Nel Bel Paese si ha una forza di governo – i Cinque Stelle - radicata in Meridione, e un'altra – la Lega - radicata al Nord. Per entrambe non vi sono le risorse per dar consistenza ai programmi annunciati: il “reddito di cittadinanza”, la “flat tax”, la “controriforma delle pensioni”. Le risorse mancano, perché dal 1969 al 1992 sono stati allargati i “diritti materiali" fino ad avere un gran debito pubblico. Le tensioni sono diventate difficili da gestire perché sopravvive la mentalità dei diritti acquisibili attraverso la spesa pubblica.

1 – Meridione e Cinque Stelle

Il grafico in fondo mostra una relazione significativa fra PIL pro-capite e risultati elettorali del Movimento Cinque Stelle (M5S). Per esempio, la Campania e la Sicilia hanno un reddito pro-capite appena superiore al 60 per cento del reddito pro-capite dei Paesi che compongono l'Unione Europea. Circa il 50 per cento dei voti di queste due regioni sono andati al M5S. Per esempio, la Lombardia e il Trentino hanno un reddito pro-capite tra il 130 e il 140 per cento del reddito pro-capite dei Paesi che compongono l'Unione Europea. Circa il 20 per cento dei voti di queste due regioni sono andati al M5S. Insomma c'è una evidente correlazione: tanto più una regione è povera tanto più il M5S riceve voti. Le regioni del Meridione sono le più povere in Italia e sono quelle dove si ha la massima concentrazione di voti del M5S – si veda il quadrante in alto a sinistra. Perché questa concentrazione?

2- I volti del Meridione

Nel Secondo Dopoguerra il Meridione ha mutato volto. Meglio, aveva diversi volti che sono mutati. Un volto era quello di essere un mercato maggiore per le esportazioni delle imprese del Nord. Un altro era quello di fornire manodopera ai tempi della industrializzazione accelerata del Nord. Questi due primi volti del Secondo Dopoguerra hanno da tempo esaurito la propulsione. Il Nord esporta in massima misura fuori dai confini nazionali, e la manodopera non qualificata proveniente da altre aree non è più richiesta. Altro volto era bilanciare il pericolo social-comunista ai tempi della Guerra Fredda. Il Meridione votò, infatti, prima per la Monarchia e poi per le forze moderate. La Guerra Fredda non c'è più e il pericolo social-comunista non si vede dove oggi possa albergare. Volto finale – quest'ultimo esauritosi per effetto della guerra persa e quindi estintosi con la rinuncia ad essere la “più piccola delle grandi potenze” - era la funzione militare. Il Meridione popoloso serviva per fornire l'esercito di soldati, e per proiettarsi verso il mare nostrum (1).

Queste erano le ragioni dell'interesse per così dire “materiale” del Nord a perseguire una politica di “alleanza” con il Meridione. Queste ragioni materiali non ci sono più. Il Nord potrebbe rinunciare in maniera definitiva all'ambizione di essere la più piccola delle grandi potenze – una politica perseguita dall'Unità alla Seconda Guerra - e diventare come il Belgio, l'Olanda, l'Austria. Trasmutarsi, in breve, in un Paese dove la politica è dissolta nell'economia e dove il Paese medesimo è junior partner del Sacro Romano Impero (2).

Non possiamo quantificare le numerose importanti funzioni svolte nel Secondo Dopoguerra dal Meridione: quanto vale l'aver arginato i social-comunisti? Quanto vale l'aver alimentato il grande esodo dalla campagna alla città? L'unica quantificazione di cui disponiamo – pure di valore limitato - è relativa al debito pubblico (3). Esso si è formato in Meridione, laddove le spese dello stato sono state maggiori delle entrate che traevano origine localmente. Il bilancio pubblico – inteso come surplus primario, perché non si può stabilire dove finiscono gli interessi su debito - nel Nord-Ovest è stato in avanzo, nel Nord-Est è stato prima in deficit e poi in avanzo, nel Centro quasi sempre in pareggio. Nel Meridione si aveva un disavanzo spaventoso che negli ultimi va riducendosi pur restando molto elevato (4). Le cose non sono affatto semplici, se uno volesse simulare – anche solo sul piano economico - che cosa avverrebbe nel caso di una secessione (5).

3 – La spesa pubblica dello stato quantitativo diventa troppo costosa

Si ha lo stato totale qualitativo e lo stato totale quantitativo. Nel caso del primo – manifestatosi per la prima volta nella Germania della Prima Guerra, in Italia con il Fascismo, e in Unione Sovietica con il Socialismo - lo stato piega la società a suo volere ed ai suoi obiettivi di potenza – di solito la politica estera. Nel caso del secondo è la società a farsi stato e a piegarlo alle proprie esigenze (6). In Italia abbiamo avuto - dopo il 1945 – il secondo tipo di stato. All'interno del secondo tipo di stato possiamo distinguere i “diritti che costano” dai “diritti che non costano”. Un esempio fra i tanti dei primi è la spesa sanitaria universale, dei secondi il matrimonio omosessuale. Il costo dei primi emerge con due modalità: pagati con la fiscalità generale e/o con l'emissione di debito, ossia, in questo ultimo caso, pagati con le fiscalità generale delle generazioni che verranno e che non votano oggi. I diritti che costano (sanità, scuola, pensioni) possono essere visti come il compimento materiale delle libertà formali (la libertà di espressione e di associazione). E possono essere concepiti in chiave non marxista: aiutare chi non è capace di aiutarsi da solo, e fornire per mano pubblica ciò che non può essere ottenuto per mano privata (7).

4- Conclusioni

L'allargamento dei diritti materiali è avvenuto quando si pensava che la crescita economica non potesse che mantenersi molto elevata, e quando non si facevano i conti con la demografia. Per esempio, la riforma delle pensioni di Brodolini del 1969 assumeva - in un sistema non più contributivo - una crescita costante del 5 per cento (il doppio di quella immediatamente successiva, che poi è scesa ancora), e una fertilità di due figli e mezzo per donna (il doppio di quella successiva).

Una volta che la crescita si fosse spenta e la popolazione invecchiata, ecco che il sistema che offriva il compimento materiale delle libertà formali si sarebbe mostrato troppo costoso. Il suo costo crescente – ossia, le uscite che crescevano più velocemente delle entrate – era occultato – almeno fino al ”divorzio” fra la Banca Centrale e il Tesoro del 1981 - dal finanziamento con l'emissione di obbligazioni in presenza di un'inflazione elevata. L'inflazione riduceva il costo del debito quando questo giungeva a scadenza, perché era rimborsato con una moneta che si era svalutata da quando i titoli erano stati emessi. Da qui il desiderio di alcuni di tornare - grazie alla Lira – a poter usare la spesa pubblica per allargare la platea dei diritti.

La crescita della spesa pubblica trainata dall'estensione dei diritti materiali è durata dal 1969 al 1992, quando il bilancio dello stato prima del pagamento degli interessi (il saldo primario) è diventato – per frenare la crescita del debito - positivo. Da allora - con l'eccezione del 2009 – il saldo primario è sempre stato in attivo. Non essendoci modo di aumentare il finanziamento dei “diritti che costano”, si è passati, soprattutto a Sinistra, anche per effetto dell'esplosione dell'individualismo, a quelli che “non costano” Quest'ultimo è un fenomeno mondiale, particolarmente visibile negli Stati Uniti. L'allargarsi del diritto dai temi di natura generale come il divorzio e l'aborto a quello delle molte minoranze (8).

Torniamo alla domanda iniziale sulla concentrazione del voto pentastellato in Meridione. Se si ha una disoccupazione persistente in presenza del diritto di voto universale, allora il potere politico sarà tentato dall'intervenire. Come gli imprenditori economici cercano di vendere i propri prodotti ai consumatori, così gli imprenditori politici cercano i voti degli elettori (9). I consumatori e gli elettori decidono il successo degli imprenditori - il consumatore come l'elettore è “sovrano” - ma sono passivi, perché comprano l'offerta che non è concepita né portata avanti da loro. Ossia essi sono sovrani, ma di “ultima istanza”.

Quando si ha un ricambio di classe dirigente, come sta avvenendo in Italia, emergono gli homines novi, che hanno dei comportamenti "ruspanti" agli occhi dei poteri consolidati. Se però la trasformazione dura, ecco che dei pezzi dei poteri consolidati si possono aggregare alla nuova classe dirigente.

Link:

1 - G. Amato, A. Graziosi, Grandi illusioni, Il Mulino, 2013, II, “La grande trasformazione”.

2 - https://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4064-meridione,-reconquista,-grecia.html

3 - https://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/1700-debito-pubblico-e-meridione.html;

4 - http://noisefromamerika.org/articolo/origini-regionali-debito-pubblico-italiano

5 – Limes, L'Italia dopo l'Italia, Secessione-metria, 2/2011, da pagina 37

6 – Il concetto sui due tipi di stato è di Carl Schmitt, e la si trova in A. Graziosi, Guerra e Rivoluzione in Europa, Il Mulino, 2001, pagina 54,. La distinzione fra diritti costosi e non è di G. Amato, A. Graziosi, Grandi illusioni, Il Mulino, 2013.

7 – J.M. Keynes, Was he a liberal?, The Economist, August 18th 2018

8 – M. Lilla, The Once and Future Liberal, Hurst, 2018

9 – J. Schumpeter, Capitalism, Socialism and Democracy, Allen & Unwin, 1976

 

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