Cominciamo con un esperimento mentale. Bisogna liberarsi dal condizionamento di quel che si sa, se si vuole ragionare di previsioni. Tutti sappiamo che la Germania fra la prima guerra quasi persa ed il nazismo ha attraversato un periodo terribile. Ma nel 1910 nessuno poteva immaginarlo. La Germania era democratica, ricca, ecc.


Sarebbe stato razionale nel 1910 comperare un titolo di stato tedesco trentennale (se ci fosse stato). Esso sarebbe scaduto nel 1940. Come immaginare che, nei trent’anni seguenti, avremmo avuto delle esperienze così terribili ?


Ragionando di rendimenti dobbiamo allora pensare che, nel periodo 1900-2002, in ogni momento avremmo potuto comperare (o non vendere) azioni. Anche nel 1914, pensando che la guerra sarebbe potuta non scoppiare, anche nel 1938, pensando, di nuovo, la stessa cosa. Nel 1929 avremmo potuto pensare, come anche nel 2000, che l’economia americana stesse entrando in una fase nuova, nel 1929 con la applicazione dell’energia elettrica, del motore a scoppio, ecc, nel 2000 con la rivoluzione informatica, ecc. Bene allora immaginiamo un gioco come quello del bambino che estrae dall’urna una pallina del lotto. La pallina scelta esce “a caso”. Per tornare alle borse, se la pallina ci dice 1921, noi comperiamo nel 1921, se dice 1970 noi comperiamo nel 1970. Estratta la pallina, aspettiamo dieci anni. Quella del 1921 la vendiamo nel 1931, quella del 1970 nel 1980. E vediamo come il nostro investimento è andato a finire, se in perdita o in guadagno.


Capita che delle palline abbiano dopo dieci anni un rendimento positivo, come capita che altre lo abbiano negativo. Per esempio una pallina comprata nel 1989 e venduta nel 1999 ha prodotto un profitto, quella comprata nel 1922 e venduta nel 1932 una perdita. Dopo dieci anni vi sono anche delle perdite. Ma noi vogliamo sapere dopo quanti anni non vi sono mai perdite. Teniamo le palline per altri dieci anni. Dopo venti anni negli Stati Uniti nessuno perde. Si guardi l’area grigia inferiore che sono i rendimenti delle palline peggiori e si vede che dopo venti anni anche i periodi peggiori vengono inghiottiti dalla tendenza ascendente delle azioni (la tendenza è misurata dal valore mediano della crescita media annua composta dei decili, la linea nera grassa). Secondo questo ragionamento, che ha una sua base nei fatti, dopo venti anni, nessun statunitense perde. Ergo ogni quarantenne, quello sfortunato che sceglie la pallina peggiore, diventato sessantenne, rivede il suo denaro. Se sessantenne deve aspettare di averne ottanta. (Questi numeri sono utili se si ragiona di fondi pensione ad accumulazione). Sulla base dell’esperienza storica possiamo allora dire che uno che abbia comprato a caso nel momento peggiore, si ritrova i propri denari dopo venti anni. Attenzione, uno che abbia comprato solo l’indice delle azioni statunitensi e non una qualche azione particolare, inclusi i dividendi che sono sempre reinvestiti, senza aver mai pagato commissioni e tasse. Il tutto togliendo l’inflazione. Grafico 1. Se uno fosse stato giapponese, avrebbe invece avuto una esperienza diversa. Grafico 2.

 

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Come si vede dall’area grigia inferiore, il giapponese con la pallina peggiore avrebbe dovuto aspettare cinquant’anni. Gli stessi risultati si hanno sia per la Germania sia per l’Italia. In Giappone, in Germania ed in Italia le azioni hanno reso molto più delle obbligazioni, perché le grandi inflazioni hanno annullato il valore del debito pubblico. Dunque i giapponesi, i tedeschi e gli italiani, scegliendo a caso le palline peggiori in un secolo, avrebbero dovuto aspettare ben cinquant’anni per riavere i propri denari, se investiti in azioni e dimenticarsi dei propri denari, se investiti in obbligazioni.

(I numeri esposti ed i grafici sono tutti degli stessi autori, E. Dipson, P. Marsh, M. Staunton, ma i loro lavori sono del 2000, 2003, 2006. Le serie storiche più o meno lunghe di qualche anno alterano i valori medi, ma di poco).

Nota:  Uno può immaginarsi un futuro diverso senza le guerre e le rivoluzioni del secolo scorso. Dove le economie non vengano distrutte per dei periodi lunghissimi. Le rivoluzioni vanno aggiunte alle guerre, perché queste hanno eliminato per buona parte del XX secolo le borse in Russia e Cina. Un avvenimento non di poco conto. Senza guerre e rivoluzioni la volatilità dei prezzi delle azioni, le variazioni intorno alla media, sarebbero state minori. Le incertezze di natura extra economica contribuiscono a far variare i prezzi.

Senza le guerre e le rivoluzioni i paesi che nel secolo scorso sono andati di gran lunga peggio, dovrebbero avere dei mercati relativamente stabili. Il periodo “purgatoriale”, quello in cui si viene puniti per la sfortuna di aver estratto le palline peggiori dei paesi messi peggio nel XX secolo, da cinquanta anni potrebbe scendere verso il livello americano di venti.
 
(Nota tecnica: se si mantiene costante il tasso di crescita storico dei mercati dei paesi peggiori e si riduce la loro volatilità storica le cose migliorano. Se però il tasso di crescita dei mercati peggiori fosse inferiore, anche con una minor volatilità, il periodo “purgatoriale” resterebbe lungo). Se il mondo cambia, gli Stati Uniti possono perdere il vantaggio di essere il mercato per antonomasia. Se questa perdita portasse ad una maggior volatilità, potremmo assistere ad un allungamento del periodo “purgatoriale” negli Stati Uniti. (Nota tecnica: se si mantiene costante il tasso di crescita storico dei mercati dei paesi migliori del XX secolo e si aumenta la loro volatilità le cose peggiorano. Se però anche il tasso di crescita dei mercati dei paesi migliori fosse inferiore, con una maggior volatilità, il periodo “purgatoriale” si allungherebbe). I sistemi pensionistici ad accumulazione, che devono avere una propensione al rischio contenuta, quando si basano sui soli risultati degli Stati Uniti nel XX secolo, sono forse “irrazionalmente ottimisti”. La cosa migliore è quella, ovvia e banale, di investire nel Mondo, avendo anche delle obbligazioni, per schiacciare il tempo da trascorrere nella noia del Purgatorio.