Non siamo ancora dove vorremmo essere.” Non ha la stessa valenza del ben più famoso “Whatever it takes”, ma, come noto, ogni singola virgola delle audizioni dei banchieri centrali è oggetto di analisi e di riflessioni al limite della divinazione. L’ultimo messaggio del governatore della Banca Centrale Europea appare molto semplice e lineare, chiaro a chiunque, e probabilmente non necessita di particolari letture in controluce.

Appare pienamente condivisibile l’auspicio di poter arrivare ad un punto, preferibilmente vicino nel tempo, in cui la BCE possa cominciare ad abbandonare con maggiore decisione il percorso ormai quasi decennale di allentamento monetario convenzionale e non convenzionale. Significherebbe l’inizio dell’uscita dalla fase di amministrazione monetaria straordinaria e il segnale della riconquistata gestione ordinaria della moneta e del credito.

I principali passaggi sostanziali finora attuati dalla BCE, nel lento percorso di rientro dalla politica monetaria ultra espansiva, sono stati la riduzione degli acquisti di titoli obbligazionari da 80 a 60 miliardi di euro al mese e la conferma inderogabile del limite del 33% degli acquisti per emissione e per emittente. Quest’ultimo aspetto merita un aggiornamento.

Al ritmo attuale, 60 miliardi al mese, la posizione di alcuni emittenti governativi si troverebbe prossimo al limite massimo acquistabile dalla BCE. Una stima di Nomura segnala il raggiungimento del limite per i titoli di Stato olandesi già a dicembre 2017. Anche le obbligazioni governative finlandesi e portoghesi dovrebbero essere praticamente escluse dagli acquisti da parte della BCE. Meno critiche ma pur sempre vicine ai massimi stabiliti le emissioni tedesche e, in misura minore, spagnole e irlandesi.

Belgio, Italia, Francia e Austria sono i paesi le cui emissioni hanno maggiore spazio per continuare ad incrementare il portafoglio titoli della Banca Centrale Europea. Questa particolare situazione potrebbe determinare, in un percorso lineare di aggiustamento della politica monetaria, un riavvicinamento delle distanze accumulate durante la fase acuta della crisi ed ancora in parte presenti nei differenziali di rendimento tra i titoli di Stato dei paesi dell’eurozona.

A ridurre ulteriormente gli spazi di manovra sui obbligazioni di paesi già “ipercomprati” è la presenza di titoli con rendimenti negativi che non possono essere acquistati dalla BCE, fenomeno che interessa in particolare gli stessi paesi che sono già prossimi al tetto massimo di acquisti. Il rialzo dei tassi, specialmente sulla parte di curva con scadenze a lungo termine, ha probabilmente aumentato la numerosità delle emissioni potenzialmente acquistabili dalla BCE ma essendo queste prevalentemente in capo a paesi già prossimi al limite del 33% lo scenario resta maggiormente favorevole alle obbligazioni dei paesi meno presenti nel portafoglio della BCE.

 

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Vedi anche: 

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4358-i-limiti-agli-acquisti-di-titoli-di-stato.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4699-la-vita-media-del-debito-pubblico.html