Mohamed El-Erian è un noto investitore attualmente capo economista del gruppo assicurativo Allianz. Ha segnalato un grafico con il seguente commento: “Here's an example of a picture being worth a thousand words”. Non si può che condividere, anche perché è consuetudine ormai consolidata il riferimento ad immagini che focalizzino l’oggetto dell’analisi con maggiore efficacia delle parole. Purtroppo in questo caso sembra inevitabile spendere qualche parola, probabilmente di troppo.

Prima un breve chiarimento sul grafico in questione perché’ non è detto che sia così ovvio il contenuto. Si fotografa il valore del rapporto tra prezzo di Borsa (P) e utili (E) delle banche rispetto al valore di P/E della totalità delle società quotate dell’eurozona. Balza all’occhio come le banche della ottengano oggi un ‘punteggio’ persino inferiore ai periodi di crisi del 2009, del 2011 e del 2016.

Deve essere chiaro che il punto non risiede nello stabilire se questo valore sia corretto o meno, questione di competenza di altri. Il tema che il grafico solleva riguarda l’esistenza di una fragilità ormai ultra decennale che non può essere imputata a qualche banchetta che capotta qua e la per l’eurozona, peraltro in modi e tempi certi e prevedibili, e tantomeno all’esistenza di un rischio sistemico nascosto.

Bisogna aggiungere che ormai è assodato che sul tema delle banche si è imposto una sorta di anti-tecnicismo che impedisce qualsiasi ragionamento di tipo industriale o aziendale e che determina una sorta di assuefazione agli eventi, che siano italiani, tedeschi o ciprioti, lasciando spazio esclusivamente a feroci, e probabilmente inutili, polemiche tra i soliti soggetti con il contribuente come convitato di pietra.

Altrettanto rischiosa è la strisciante delegittimazione delle istituzioni - banche centrali e istituzioni europee - che questa perdurante situazione alimenta e che rende sempre più impellente la necessità di affrontarla, tema questo che implica l’abbandono di atteggiamenti di sovranismo finanziario che trovano poi facile eco e seguito nell’arena politica. Anche perché sembra che nel resto del mondo le banche godano di discreta salute e reputazione, negando l’ipotesi che sia una settore ormai inutile e superato.

Infatti, sebbene il settore bancario non abbia ancora recuperato i valori borsistici di inizio 2006 si nota una evidente differenza tra aree geografiche (secondo grafico). La banche americane hanno recuperato oltre l’80% del valore (linea verde), le trenta maggiori banche del mondo sono al 65% (linea blu) mentre le banche dell’eurozona sono ancora sotto al 30% dei valori di gennaio 2006 (linea viola).

 

banche fine anno puppus 1
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