Nel mese di giugno di quest’anno in sede di Asset Allocation e dopo le elezioni europee avevamo sostenuto la tesi che l'esito elettorale avrebbe potuto alimentare una spinta verso una doppia aggregazione – verso un nuovo “bipolarismo”: un Centro-destra a trazione Lega ed un Centro-sinistra a tradizione M5S. Ossia un neo bipolarismo che vedrebbe i protagonisti del bipolarismo della Seconda Repubblica – il PD e FI - “risucchiati” dalle forze populiste emerse ai loro lati.

Laddove, nel caso del nuovo Centro-destra, avremmo potuto avere in campo economico una maggiore attenzione alle necessità produttive a scapito di quelle distributive, entro una cornice “sovranista”.

Laddove, nel caso del nuovo Centro-sinistra, il PD sarebbe andato alla ricerca della “costola di sinistra” presente in un M5S. A giugno pensavamo che sarebbe stato difficile avere in campo economico una maggior attenzione alle necessità produttive a scapito di quelle distributive. E le cose sono andate così.

Una maggioranza parlamentare formata dai M5S e dal PD ha poi dato vita a un governo presieduto da chi era a capo di quello precedente: il Conte II. Per ora - stante a quanto si può sapere - la manovra economica assomiglia a quella di Conte I. O meglio, si ha un cambiamento di linguaggio nei confronti della Unione Europea, più conciliatorio di quello del governo precedente. Allo stesso tempo, le intenzioni di Conte II sono ispirate alla stessa logica operativa di Conte I.

Un maggior deficit per finanziare la manovra, degli interventi quasi nulli dal lato della spese, e pochi cenni sull’importanza di diminuire il debito. Il nuovo governo non aumenterà l’Iva, ed attuerà una lieve riduzione del cuneo fiscale. Le misure saranno soprattutto (vedi poi l’ultimo capoverso) finanziate sia da un disavanzo (di poco) superiore sia da entrate supplementari (molto elevate rispetto a quanto l’esperienza insegna) derivanti dalla lotta all’evasione fiscale.

Invece di aumentare leggermente il deficit e il debito, dal punto di vista della sostenibilità della finanza pubblica sarebbe stato (avendo la forza politica, che evidentemente manca) preferibile modificare alcune delle misure recenti, come quelle che non hanno effetti positivi sull’economia, ma che hanno un effetto negativo di lungo termine sulla finanza pubblica: quota 100 e il reddito di cittadinanza.

Si noti che una parte delle risorse aggiuntive della manovra di Conte II trae origine da una minore spesa per interessi, dovuta al calo dei rendimenti dei titoli di stato degli ultimi mesi. Calo legato al venir meno - con il cambio di maggioranza - del rischio di una uscita dall’euro che alimentava il cosiddetto “rischio di denominazione”. Questa apertura di credito dei mercati potrebbe essere di breve durata, a causa della modesta incisività della manovra.