Il modello detto della Federal Reserve (Fed Model) compara il rendimento delle obbligazioni (la cedola diviso il prezzo corrente) col rendimento delle azioni (l’utile previsto ad un anno da oggi diviso il prezzo corrente). Se, per esempio, il rendimento delle obbligazioni è del 5% ed anche quello delle azioni del 5%, allora si dice che i due investimenti si equivalgono.

Se il rendimento delle obbligazioni è superiore si dice allora che le obbligazioni sono meglio, e viceversa se è superiore. Semplice e chiaro. Su un ragionevole orizzonte di un anno e considerando che le azioni hanno un profitto che varia, mentre le obbligazioni hanno una cedola che non varia, si possono fare delle comparazioni sensate. Formalmente abbiamo tre dati certi, la cedola ed il prezzo delle obbligazioni, che insieme formano il rendimento delle obbligazioni, ossia “i”, ed il prezzo delle azioni, ossia “P”. Stimato è solo l’utile ad un anno da oggi “U* ”.

i = (U* | P)
i > (U* | P) le obbligazioni sono meglio
i < (U* | P) le azioni sono meglio

Un modello che compara un rendimento corrente (le obbligazioni) con un rendimento atteso (le azioni), dà il miglior segnale a favore delle azioni quando i rendimenti sono bassi e gli utili stanno esplodendo.

Come è avvenuto dopo il 2001. I rendimenti delle obbligazioni scendevano e per la politica monetaria espansiva e per gli acquisti di titoli del tesoro da parte delle banche centrali dei paesi in via di sviluppo, mentre le imprese stavano ristrutturando, facendo grandi profitti.


Il modello potrebbe dare un segnale di acquisto molto esplicito anche oggi. I rendimenti delle obbligazioni sono infatti di nuovo schiacciati, mentre gli utili potrebbero cadere nei primi mesi del 2008, per poi rimbalzare a fine anno. Se l’economia riprende a crescere allora i rendimenti delle obbligazioni salgono, venendo meno il bisogno di ridurre il rischio, e gli utili salgono, alzando di molto il rendimento delle azioni. Il rendimento delle azioni sale molto più di quello delle obbligazioni, per cui anche se i prezzi delle azioni salgono, il loro rendimento resta attraente. Proprio come nel 2003 fino al 2006.


Questo modello giocherà un gran ruolo nel 2008. Cruciale è la stima dell’andamento degli utili. Essi riprenderanno subito? Cadranno per due trimestri per poi rimbalzare? E se rimbalzano, di quanto?  Allo stato possiamo solo dire che è ragionevole pensare che negli Stati Uniti gli utili potrebbero flettere o restare piatti per due trimestri per poi rimbalzare. Ma non riusciamo a immaginare l’entità del rimbalzo. In Europa le stime sugli utili dovrebbero venir riviste al ribasso nei primi due trimestri per poi assumere la conformazione al rialzo, detta “a gomito”, proprio come negli Stati Uniti. Ma, di nuovo, non riusciamo a immaginare di quanto. Seguiamo o non seguiamo fin da subito il Fed Model? Non ancora, non tutte le informazioni negative sono scontate (per esempio la vicenda degli assicuratori dei mutui ipotecari, la tenuta della crescita cinese, ecc) ed è ragionevole essere scettici sull’inclinazione dell’andamento a gomito (nel ciclo precedente la sua forte inclinazione dipese dai risultati esplosivi del settore finanziario e di quello petrolifero, due eventi difficilmente ripetibili).