Questa settimana commentiamo: 1) l'andamento dei mercati finanziari globali sulla base di due soli grafici, 2) l'impressionante crescita economica dell'Irlanda, e, più in generale, il problema della misurazione del PIL, 3) l'andamento molto dibattuto della borsa inglese in tre grafici.

 

I mercati finanziari sono sulla difensiva

Si possono – è usanza diffusa - osservare le variazioni giornaliere, settimanali, mensili degli indici e trarre da questi andamenti dei giudizi. Un altro modo è quello di osservare in modo diverso gli indici. Per esempio, qual è il tema che va per la maggiore. Si hanno i titoli “difensivi” e quelli “offensivi”. I primi sono quelli che risentono poco del ciclo economico: per esempio i prodotti per l'igiene. A meno che i consumatori decidano di non usare più o di usare istericamente più volte al minuto i saponi e gli shampoo, il consumo di questi prodotti varia poco. I secondi sono quelli che risentono del ciclo ed hanno una durata tecnica tale da poterne rimandare l'acquisto: per esempio le automobili, che se il reddito corrente ed atteso è basso non verranno comprate perché tanto – seppur diventate delle carrette - servono allo scopo. Bene, si prendano l'indice dei titoli difensivi e lo si divida per quello degli offensivi. I titoli sono quelli dei Paesi sviluppati. Dal 2007 da quando si è palesata la crisi i primi vanno meglio dei secondi, segno che gli investitori preferiscono il reddito d'impresa che cresce poco ma è stabile. Dal che si arguisce che lo scetticismo nei confronti della crescita è “strutturale”, e dal che si arguisce anche che l'osservazione degli indici come tali – senza distinguere fra settori – può essere fuorviante in sede di giudizio sui mercati finanziari (primo grafico).

Per controllare se questo scetticismo verso il futuro sia o meno diffuso, si osservi l'andamento dei rendimenti delle obbligazioni dei Tesori. La loro discesa è continua, soprattutto nell'Euro-area e in Giappone. Un segno che si preferiscono i titoli sicuri in un contesto di grande incertezza. I titoli di stato dei Paesi maggiori non hanno il rischio emittente – i Tesori sono, infatti, solventi – mentre hanno un rischio tasso. Se le nuove emissioni mostrano un rendimento maggiore, quello delle vecchie emissioni deve diventare eguale a quello delle prime per rendere omogenei i titoli. Poiché la cedola è fissa, il rendimento sale, se il prezzo scende. E, se il rendimento da dei livelli minimi sale, il prezzo scende molto. Chi acquista le obbligazioni con i rendimenti correnti avendo il movente del reddito (quindi non le banche centrali) non teme l'effetto tasso, e vuole l'effetto rischio emittente nullo (secondo grafico).

dichecosasiparla11
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La crescita impressionante dell'Irlanda

I Sauditi da tempo vogliono collocare in borsa l'Aramco, che dovrebbe valere molte volte più di Apple. Decidono di portare la sede legale fuori dall'Arabia. La portano a Milano, perché - come afferma il neo-sindaco - “a Milano si vive bene”. L'economia milanese esplode, perché sono registrati come “italiani” i dividendi trattenuti dell'Aramco. La gran massa dei milanesi avrebbe però lo stesso reddito di prima. La stessa cosa – reale e non immaginaria - accade in Irlanda. Grazie ai minori carichi fiscali e alla lingua – l'inglese, che tutti sanno - molte imprese si spostano (legalmente non con gli impianti) nella “Tigre celtica”. Ed ecco che la sua economia esplode (1), (2). C'è subito chi in Italia invita ad imitare il modello irlandese, e mostra una percorso per ridurre le imposte che attraggano le imprese (3).

La vexata qaestio della misurazione del PIL va compresa per evitare di trarre delle conclusioni affrettate, come avviene spesso nella polemica corrente. Il PIL misura le variazioni nella produzione di beni e servizi, una variazione che si può misurare solo se si hanno scambi. Per questa ragione la produzione di mine anti uomo è misurata, mentre la felicità che procura una gita fuori porta in bicicletta (i.e. niente ristoranti e niente benzina) non è misurata. Il PIL misura la costruzione di nuove case, non la vendita di case esistenti – ossia misura i soli flussi. Se i benestanti corrono (o correvano dopo il Brexit) a comprare le case esistenti a Londra, ecco che il PIL britannico non varia, mentre varia (in su) il cambio della sterlina che viene domandata per comprare le case già costruite. In questo caso il PIL non varia, mentre varia la sterlina, che fa aumentare il PIL, se misurato con i cambi correnti. Con la sterlina forte il PIL inglese è di molto maggiore di quello francese (un'economia sviluppata delle stesse dimensioni), mentre con la sterlina debole quest'ultimo è di molto maggiore (4).

1 - http://www.ft.com/cms/s/0/8a1ebc9c-4846-11e6-8d68-72e9211e86ab.html?siteedition=intl

2 - http://www.ft.com/cms/s/0/8aa35fae-7f9f-11e4-b4f5-00144feabdc0.html#axzz4E5iNZiGS

3 - http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/07/14/riforme-renzi-lezioni-irlandesi___1-v-144401-rubriche_c749.htm

4 - http://www.economist.com/news/finance-and-economics/21702184-it-not-easy-compare-size-economieseven-across-channel-econometrics

L'andamento della borsa britannica

Molti – nei social network dove si trova un gran numero di esperti - ne parlano sottolineando come essa sia tornata ai livelli pre-Brexit, e da ciò concludendo che Brexit poco conta. Essa – notano poi - è andata meglio di quella tedesca - linea gialla (grafico 1), per cui non solo Brexit conta poco, ma è l'Euro-area ad essere debole. La correlazione fra euro-scettici e commentatori entusiasti degli andamenti della borsa britannica è vicina a 1. Intanto l'andamento del FT-100 è diverso da quello del FT-250 - linea blu (grafico 2). Il primo indice ha molte imprese internazionali che ottengono dei risultati migliori, se la sterlina si svaluta, mentre il secondo risente molto degli andamenti del mercato domestico. La metà dei profitti (e dei dividendi) nel caso del FT-100 si forma, infatti, all'estero (1). Perciò l'andamento della borsa britannica – quella internazionale e non quella domestica – è trainata anche dal cambio della sterlina che è caduta del 15% sia contro il dollaro sia contro l'euro (grafico 3). I grafici partono dalla scorsa estate (livello pari a 100), quando si è avuta la prima scossa di origine cinese.

(1) http://ftalphaville.ft.com//2009/10/12/77211/sterling-and-the-uk-stock-market/

 

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