Leggendo l'argomentazione sul reddito di cittadinanza detto "incondizionato" non si trova né l'idea liberale dell'”eguaglianza dei punti di partenza”, né quella socialista dell'”eguaglianza dei punti di arrivo”, ma una sorta di “semi-eguaglianza di buona parte delle condizioni di vita”.

1 – Innovazioni e disoccupazione

Immaginiamo un universo dove le innovazioni sono all'ordine del giorno. Si avranno le imprese che falliscono sostituite da quelle che innovano. Si avranno gli occupati delle imprese fallite che vanno da quelle che innovano.

Immaginiamo come esempio un mondo dove: 1) le candele sono sostituite dalle lampadine; 2) con imprese delle candele che producono solo quel che serve per soffiare sulla torta; 3) dove le imprese delle lampadine conquistano il mercato dell'illuminazione; 4) con quasi tutti gli occupati delle candele che passano a produrre lampadine. Se immaginiamo che 5) tutto quanto appena descritto avvenga quasi in tempo reale, e che 6) le competenze richieste siano circa le stesse, allora saremmo in un universo dove tutto funziona con il Mercato che non lascia spazio allo Stato. L'unica disoccupazione presente in questo sistema sarebbe quella “frizionale”, ossia quella che si forma giusto per il tempo necessario per passare da un'occupazione ad un'altra. Se però 1) le imprese che producono lampadine non occupassero i fuoriusciti delle imprese delle candele, perché richiedono delle competenze diverse, 2) e/o se la dislocazione geografica fosse marcata, ossia se i produttori di lampadine fossero a migliaia di chilometri da dove stavano le imprese delle candele, ecco che si avrebbe una crescita della disoccupazione non “frizionale”.

2 – Lo stato sociale già provvede al reddito di cittadinanza ...

Un sistema sanitario e scolastico che non erogasse i propri servizi a chi non è in grado di pagare per le cure e per l'istruzione dei figli perché non ha più i mezzi, oppure perché, non lavorando, non versa le imposte, penalizzerebbe chi non sopravvive alla dinamicità dell'economia. Chi non sopravvivesse - per l'assenza delle protezioni di cui sopra - alla dinamicità dell'economia potrebbe usare il diritto di voto, che dalla Seconda guerra è “universale”, per fermare la dinamica delle tecnologia. E lo potrebbe usare perché vi sarebbe un'offerta politica che dichiara di voler difendere chi è rimasto fuori dallo sviluppo. In questo caso il Mercato aprirebbe lo spazio allo Stato. Lo "stato sociale" già di suo distribuisce un "reddito di cittadinanza". Infatti, nel caso del Bel Paese tutti hanno diritto alla sanità e alla scuola “nella buona come nella cattiva sorte”. Non solo. Nel caso della pensione non maturata essa è erogata lo stesso, sebbene sotto forma diversa, perché è parte dei diritti di cittadinanza volti a evitare l'indigenza. Dunque  c'è anche questo secondo tipo di reddito di cittadinanza, dopo la sanità e la scuola.

3 - Ma allora di che cosa si parla?

Si ha il reddito di cittadinanza come un reddito che può essere erogato a tutti senza alcun vincolo, il cosiddetto reddito “incondizionato”. In questo caso è quel reddito che si riceve dallo Stato “perché si è”. Abbiamo così un corrispettivo dello “ius sanguinis”. Attenzione, il complesso dei servizi che lo Stato Sociale già offre ai cittadini in quanto tali è una erogazione di servizi e non un reddito che il ricevente può spendere come crede. Si parla anche del reddito di cittadinanza che viene dato solo a qualcuno che ne ha davvero bisogno. In questo caso si ha un reddito cosiddetto “condizionato”. Il reddito condizionato è erogato solo se si accetta uno dei lavori che lo Stato si procura di offrire, ossia non è “per sempre”. Esiste già anche un reddito di questo tipo e ha il nome di "reddito di inclusione".

3 – Il reddito di cittadinanza in senso stretto è altra cosa.

Riassumendo. Nel dibattito politico italiano il reddito cittadinanza è emerso come incondizionato, ossia come erogazione monetaria. Ciò che andava oltre l'intervento dello Stato Sociale che si ha già ma come erogazione incondizionata di servizi. Poi, viste le insormontabili difficoltà a finanziare questa tipologia di reddito di cittadinanza, si è passati a quello condizionato, che è in continuità con quanto già esiste.

Il reddito di cittadinanza nella sua prima versione ha come sempre gli apologeti ed i contrari. Si noti che l'argomentazione apologetica che proponiamo qui sotto (1) richiama una sorta di rivoluzione della natura della cittadinanza. Leggendo l'argomentazione degli apologeti non si trova né l'idea liberale dell'”eguaglianza dei punti di partenza”, né quella socialista dell'”eguaglianza dei punti di arrivo”, ma una sorta di “semi-eguaglianza di buona parte delle condizioni di vita”.

A basic income (BI) is defined as a modest, regular payment to every legal resident in the community, paid unconditionally as a right, regardless of income, employment or relationship status. Contrary to conventional wisdom, the case for BI does not rest on the assumption that robots and artificial intelligence will cause mass unemployment or that it would be a more efficient way of relieving poverty than present welfare systems (although it would).

The main arguments are ethical and relate to social justice, individual freedom and the need for basic security. Then “BI is a matter of social justice. The wealth and income of all of us has far more to do with the efforts and achievements of our collective forebears than with anything we do for ourselves. If we accept private inheritance, we should accept social inheritance, regarding a BI as a “social dividend” on our collective wealth. In an era of rentier capitalism, in which more and more income is being channelled to the owners of assets—physical, financial and intellectual—and in which wages will continue to stagnate, a BI would provide an anchor for a fairer income-distribution system. And it would compensate the growing “precariat”, hit by labour flexibility, technological disruption and economic uncertainty.

Second, a BI would enhance freedom. The political right preaches freedom but fails to recognise that financial insecurity constrains the ability to make rational choices. People must be able to say “no” to oppressive or exploitative relationships, as women know only too well. Some on the right understand that and support a BI. Meanwhile, the left has ignored freedom in its paternalistic social policies. Welfare recipients are treated as subjects of charity or pity, subject to arbitrary and intrusive controls to prove themselves “deserving”.

Third, a BI would give people basic (not total) security in an era of chronic economic insecurity. Basic security is a natural public good. Your having it does not deprive me from having it; indeed we gain from others having basic security. Psychologists have shown that insecurity lowers IQ and “mental bandwidth”, diminishing the ability to make rational decisions, causing stress and mental illness. Moreover, people with basic security tend to be more altruistic and empathetic, solidaristic and engaged in the community”.

Ed ecco ora le argomentazioni dei critici, che sono piuttosto note e quindi non le approfondiamo:

The first is that BI is unaffordable. The second objection is that a BI would induce laziness, undermining the work ethic.

(1) https://www.economist.com/open-future/2018/07/04/why-the-world-should-adopt-a-basic-income