La Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi a breve - il tasso di sconto ed il tasso sulle riserve, portando il primo a zero ed il secondo a -0,4%. Ha, inoltre, deciso di aumentare gli acquisti mensili di obbligazioni sia del Tesoro sia private (purchè siano “investiment grade”, ossia di qualità buona ma anche non eccelsa). Ha, infine, deciso di finanziare ai tassi prevalenti (ossia per ora nulli) le banche qualora queste finanziassero l'economia reale - un'operazione detta TLTRO = Targeted long-term refinancing operations.

Il primo obiettivo è spingere le banche a finanziare l'economia reale, perchè se parcheggiano la liquidità presso la banca centrale ci rimetttono – i tassi sono nulli o negativi, e, se vogliono aumentare i crediti, sono finanziate a tassi per ora nulli - il TLTRO appunto. I critici di Draghi sostengono che, se la curva dei rendimenti continua ad essere schiacciata - i tassi a breve sono negativi e quelli lunga pur superiori sono a dei livelli minimi, le banche guadagnano molto poco - le banche guadagnano se la curva dei rendimenti è ripida, con i rendimenti a lunga elevati come livello e non come differenza con quelli a breve, e dunque non aumentano i crediti erogati.

L'altro obiettivo è schiacciare il costo del debito pubblico fino a quando la ripresa non diventi stabile. Se così non si facesse, il costo del debito pubblico dei Paesi detti “malmessi” potrebbe aumentare. Il debito pubblico in assenza di crescita continua ad essere cospicuo. Ossia sale, e, nonostante questo, il suo costo scende. I critici di Draghi sostengono che più la banca centrale schiaccia il costo del debito, meno incentivo si ha in campo politico per portare sotto controllo la spesa pubblica. E dunque che non serve schiacciare il costo del debito per migliorare i conti pubblici. Anzi, il bilancio dello stato è lasciato così come è, proprio perché il costo del debito è schiacciato.

Ha ragione Draghi, oppure i suoi critici? La risposta è: entrambi. Se ci si concentra nel breve termine ha ragione il primo, se, invece, ci si concentra nel lungo termine, hanno ragione i secondi. Esiste un modo per uscire da questa biforcazione del breve-lungo termine? Sì, e potrebbe essere quella del rilancio degli investimenti nelle infrastrutture – il piano Juncker, e l'acquisto da parte della banca centrale delle obbligazioni legate alle spese pubbliche minute – quelle a livello locale.