In Europa. Syriza vince in Grecia, con la sua coalizione di trozkisti, marxisti, e comunisti, e a Parigi la destrorsa Marine Le Pen festeggia ‘‘l’enorme schiaffone dato all’Unione europea’’. Come la mettiamo? La mettiamo che la lotta all’austerità e alla forma mentis neoliberista che ha plasmato l’Europa unisce destre e sinistre, come dimostra anche il fatto che Alexis Tsipras ha deciso di formare il suo governo assieme agli indipendentisti greci, conservatori e sovranisti.

La troika non è riuscita a mandare un suo altro inviato ad Atene, cinguetta Podemos, il gruppo antisistema che si sta formando -- e va forte nei sondaggi, anche se ha ancora tutto da dire -- in Spagna in vista delle elezioni del prossimo autunno. Le sinistre vorrebbero l’esclusiva sulla vittoria e sulle lezioni della vittoria -- basta leggere Zoe Williams sul Guardian (1), che vorrebbe una sinistra radicale anche a Londra, non solo quel Labour senz’anima -- ma per ora devono condividere la festa con molti altri celebranti, senza alzare troppo il sopracciglio.

E se il Wall Street Journal dice che questo è il risultato di un’Europa che non ha fatto le riforme che doveva fare e ha accettato di vivacchiare nella stagnazione (2), l’imputato numero uno oggi è il neoliberismo, che un po’ se lo merita, come scrive la Deutsche Welle (3).

Lo ha spiegato lo stesso Tsipras (4): ‘‘All’inizio degli anni Novanta, i socialdemocratici europei hanno fatto un’alleanza con la destra per promuovere il neoliberismo in Europa -- una cosa che ora stanno pagando a caro prezzo durante la crisi economia. Ecco perché credo che la Sinistra sia l’unica speranza per sopravvivere. Le politiche di austerità adottate dai conservatori e dai socialdemocratici hanno raggiunto il loro picco, così come i target fiscali imposti dall’Ue, che non sono più raggiungibili da alcun paese’’.

Ecco che si cambia, e si spera, come dice il presidente francese, François Hollande, augurandosi di poter lavorare con Syriza in nome della crescita (lui che di crescita non ne ha mai vista). Sapendo che Bruxelles ha festeggiato l’elezione anticipata in Grecia con la convinzione di portare stabilità e ora si ritrova a dover affrontare un altro guaio: perché si possono estendere le scadenze dei prestiti e si possono allentare le imposizioni rigoriste, ma il consolidamento dei conti che chiede Tsipras non è comunque accettabile. Si può festeggiare tutti insieme, si può accettare la decisione democratica dei greci, ma anche Berlino ascolta il suo, di popolo, e la sua volontà.

Negli Stati Uniti. C’erano tutti, domenica, all’evento annuale a Palm Spring, in California, organizzato da Freedom Partners, l’hub del network di organizzazioni gestito dai miliardari e temutissimi fratelli Koch.

I repubblicani più chiacchierati in vista di un’eventuale candidatura nel 2016 si sono presentati all’incontro (per la prima volta trasmesso in streaming), parlando di economia e di politica estera, litigando tra loro e riavvicinandosi -- non certo volontariamente: contro Barack Obama sono tutti d’accordo -- alla retorica populista che agita anche la sinistra americana: la diseguaglianza.

I senatori Ted Cruz (Texas) Rand Paul (Kentucky) e Marco Rubio (Florida) hanno parlato per 80 minuti in quello che è considerato il primo dibattito informale per la stagione 2016 (Cruz e Paul indossavano gli stivali da cowboy, Rubio era in abito): sulla politica estera ci sono già state scintille, soprattutto nei confronti di Rand Paul, il più isolazionista di tutti. Sulla diseguaglianza invece ci sono state convergenze, ma la distinzione con la politica obamiana è parsa un po’ labile (5). Cruz ha detto: chi sta meglio ‘‘è il top 1 per cento, i milionari e i miliardari con cui il presidente ama fare il demagogo, un paio sono anche qui stasera. Le persone che più hanno sofferto -- ha aggiunto Cruz -- negli ultimi sei anni sono gli uomini e le donne che lavorano’’. La famosa middle class cui Obama ha parlato direttamene, con un tono spavaldo, nell’ultimo discorso sullo Stato dell’unione. Secondo Cruz, leader improprio della corrente Tea Party del Gop, la descrizione fatta dal presidente dell’economia attuale è ‘‘una realtà alternativa’’: ‘‘Rido ogni volta che Obama o Hillary Clinton parlano di diseguaglianza, perché la diseguaglianza è cresciuta enormemente con le le loro politiche’’.

Ma se Rubio ha già detto in passato (6) che dire ‘‘a un gruppo di persone che non sta bene perché altri stanno meglio è divisivo’’, incita le guerre di classe, Cruz è meno determinato di così: come ha scritto Vox.com (7), quando parla, il senatore assomiglia a Elisabeth Warren, la più populista tra i non-candidati (per ora) alle elezioni del 2016 tra i democratici. La middle class non sta bene, stanno bene i ricchi: per i Tea Party la colpa è del big government obamiano e della sua tendenza a favorire i donatori ricchi e influenti, meglio ancora se stanno a Wall Street. Ma nel merito -- la diseguaglianza -- suona abbastanza simile, si tratta soltanto di diverse forme di ‘‘cronyism’’, come ha scritto una volta uno dei fratelli Koch, Charles (8)

http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/jan/25/syriza-uk-left-labour

http://www.wsj.com/articles/the-greek-warning-1422232384

http://www.dw.de/opinion-solidarity-with-greece-makes-economic-sense/a-18214848

https://www.jacobinmag.com/2015/01/alexis-tsipras-interview-syriza/

http://www.washingtonpost.com/blogs/post-politics/wp/2015/01/26/ted-cruz-rand-paul-and-marco-rubio-decry-income-inequality-clash-over-foreign-policy/

http://politicalticker.blogs.cnn.com/2012/05/24/video-rubio-calls-out-obama-as-divisive/comment-page-5/

http://www.vox.com/2015/1/21/7866739/ted-cruz-1-percent

http://www.wsj.com/articles/SB100008723963904438474045776298414765