Da tempo la “lotta fra le classi” è stata sostituita dalla “lotta fra le generazioni”. I “proletari” e i “borghesi” sono stati sostituiti, rispettivamente, dai “millenials” - i nati dal 1981 al 2000, e dai “baby boomers” - i nati dal 1946 al 1964. Con la generazione X – i nati dal 1965 al 1980 in mezzo – la “piccola borghesia”. L'oggetto della contesa oggigiorno sono la precarietà del lavoro – massimo per i millenials e minimo per i baby boomers – e la consistenza delle pensioni – minima per i millenials e massima per i baby boomers. Laddove è la precarietà il motore del malessere.

1- Introduzione 

Tre nodi:

Alla fine il menù delle soluzioni possibili. Prima però un velocissimo inquadramento del malessere. Per la prima volta da un secolo e mezzo i figli e i nipoti probabilmente non vedranno migliorare la propria condizione economica rispetto ai genitori e ai nonni. Il grafico del reddito pro-capite italiano in moneta costante, mostra il punto.

 

pilprocapitelq
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2 – Prima digressione

Per oltre due secoli la popolazione mondiale si è moltiplicata, e le innovazioni diffuse, senza che questo abbia mai prodotto una crescita che non fosse temporanea della disoccupazione. Altrimenti detto, nonostante l'espulsione dei lavoratori dai settori “vecchi”, l'occupazione in termini assoluti è sempre cresciuta, perché è stata assorbita nel tempo dai settori “nuovi”.

Se il futuro si presentasse come il passato, potremmo sostenere che non si ha ragione per temere gli effetti sull'occupazione delle innovazioni in corso e che verranno. C'è però chi teme che questa volta non andrà così proprio per l'agire delle nuove tecnologie – essenzialmente quelle legate all'Intelligenza Artificiale. Le quali ultime possono fare a meno dei lavori che possiamo definire di media qualificazione. Le nuove tecnologie sono perciò la causa maggiore della stagnazione ormai decennale dei salari nei Paesi sviluppati, mentre la globalizzazione è la causa minore.

Se le nuove tecnologie ridurranno l'occupazione nei settori tradizionali, e se la crescita dell'economia non sarà sufficiente per assorbire la cospicua disoccupazione che si sta creando, che cosa accadrà? Quando i Populisti arriveranno alla conclusione che sono le innovazioni e non gli emigranti e neppure i beni importati dai Paesi emergenti la causa della stagnazione salariale, e della diseguaglianza, che cosa accadrà? Si cercherà di imporre - per avere stabilità sociale - il congelamento delle nuove tecnologie?

Il tentativo di congelare o frenare l'impatto delle nuove tecnologie non è un fenomeno nuovo, anzi, perché si è presentato molte volte nel corso dei secoli. Alla fine, e qualche volta dopo molto tempo, il tentativo di congelare il nuovo è stato sconfitto. Attenzione. La crescita economica facilita l'assorbimento dei disoccupati, che tali sono perché espulsi dai settori con le tecnologie tradizionali. La crescita economica facilita, ma non esaurisce il problema.

E qui giungiamo al nodo della crescita, che oggigiorno si palesa modesta. Ma giungiamo anche ad un'altra considerazione che, ai fini della nostra argomentazione, è più rilevante.

Diversamente detto, non basta evocare “la crescita” per scacciare il problema. Il passaggio senza soverchie difficoltà dai settori vecchi a quelli nuovi è un fenomeno che si è manifestato quando la domanda di qualificazione era abbastanza modesta – si pensi ai braccianti diventati operai di linea. Se la domanda oggi è quella di lavori che sono o molto qualificati o poco qualificati, con quelli nel “mezzo” - quelli né troppo né troppo poco qualificati - che non sono richiesti, allora la crescita economica non dovrebbe essere in grado per sé stessa di assorbire la manodopera “di mezzo”. La crescita economica - anzi per essere precisi lo sviluppo - non suddivide la sua variazione in misura eguale in tutti i settori, chiedendo delle competenze che sono in larga misura quelle esistenti. Lo sviluppo privilegia, al contrario, e soprattutto oggi, alcuni settori e chiede competenze specifiche.

La conclusione economica del ragionamento sulla tecnologia si articola così: A) le tecnologie più moderne non assorbono una manodopera generica, ma solo qualificata; B) i servizi offerti ad una popolazione in parte ricca e diffusamente anziana si espandono, generando dei posti lavori a bassa qualificazione; 3) mancano perciò le occupazioni “di mezzo”; C) si dovrebbe avere per assorbire queste occupazioni una crescita dell'economia nei settori tradizionali. Per esempio, le banche che riaprono migliaia di agenzie, nonostante l'uso sempre più diffuso dei servizi telematici, i negozi che tornano numerosi, nonostante l'ampliarsi della distribuzione telematica; e via enumerando i molti esempi si un ritorno al passato. Assumere che si possa tornare ad avere le tecnologie desuete (il gettone telefonico?) è però poco realistico.

La conclusione politica del ragionamento si articola così: A) vi sarà una pressione crescente da parte dei disoccupati, che non sono pochi – il diritto di voto è uno strumento per ottenere, partendo dall'arena politica, dei benefici economici. Se si somma chi ha rinunciato a cercare lavoro con chi è alla ricerca di un lavoro, si ha un tasso di (ovunque) disoccupazione che è circa il doppio di quello diffuso e commentato dai media; B) una pressione crescente dei disoccupati potrebbe portare ad un blocco della diffusione delle nuove tecnologie, come già avvenuto, ma con scarso successo, nel passato. Se anche ci fosse questo congelamento, si avrebbe solo un'espulsione di dimensioni minori e con un passo più contenuto della manodopera con una qualificazione “di mezzo”; C) negli Stati Uniti i Populisti hanno vinto dove gli indicatori di salute sono i peggiori, in Gran Bretagna dove i legami con l'Unione Europea sono maggiori, in Francia fra le persone meno istruite, meno in salute e meno benestanti. 

Il ragionamento completo si trova qui: Populismo, Ineguaglianza, Tecnologia

Attenzione però. Il presente sarà precario ed il futuro incerto per giovani, ma non per tutti. L'enorme ricchezza accumulata – come si evince dal primo grafico - passa con l'eredità alle nuove generazioni. O meglio ad alcuni. Perciò si ha la diseguaglianza fra i fortunati baby boomers e i meno fortunati millenials, ma si ha anche la diseguaglianza fra millenials.

Uno stock di ricchezza delle famiglie consente a un numero significativo di giovani di avere degli orizzonti lunghi. Con questa espressione si intende che alcuni non hanno necessità immediata di lavorare per vivere. L'implicazione è che si possono scegliere i lavori. Ossia, si può anche restare disoccupati - perché tanto si hanno i mezzi – per dei periodi lunghi, finché non si trova il lavoro che si desidera. Certi servizi si debbono però avere lo stesso. Quelli meno attraenti sono offerti dagli immigrati. Perciò si ha una piramide che al vertice ha le famiglie benestanti con annessi i “bamboccioni”, che studiano, vanno lavorare tardi, e che, in ogni modo, vivono molto a lungo. I “bamboccioni” benestanti, se sono disoccupati, lo sono quindi da “volontari”. In mezzo si hanno quelli che, venendo da famiglie non benestanti, non possono scegliere con calma il lavoro che preferiscono, e dunque, se non lavorano, sono dei disoccupati “involontari”. Alla base si hanno gli immigrati. I quali ultimi, non hanno diritto di voto. Un ritorno alla società “signorile”, ma questa volta, e a differenza del passato, “di massa”.

Per la Francia si hanno serie statistiche lunghe e attendibili. Per gli altri Paesi europei i numeri sono simili. Quindi il ragionamento tiene per l'Europa. Si calcola quanta parte di ogni generazione riceva un flusso ereditario (la punta della piramide) che sia equivalente al reddito di tutta una vita del 50% meno remunerato della popolazione (la base della piramide). Per esempio, se l'eredità è di 750 mila euro, essa equivale a cinquanta anni di lavoro del 50% meno remunerato, il cui reddito è intorno ai 15 mila euro l'anno. Come si vede, si ha, grazie alla ricchezza cumulata negli ultimi decenni da un numero crescente di famiglie, unnumero sempre maggiore di persone che eredita l'equivalente di 50 anni di lavoro di chi nasce senza ereditare nulla. Ecco in forma grafica i numeri della “società signorile di massa”.

 

Piketty 1
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Il ragionamento completo si trova qui: Di che cosa si parla - 7; Su quanto merito e quanta eredità in generale si veda qui: L'importanza del merito

 

3 – Seconda digressione

Nella prima digressione abbiamo visto come esista una ineguaglianza infra-generazionale, legata al passaggio della ricchezza cumulata. Passiamo ora all'ineguaglianza inter-generazionale. Quando questa ineguaglianza è non sostenibile ed iniqua la si etichetta come “reverse distribution”, con ciò intendendo “dai giovani ai vecchi”. La reverse-redistribution non solo è iniqua, se i giovani hanno meno mezzi degli anziani, ma non è neppure neutrale sotto il profilo macroeconomico, perché la propensione alla spesa e all’investimento dei giovani è maggiore di quella degli anziani, e quindi il sistema pensionistico, così come è congegnato oggigiorno, deprime la domanda finale interna e contribuisce alla stagnazione del PIL.

Secondo un calcolo dell'INPS, un trentenne di oggi andrà in pensione a 75 anni, con un assegno medio (1500 euro) inferiore a quello di un pensionato di oggi (1800 euro). 

Il ragionamento completo si trova qui: La reverse redistribution è vero il nodoirrisolto della questione previdenziale; per una critica all'idea dell'accumulazione di una pensione elevata cheb genera una rendita: La pensione dei Millenials

 

4 – Terza digressione

 Sono pochi i passaggi che aiutano l'osservazione di lungo periodo del problema demografico e quindi anche pensionistico. Questi pochi passaggi mostrano come si abbiano dei problemi nel breve termine, mentre mostrano come si possano avere un equilibrio nel lungo termine.

 L'essenza della “transizione demografica” è questa:

Il primo grafico mostra l'essenza della transizione demografica in ogni paese. Gli istogrammi che seguono mostrano la dinamica demografica in Italia.

 

 

 

Immaginiamo ora un sistema pensionistico - a ripartizione, ossia chi lavora trasferisce una parte del proprio reddito a chi è in pensione - nelle diverse fasi della transizione demografica.

Il ragionamento completo si trova qui: La transizione demografica - schema

 

5 – Conclusioni

Con l'incremento dei lavori precari – quelli a media o bassa qualificazione e a bassa produttività - le pensioni dei giovani di oggi saranno inferiori a quelle dei giovani di ieri, quando i lavori precari erano in minor numero e la variazione della produttività era maggiore. Inoltre, con la crescita della produttività si generano maggiori redditi e quindi maggiori diventano i contributi a favore di un sistema pensionistico a ripartizione. 

Il ragionamento completo sui sistemi pensionistici a ripartizione e ad accumulazione si trova qui: Pensioni a ripartizione ed accumulazione

E' pur vero che sia chi è nato prima della Seconda Guerra sia il baby boomer prima o poi “passeranno a miglior vita”, e quindi che il loro peso sul sistema pensionistico andrà decrescendo - anche per le riforme fatte, i cui effetti si vedono bene nel grafico che trovate attraverso il link del precedente capoverso, ma il problema delle modeste pensioni future resta, e non è facilmente risolvibile immaginando dei mirabolanti rendimenti per le pensioni ad accumulazione.

Le pensioni future non possono perciò crescere se l'economia non si sviluppa generando occupazioni di qualità, nonché crescita sana dei mercati finanziari. Le pensioni - a ripartizione o ad accumulazione - sono – in altre parole - una “derivazione”.

Se però l'economia non si sviluppa, la tentazione – definiamola semplice - di chiudere le frontiere, oppure quella di avere un reddito di cittadinanza - una soluzione definiamola complessa - potrebbero emergere con forza. Nel caso di queste vie d'uscita, lo sviluppo economico potrebbe risentirne, impoverendo così la base materiale che produce le pensioni in essere e future.

Il ragionamento sul reddito di cittadinanza si trova qui: Diseguaglianza e reddito minimo / I; e qui Diseguaglianza e reddito minimo / II - Una tassa negativa sui redditi inferiori alla linea di povertà?