiller/data.htm).

Il CAPE relativo alle principali società quotate americane rappresentate nell’indice S&P 500 indica una valutazione attuale di circa 26, superiore alla media storica di 16 (calcolata dal 1871 ad oggi). Ci sono stati alcuni momenti, nella lunghissima serie storica, in cui il valore del CAPE è stato più alto dei valori attuali. Questa situazione di valutazione elevata della Borsa americana rispetto ai livelli storici è peraltro associata ad un livello dei tassi a lungo termine che è il più basso dell’intero arco temporale considerato.

La stessa simulazione, applicata all’insieme delle Borse mondiali, offre un risultato differente. Utilizzando un arco temporale più breve, dal 1980 al 2015, si ottiene un CAPE attuale di 18 contro una media storica di 21. Possiamo aggiungere che questo ultimo valore corrisponde alla media della Borsa americana calcolata sull’arco temporale degli ultimi trentacinque anni. Il confronto tra queste informazioni statistiche dice che l’indice S&P 500 è valutato oggi il 20% in più dell’indice globale. Se consideriamo che circa il 50% dell’indice globale è rappresentato dagli USA significa che il resto delle Borse è su valori ancora più bassi di CAPE, circa 15 (21+15=36/2=18), e che la Borsa americana incorpora un premio ancora più elevato.

Vista dal lato opposto sembra evidente l’esistenza di una netta sottovalutazione delle Borse del resto del mondo rispetto all’America. Partendo dal valore di 18 del CAPE delle Borse mondiali è interessante notare come nei cinque anni successivi i corsi azionari abbiano generato ritorni positivi. Ovviamente se il CAPE fosse a 10 le potenzialità sarebbero molto maggiori. E’ anche vero che - statisticamente - gli andamenti negativi quinquennali si sono verificati a partire da livelli di CAPE superiori a 22 mentre per avere andamenti stabilmente negativi il valore dovrebbe essere ancora superiore.

Un'eventuale discesa della Borsa americana comporterebbe una ulteriore compressione delle valutazioni delle Borse mondiali, a parità di condizioni. Se gli altri mercati seguissero l’ipotetico andamento negativo di Wall Street, come è consuetudine, le valutazioni subirebbero una compressione ancora maggiore. Il percorso virtuoso passa ovviamente attraverso un riavvicinamento delle altre Borse alle valutazioni statunitensi, eventualità che potrebbe trovare supporto nelle già contenute valutazioni.

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