Uno studio del Fondo Monetario Internazionale (*) misura l’impatto delle variazioni di sei significativi indicatori finanziari sull’andamento del Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti d’America con un ritardo temporale di dodici mesi tra la causa e l’effetto. Adottando la stessa metodologia gli analisti di J.P. Morgan hanno esteso la simulazione ai paesi appartenenti all’area euro.

Le sei variabili utilizzate sono: il tasso interbancario a tre mesi, il rendimento delle obbligazioni corporate con rating superiore a BBB- (Investment Grade), lo spread rispetto alle obbligazioni Investment Grade delle obbligazioni corporate con rating inferiore a BBB- (High Yield), l’andamento reale (al netto dell’inflazione) della Borsa, l’andamento reale del tasso di cambio e il tasso sugli impieghi applicato dalle banche.

La misurazione relativa agli USA segnala per il 2014 un impatto nullo sul Prodotto Interno Lordo americano derivante dal saldo dei movimenti delle sei variabili considerate. Il risultato è il frutto degli effetti negativi derivanti dall’apprezzamento del dollaro e dal peggioramento degli spread dei titoli High Yield compensati dagli effetti positivi generati dalla crescita della Borsa e dalla riduzione dei tassi sui titoli Investment Grade. La stessa analisi applicata all’economia della zona euro segnala un impatto positivo sul Prodotto Interno Lordo generato principalmente dalla discesa dei rendimenti delle obbligazioni societarie di qualità.

Ancora più significativa è l’analisi effettuata separando gli effetti tra paesi “core” e paesi periferici, confrontando i dati più recenti (ultimo trimestre 2013-ultimo trimestre 2014) con quelli relativi al periodo buio della crisi (ultimo trimestre 2010-ultimo trimestre 2011). Durante la fase acuta della crisi l’andamento degli indicatori finanziari provocò un impatto negativo dell’1,7% per i paesi virtuosi e addirittura del 5,9% per i paesi in difficoltà.

Questi ultimi vennero colpiti in modo particolare dalla drammatica crescita dello spread delle obbligazioni di bassa qualità e dal deciso peggioramento delle condizioni applicate dalle banche alle famiglie ed alle imprese oltreché, in misura minore, dall’andamento negativo delle Borse e dal peggioramento dei rendimenti delle obbligazioni migliori.

Nel periodo più recente la situazione si è ribaltata a favore dei paesi periferici che segnalano un impatto positivo di quasi tre punti percentuali sul Prodotto Interno Lordo generati dalla discesa dei rendimento sulle obbligazioni di qualità, dal miglioramento delle condizioni applicate dalle banche e dalla svalutazione del cambio dell’euro. Il ribaltamento della situazione non appare ancora di entità tale da compensare gli effetti nefasti della crisi ma rappresenta comunque un elemento favorevole al percorso di uscita che potrebbe trovare nuovo slancio dall’impatto dell’imponente Quantitative Easing.

(*) IMF working paper 08/161 – “A US financial conditions index: putting credit where credit is due", by Andrew Swiston

 

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