Sembra che sia abbastanza assodato che la ricorrente pratica dello Stress Test da parte dell’EBA (European Banking Association), con supervisione della BCE, stia generando più confusione e imbarazzo che tranquillità e conoscenza. E’ doveroso ricordare che nell’esperimento del 2011 venne serenamente “promossa” a pieni voti una banca che fallì rovinosamente e rapidamente qualche mese dopo, senza possibilità d’appello (per non fare nomi era la belga-franco-lussemburghese Dexia che non venne neppure salvata ma fatta a pezzettini).

Ovviamente le metodologie di analisi sono state affinate e modificate ma sembra che il livello di complessità sia rimasto sufficientemente elevato da ingenerare dubbi e incomprensioni. Data la quantità di polvere sollevata se si vuole toccare un argomento così attorcigliato bisogna evitare di sollevarne dell’altra e cercare di trovare qualche elemento di chiarezza. Viene in aiuto una subitanea analisi (*) del giorno dopo che dice un paio di cose forse utili ad abbassare i toni e a ritrovare qualche punto di riferimento.

La premessa necessaria consiste nel ricordare che una parte determinante della crisi reddituale delle banche mondiali deriva dalla compressione dei tassi di interesse (sui valori minimi da circa cinquemila anni….) che comprime la redditività classica e fondamentale derivante dalla differenza tra i tassi attivi sugli impieghi alla clientela e i tassi passivi pagati ai depositanti. Il nome dato a questa componente di ricavi è Margine di Interesse. La seconda fondamentale componente strutturale di ricavi è generata dalle commissioni di vario genere. L’insieme delle due componenti forma il Margine di Intermediazione.

Detto questo, lo studio citato classifica i paesi europei sulla base della dipendenza dalle due fondamentali componenti di ricavi, con l’aggiunta dei ricavi da trading che sono anche importanti ma molto ballerini e quindi non adatti ad essere utilizzati per costruire strategie di medio periodo. Come si può notare dal grafico le banche di Italia e Francia sono meno dipendenti dal Margine di Interesse e con una quota ben maggiore della media europea di ricavi commissionali. In sostanza sono in grado di generare un Margine di Intermediazione (leggi ricavi totali) più stabile delle altre banche.

Questa peculiarità positiva si riverbera nel risultato dell’ultimo Stress Test. Si nota dalla tabella allegata come le banche italiane segnalino un peggioramento minimo degli indicatori patrimoniali rispetto alla verifica effettuata nel 2014 (da -339 a -347) mentre la media europea peggiora significativamente (da -252 a -391). Le banche italiane registrano una perdita assoluta teorica peggiore solo di Danimarca, Svezia e Francia mentre è migliore di tutti gli altri paesi dell’area euro dove Irlanda e Olanda segnalano i dati più negativi.

Al di là della singolarità dell’unica banca danese che, pur vivendo per l’85% di margine di interesse, non segnala particolari debolezze resta il fatto che le banche italiane si distinguono per una maggiore solidità reddituale rispetto alla media europea e rispetto ai risultati dello Stress Test effettuato nel 2014. Rimane la ormai ben nota debolezza patrimoniale, peraltro meno grave delle banche austriache e poco distante da Spagna e Regno Unito, oltreché in netto miglioramento dal 2014.

(*) KPMG, Understanding the 2016 EBA Stress Test Results, July 30th2016

Il documento dell'EBA:

https://www.eba.europa.eu/documents/10180/1532819/2016-EU-wide-stress-test-Results.pdf

Sulle banche tedesche:

http://www.ft.com/cms/s/0/3a6ff8e0-58dc-11e6-8d05-4eaa66292c32.html#axzz4G6Cq8hxO

 

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