Nel caotico scenario di inizio anno è molto complicato provare a mettere dei paletti che possano aiutare a trovare dei punti di riferimento in grado di ridare ordine ad un percorso che sembra sempre più complicato. Il ricorso a parametri di valutazione più o meno sofisticati, accurati ed attendibili sembra un esercizio sostanzialmente privo di significato, pressoché inutile di fronte ai flussi in uscita da qualunque attività finanziaria che non sia qualcosa di molto simile alla liquidità.

In queste fasi di diffuso abbandono delle classi di attività non solo più rischiose ma anche ragionevolmente appetibili è impresa ardua provare a riportare sui binari un treno che sembra solo avere intenzione di deragliare. Se le cose sono sempre più complicate provare a trovare degli spunti che siano semplici e credibili per dare un po’ di impulso alla capacità di investire è forse inutile se non impossibile.

Tra le cose semplici che possono aiutare a dare un senso agli accadimenti possiamo indicare un criterio di valutazione delle principali Borse mondiali basato sul valore del PE (Prezzo /Utili) non dell’insieme delle aziende quotate ma, semplicemente, del valore mediano. In questo modo si prende in considerazione il PE della società che si può considerare rappresentativa delle popolazione delle aziende quotate in quanto si trova esattamente a metà strada tra i valori massimi e minimi del rapporto Prezzo/Utili.

Questo criterio salta altre logiche legate, ad esempio, alla differenza tra grandi e piccole capitalizzazioni e non ha le qualità di strumenti più sofisticati di valutazione delle società quotate. Dice semplicemente che ogni singola Borsa potrebbe essere rappresentata dalla società che sta nel mezzo, grande o piccola che sia e qualunque siano le sue specifiche caratteristiche. Basandosi su questo criterio si può notare l’evidente sopravvalutazione della Borsa cinese rispetto a tutte le altre Borse principali con un valore di PE mediano di 65 (valore del 4 gennaio e che potrebbe essere già sceso verso 50 dopo le ultime caotiche giornate).

Appare abbastanza paradossale che la Borsa di Hong Kong segnali il valore più basso del campione, con un PE di 10, sei volte inferiore a quello della grande Cina. Anche la Borsa indiana sembra cara, ma molto meno della Cina avendo un PE intorno a 25. Un altro aspetto interessante è rappresentato dalla vicinanza della valutazione mediana delle principali Borse dei paesi sviluppati, con PE compresi tra 15 e 20 (sebbene non inserita nel grafico anche la Borsa italiana è compresa tra questi valori).

 

Caracina
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