Sempre sul blog della Banca d’Inghilterra (*) si trova un interessante intervento su un tema di particolare importanza che è stato affrontato anche dal Governatore della Banca d’Italia durante la presentazione dell’ultima Relazione Annuale: la produttività(**). Il lavoro presentato si concentra sul Regno Unito ma ha in realtà una valenza che va oltre i confini britannici, Brexit permettendo.

Scorrendo i commenti all’analisi si scopre infatti che anche l’Istituto Nazionale di Statistica francese ha affrontato lo stesso tema pervenendo a conclusioni analoghe (***). Bisogna premettere che l’argomento è tra i più complessi e delicati che possano essere affrontati in ambito economico e sul quale illustri studiosi hanno scritto e dibattuto ampiamente.

Il vantaggio di questi contributi consiste nell’approccio prettamente empirico all’analisi, offrendo degli strumenti di riflessione e di approfondimento che possono essere utili per eventuali passaggi successivi in ambito accademico e decisionale. I numerosi ed interessati commenti al blog hanno concentrato l’attenzione sull’ultimo grafico proposto dall’estensore dell’analisi. Cerchiamo di illustrarne il senso.

Innanzitutto definiamo il concetto di produttività. L’autore lo definisce come la variazione annuale del valore aggiunto per addetto. Significa misurare il miglioramento o il peggioramento avvenuto nel periodo considerato nel produrre un bene/servizio. Nel caso positivo (negativo) o lo stesso bene/servizio è stato prodotto con minori (maggiori) costi oppure è stato prodotto un bene/servizio di qualità superiore (inferiore) a parità di costo impiegato.

Nel triennio precedente la crisi finanziaria la distribuzione delle produttività tra le diverse tipologie di imprese segnalava livelli di crescita modesta per le imprese meno innovative per arrivare progressivamente ad impennarsi man mano che la tipologia di impresa apparteneva al mondo più dinamico e tecnologicamente avanzato.

Come dire che le imprese decotte e operanti in settori maturi o in declino segnavano livelli di crescita della produttività molto inferiori a quelli di imprese appartenenti a settori in crescita. Fin qui nulla di stupefacente. Durante la crisi, periodo 2008-2009, avviene un fenomeno particolare ovvero la caduta della produttività si manifesta a tutti i livelli ma colpisce soprattutto le imprese più brillanti mentre è molto meno rilevante nel mondo delle imprese obsolete.

L’aspetto forse ancora più interessante riguarda ciò che è accaduto nel lustro successivo, il periodo 2010-2015. L’andamento della curva si è riportata su valori positivi ma le imprese brillanti non sono riuscite a ritornare ai valori pre-crisi mentre le imprese dei settori maturi hanno segnalato valori indistintamente migliori rispetto al passato. In un certo senso sembra che le imprese meno efficienti abbiano risposto positivamente alla crisi mentre le imprese del futuro abbiano reagito alla crisi con un peggioramento della dinamica produttiva.

(*)https://bankunderground.co.uk/2018/03/29/the-uks-productivity-puzzle-is-in-the-top-tail-of-the-distribution/

(**) https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relazione-annuale/2017/rel_2017.pdf#nameddest=potenziale-crescita, da pagina 85

(***) https://www.insee.fr/en/statistiques/3135047?sommaire=3135112

 

produttività
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