Da qualche tempo negli Stati Uniti si discute se il tasso di inflazione ufficiale sia appropriato. I tassi di inflazione ufficiali negli Stati Uniti sono due, quello che include il prezzo delle materie prime, e quello che lo esclude. I due indici divergono quando i prezzi delle materie crollano, oppure esplodono.


La discussione verte su quale indice sia migliore per giudicare la propensione all’inflazione dell’economia. Da qualche tempo si discute, e non nei siti di quelli che vedono complotti ovunque, ma in quelli di gente seria, se anche il tasso di inflazione senza le materie prime non sia troppo basso. A complicare le cose, nel corso del tempo sono infatti cambiate le metodologie del calcolo, ed ogni serie successiva mostra dei valori di inflazione inferiori a quelli che si avrebbero calcolando la stessa serie col vecchio metodo.
 


Ora se l’inflazione vera è diversa da quella ufficiale, e la differenza è marcata, i giudizi sugli andamenti economici cambiano, soprattutto se l’economia cresce poco.


Per esempio come va il prodotto interno lordo? Se questo passa da 10 mila a 11 mila miliardi di dollari, rileva sapere quanta parte è crescita vera, e quanta parte è solo crescita dei prezzi. Per crescita “vera” si intende quanto è variata la produzione fisica di beni e servizi. Se l’inflazione è zero, allora la crescita da 10 a 11 mila miliardi è pari al 10%. Se l’inflazione è pari al 10%, allora la crescita è pari a zero. Se l’inflazione è del 5%, la crescita reale è del 5%. (Il calcolo dell’inflazione del sistema economico non è fatto con l’indice dei prezzi al consumo, comunque calcolato, ma con un indice che tiene conto di tutto, il “deflatore” del PIL).
 
Usando gli indicatori ufficiali di inflazione il PIL evidentemente è cresciuto come si è sempre saputo, ma, se gli indicatori sottostimano la crescita dell’inflazione, il PIL è cresciuto meno. E tanto meno cresce il PIL, tanto maggiore è l’importanza dell’indice che lo deflaziona. Se il PIL reale cresce, come negli ultimi tempi, poco, poniamo dell’1%, allora sbagliare il calcolo dell’inflazione diventa rilevante. Se uno sostiene che il PIL reale cresce del 1%, perché deflaziona la crescita nominale con un indice pari, poniamo, al 2%, e si sbaglia, perché il deflatore vero è del 4%, allora il giudizio sugli andamenti dell’economia è sbagliato. Nell’esempio fatto, si avrebbe, con un deflatore del 4%, una contrazione del PIL del 1%. E invece di sostenere che la recessione è stata evitata, si penserebbe a come uscirne. Se si vuole, quando i mercati finanziari si muovono molto su questo tipo di informazioni, il rischio di farsi delle opinioni sbagliate è elevato.