Alcuni meccanismi minori dei mercati finanziari, proprio perché tali, sono molto meno rilevanti rispetto ad eventi politici ed economici ampiamente dibattuti sulla base dei quali si formano le opinioni sulla possibile direzione delle maggiori classi di investimento. Può apparire paradossale ma sembra che sia più semplice analizzare i macro fenomeni, e quindi derivare possibile conseguenze in una direzione piuttosto che un’altra dei mercati, rispetto agli aspetti che appartengono a quella che può essere definita come la micro finanza.

Uno di questi piccoli ed impercettibili fenomeni finanziari riguarda lo svolgimento della tipica giornata della principale Borsa mondiale, quella americana, ed in particolare la percentuale dei volumi scambiati sull’indice maggiore, lo S&P 500. L’analisi degli scambi dal 2004 ad oggi segnala che oltre una decina di anni fa le azioni venivano scambiate durante l’intero arco della giornata mentre nell’ultima mezz’ora e alla chiusura succedeva poco. Come se mezz’ora prima della fine si chiudesse la saracinesca e si andasse a spasso, tanto non sarebbe successo più nulla.

Col passare del tempo, soprattutto a partire dalla crisi di dieci anni fa, gli scambi dell’ultima mezzora e della chiusura sono diventati più importanti. Se nel 2004 circa l’85% degli scambi si realizzava prima dell’ultima mezz’ora, nel 2017 oltre il 15% degli scambi si è concretizzato verso fine giornata e quasi l’8% alla chiusura delle contrattazioni. Sempre nello stesso periodo il comportamento più costante lo si registra all’apertura quando nella prima mezz’ora vengono stabilmente scambiate tra l’11% e il 13% delle azioni della giornata. Difficile dare un senso a questa variazione nelle abitudini degli investitori, sempre che sia possibile farlo e che abbia una qualche valenza informativa.

Forse la maggiore informatizzazione e l’ingresso degli algoritmi automatici hanno determinato lo spostamento temporale di una parte delle contrattazioni. Ad esempio, è possibile che a fine giornata lo spread tra domanda e offerta tenda ad ampliarsi, vuoi per stanchezza degli operatori o per l’urgenza di chiudere le posizioni, creando maggiori opportunità di guadagno per gli HFT (High Frequency Traders, quelli che guadagnano proprio sulla differenza marginale di prezzo grazie alla velocità dei processori informatici) rispetto ad inizio giornata quando la freschezza e il tempo a disposizione permettono una maggiore attenzione alla distanza tra i prezzi.

Oppure, più semplicemente, gli investitori impiegano il loro tempo in modo diverso, dedicando maggiore tempo ad altre attività ed utilizzando maggiormente l’ultima mezz’ora per le operazioni di portafoglio. In ogni caso, e per quel che può valere, sembra che oggi rispetto al passato gli accadimenti dell’ultimissima parte della giornata borsistica americana siano diventati più rilevanti.

 

lavoro inutile quattro
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Le puntate precedenti di "Un lavoro inutile":

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4094-un-lavoro-inutile.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4103-un-lavoro-inutile-ii.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4762-un-lavoro-inutile-iii.html