Da tempo la nostra tesi sostiene che l'ascesa dei prezzi delle azioni statunitensi (e non solo) dipende soprattutto dai bassi rendimenti delle obbligazioni. Da cui segue la previsione che l'ascesa dei corsi delle azioni dovrebbe prima frenare per poi flettere come livello. Ciò avverrebbe con i rendimenti delle obbligazioni che danno un segnale definitivo di rialzo.

Il contenzioso commerciale si è così aggiunto al timore di un rialzo dei rendimenti obbligazionari e dunque abbiamo avuto una doppia spinta verso una borsa debole.

Alla fine la borsa statunitense (in verde) è flessa dai massimi di gennaio e non mostra segni di un ritorno su un sentiero ascendente. In questo è imitata da quella giapponese (in grigio), e da quella tedesca (in arancione), che è addirittura finita in campo negativo. Il primo grafico mostra questi andamenti. I rendimenti di periodo (cedola maturate più la variazione del prezzo) delle obbligazioni decennali sono stati negativi negli Stati Uniti, e leggermente positivi o negativi in Giappone e Germania. La prima tabella mostra questi andamenti.

Norta sulla formazione del governo in Italia

Per quel che riguarda le attività finanziarie italiane - osservate dopo il risultato elettorale che ha visto prevalere “i critici degli assetti prevalenti” - per ora c'è poco da dire, perché la nostra borsa si è mossa conformemente con le altre, mentre il differenziale di interesse con l'obbligazione decennale tedesca – il sismografo del rischio del nostro debito pubblico - resta compresso. A questo punto – dopo due settimane di accordi andati a vuoto - dovremmo avere l'incarico per un cosiddetto “esploratore” e non un “pre-incarico”. Nella storia della Repubblica un esploratore non è mai diventato Presidente del Consiglio, e dunque è una figura di ricucitura volta a prender tempo. Insomma, per sapere di più sul prossimo governo dobbiamo aspettare ancora.

Nota sulla Siria aggiunta il 15 aprile

Abbiamo ricordato nella nota le vicende statunitensi, come la ripresa salariale, l'attesa di maggior deficit pubblico, le tensioni sul fronte del commercio internazionale, e, infine, le vicende legate alle grandi imprese informatiche, ma non abbiamo mai accennato alla crisi siriana. Ecco perché. Essa si è per ora materializzata in un’operazione congiunta – statunitense, francese, britannica - circoscritta a tre obiettivi militari. Con l’utilizzo di cento missili, senza nessun morto, e senza alcuna risposta da parte di chi ha subito l’attacco, non possiamo chiamare quanto accaduto una guerra. Mosca ne era al corrente, altrimenti come spiegare che la contraerea russa non abbia sparato un colpo. Questo per quel che riguarda la Siria. Relativamente alla formazione del governo in Italia si fa fatica a comprendere perché mai alcuni chiedano la formazione urgente di un esecutivo per effetto della (a nostro avviso finta) guerra siriana, e perché mai altri si schierino secondo fedeltà atlantiche oppure secondo desideri “terzo forzisti”.

primotrimestre2018
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