La vittoria di Macron ha generato tre narrazioni: A) la Francia è tornata protagonista (1); B) un accordo con la Germania è possibile per la prima volta da un decennio (2). La narrazione B) è suddivisa nella sub-narrazione di quelli che credono nel rilancio del progetto europeo (3), e di quelli che credono il rilancio sarà molto difficile da ottenere (4); C) la vittoria di Macron, celebrata al Louvre sotto la piramide di Mitterand, ha alimentato il timore dell'ennesimo complotto delle élite sovra-nazionali (5). Di seguito saltiamo la cronaca - sia quella seria sia quella faceta - per concentrarci sul dissenso in tema di politica economica fra Francia e Germania.

1 - Il dissenso

La contrapposizione (6) fra l'“austerità” - voluta dalla Germania, e, in generale, dai Paesi del Nord - e la “flessibilità” - voluta dalla Francia, e, in generale, dai Paesi Latini - non è sorta durante la crisi recente, quando si è diffusa (7) l'espressione pop di “cicale” - i Paesi del Nord - e formiche” - i Paesi del Mediterraneo. Essa – nello specifico della contrapposizione nel campo della poltica economica fra Francia e Germania - ha origine nel lontano secondo dopoguerra, come elaborazione della tragedia che si era appena conclusa. La complicata vicenda è ripresa nel prossimo paragrafo sulla base di un libro di recente pubblicazione (8). La sua lontana origine ne ha nascosto la portata durante i primi tre decenni di euforia dopo la guerra – i cosiddetti “Trenta Gloriosi”. Anche a seguito degli accordi di Maastricht – quelli sui vincoli di deficit e di debito (9) - la contrapposizione non si è palesata, perché non stava accadendo nulla di grave, mentre essa è emersa con la crisi finanziaria, più precisamente con la vicenda greca (10).

2 – Le articolazioni del dissenso

Prima della seconda guerra, e per tutto il secolo precedente, la Francia era stata - nonostante la tradizione “super-centralista” - un Paese “mercatista”. Prima della seconda guerra, e per tutto il secolo precedente con la forzatura “ultra-dirigista” nel periodo nazista, la Germania era stato un Paese “dirigista”. Oggi è il contrario. Perché mai? Si fanno queste ipotesi:

  • La sconfitta nella seconda guerra spinge i francesi nella direzione dell'intervento pubblico, quindi verso il “dirigismo”. Quest'ultimo era visto come il demiurgo di uno stato forte, a sua volta concepito come uno strumento per non perdere più le guerre con la Germania (ben tre in meno di un secolo: 1870, 1914, 1940).

  • Al contrario, la sconfitta totale del Nazismo spinge i tedeschi verso la delimitazione dell'intervento pubblico. L'esperienza li spinge verso il “mercatismo” per impedire la formazione di uno stato forte, che, nel caso tedesco, era diventato, come noto, “totalitario” come l'Unione Sovietica (11). Nel caso tedesco, il “mercatismo” assume la forma dell'“Ordoliberalismus” - laddove lo stato decide le regole della competizione “vera” e interviene solo a favore dei bisognosi. L'Ordoliberalismus si è avvalso della spinta delle autorità statunitensi desiderose di de-nazificare e de-cartellizzare l'economia tedesca ai tempi dell'occupazione (12). L'Ordoliberalismus, infine, è una dottrina giuridica più che economica, infatti in Germania domina, come del resto quasi ovunque, la “sintesi neoclassica” (13). Quest'ultima domina solo in campo accademico, ma non in quello politico e giornalistico.

Abbiamo così, dopo la seconda guerra, il dirigismo francese ed il mercatismo tedesco. Questa macro-differenza si articola in numerose micro-differenze. Ne segnaliamo due:

  • La Francia persegue lo sviluppo dei suoi “campioni nazionali”, le grandi imprese che competono nel mondo, mentre la Germania, che pure ha i suoi “campioni nazionali”, persegue anche lo sviluppo delle piccole e medie imprese concentrate nel Sud-Ovest. Il Sud-Ovest germanico fa parte dell'Europa che include per le caratteristiche economiche simili anche la Svizzera e in Nord-Italia;

  • In Francia abbiamo dei sindacati conflittuali, mentre in Germania essi sono collaborativi. In Germania i sindacati erano molto conflittuali fra le due guerre. Di nuovo, l'esperienza di Weimar e lo shock del Nazismo hanno spinto i tedeschi verso la ricerca della pace sociale. Le imprese tedesche con più di duemila dipendenti hanno - si noti fin dal 1952 - i lavoratori subordinati rappresentati con la metà dei consiglieri (14).

Torniamo alle macro-differenze. Proviamo ora ad elencare i punti che esprimono il punto di vista francese, e, per confronto, quello tedesco (15). Come si vede, si possono riconoscere molte delle tesi che sono sostenute anche in Italia, laddove si hanno sia quelle di sapore francese - la norma con i governi “politici”, sia quelle di sapore tedesco - la norma con i governi “tecnici”. Come si vede ancora, questi opposti punti vista hanno caratterizzato lo scontro politico ed economico degli ultimi anni:

  • Francia - le regole sono soggette al processo politico e possono essere rinegoziate. Germania - le regole “sono regole”: se si sa che sono negoziabili nessuno le rispetterà fin dall'inizio. Francia - dal punto precedente emerge che le crisi vanno gestite con flessibilità. Germania - se si immagina che la flessibilità possa palesarsi, ecco che le regole non saranno rispettate.

  • Francia – limitare la libertà di movimento dei governi – per esempio l'indebitarsi - è antidemocratico. Germania – forse è antidemocratico non indebitarsi rispetto alle generazioni in vita, ma è certamente antidemocratico indebitarsi quando il costo sarà scaricato sulle generazioni future che oggi non votano e quindi non sono rappresentate.

  • Francia – la politica monetaria non può avere come obiettivo la stabilità dei prezzi, perché deve tener conto della crescita. Germania – non è compito della politica monetaria stimolare la crescita, il compito è quello di garantire un quadro di certezze, come l'assenza di inflazione.

  • Francia – se un Paese è in deficit con l'estero e l'altro è in surplus, il secondo deve espandere la domanda per importare le merci del primo per ottenere un pareggio. Germania – il deficit dipende da una carenza di competitività. Il sistema diventa più efficiente se non si aiutano i meno competitivi a sopravvivere.

  • Francia – degli equilibri multipli (16) sono possibili, ma non tutti sono accettabili. Un rendimento ingiustificatamente elevato di un'obbligazione del Tesoro, se lasciato sedimentare “perché il mercato lo vuole”, può inibire la crescita di un Paese, che si trova, alla fine, costretto a pagare molto il proprio debito a danno, per esempio, degli investimenti pubblici. Germania – a guardare troppo il presente – nel caso un elevato e ingiustificato rendimento richiesto per sottoscrivere il debito pubblico – si perde di vista il futuro. Il futuro deve emergere come “coscienza” dei mercati, come una responsabilità, e dunque non come il frutto degli interventi delle autorità.

Link

1 – Il lirismo si palesa in un quotidiano cinese: «Pour beaucoup, la victoire de M. Macron sera accueillie comme la manifestation que la France peut encore être une source d’inspiration pour le monde entier; bien plus tard, quand on regardera ces événements avec du recul, on pourrait bien se dire que la France a fait, ce jour-là, un choix crucial pour la civilisation.» http://abonnes.lemonde.fr/idees/article/2017/05/11/la-victoire-de-macron-un-enjeu-international-important_5125952_3232.html

2 – http://www.economist.com/blogs/kaffeeklatsch/2017/05/if-macron-fails-germany-fails; https://www.foreignaffairs.com/articles/europe/2017-05-08/meeting-macron-middle?cid=int-lea&pgtype=hpg;

3 – http://abonnes.lemonde.fr/idees/article/2017/05/09/paris-berlin-le-mythe-de-la-soumission_5124750_3232.html;

4 – https://www.ft.com/content/2d3004a2-33ee-11e7-bce4-9023f8c0fd2e; http://www.repubblica.it/economia/2017/05/11/news/scha_uble_cosi_francia_e_germania_cambieranno_la_ue-165144892/; http://www.limesonline.com/macron-asse-franco-tedesco-presidente-europa-germania-francia/98582; http://www.economist.com/news/europe/21721942-his-presidential-campaign-was-long-shot-his-next-challenge-may-be-even-harder-emmanuel-macronshttp://open.luiss.it/2017/05/12/una-prospettiva-schumpeteriana-per-ripensare-la-crescita/

5 – http://abonnes.lemonde.fr/idees/article/2017/05/11/gerald-bronner-macron-une-cible-prisee-des-conspirationnistes_5125790_3232.html; http://www.centroeinaudi.it/cerca.html?gsquery=complotti; https://www.nextquotidiano.it/emmanuel-macron-massone-piramide/;

6 - Pamphlet sull'austerità: 1 e 2; Pamphlet sull'austerità: terza parte; Pamphlet sull'austerità: ultima parte

7 – Meridione, Reconquista, Grecia Unni, Mandarini, Protestanti

8 – M. Brunnermeier, H. James, J-P. Landau, The Euro and the Battle of Ideas, Princeton 2016

9 – Modelli semplificati II / Debito PIL;

10 – La Grecia – parlando a cena / II;

11 – L. Pellicani, L'Occidente e i suoi nemici, Rubettino 2016, da pagina 245 a pagina 293

12 – 12. Text of Joint Chiefs of Staff Directive Regarding the Military Government of Germany, April 1945, available at http://usa.usembassy.de/etexts/ga3-450426.pdf; da Brunnermeier, Markus K.. The Euro and … (posizioni nel Kindle 7477-7479).

13 - Ideologia ed economia

14 - In Francia come in Italia abbiamo avuto nel secondo dopoguerra i sindacati ispirati dai comunisti che erano divisi da quelli ispirati dai socialisti e dai cattolici. I comunisti erano più conflittuali degli altri perché legati al progetto rivoluzionario. La Germania divisa in due - la Repubblica Federale e la Repubblica democratica - ha svolto la funzione di tenere fuori dalla parte Ovest i comunisti, che erano tutti nella parte Est, e quindi ha contribuito a spingere i socialisti ad abbracciare il riformismo con largo anticipo. Ciò che non è accaduto in Francia e in Italia se non molto tempo dopo.

15 - Brunnermeier, Markus K.. The Euro and … the Battle of Ideas (posizioni nel Kindle 1473-1483).

16 - http://www.dictionaryofeconomics.com/article?id=pde2008_M000374